RIMINI - Alberto Bucci ritorna in pista. E lo fa in modo clamoroso mettendo per certi versi a soqquadro il mondo dei canestri. Lui, il coach che ha vinto tre scudetti, che ha centrato quattro promozioni, che ha trionfato una volta nella Supercoppa e conquistato tre Coppa Italia, ebbene proprio uno tra i più vincenti tecnici del nostro basket cambia totalmente fronte. In che senso? Dalla prossima stagione sarà sulla panchina della formazione femminile della Marvin Parma, una delle società big nel basket donne. Ha sottoscritto un contratto biennale. Alberto Bucci, si rituffa nella mischia in modo eclatante. Perché questa scelta? "L'ho valutata per molto tempo. E' iniziato tutto mesi fa con una battuta del presidente di Parma Bertolazzi: 'Perché non vieni con noi?' Non ci ho dato peso. Sembrava un gioco. Poi mi è stato chiesto di pensarci, abbiamo affrontato il discorso economico e a quel punto ho capito che quelli di Parma facevano sul serio". E allora? "E allora ho cominciato a rifletterci seriamente. Ho parlato col collega Paolo Rossi, un amico, uno che conosce a fondo i problemi del settore. Mi ha dato un suo parere, ho ascoltato i suoi consigli". E ha deciso di fare il grande salto. "In A1 avevo un paio di contatti, ma ho capito che non c'erano le situazioni ideali per vincere immediatamente e quindi trovare per me motivazioni sufficienti, che poi sono quelle che muovono il sottoscritto e ogni uomo di sport. Qui a Parma si lotta per lo scudetto, per la Coppa Campioni, c'è una società organizzata. Mi rimetto in discussione e la cosa è per me affascinante". Una decisione imprevedibile. Che le hanno detto i colleghi? "Ho parlato con Ettore Messina. Mi ha dato ragione. Una scelta coraggiosa se volete ma bella, stimolante. Vede, la cosa importante per me è cosa fai e in che modo la fai. Per rendere al meglio devo fare quello in cui credo e di cui sono convinto. La scorsa stagione ho rifiutato tre panchine di serie A appunto perché pensavo di non poter dare il meglio di me stesso. Non ho mai avuto paura di uscire dal giro, questo modo di pensare non mi appartiene e la mia storia del resto è eloquente". Cioé? "Ho vinto lo scudetto con la Virtus e sono sceso in A2 a Livorno, sempre con Livorno sono arrivato alla finale scudetto e poi sono sceso in A2 a Verona. Quello che conta sono le motivazioni, le idee, il gusto di stare in palestra ad allenare. Io devo essere soddisfatto e non gli altri. Ora non ho certezze perché non conosco affatto il mondo del basket femminile: sono entrato nel basket a 16 anni, a 20 ero nel settore giovanile della Fortitudo, a 24 a Rimini alla prima esperienza professionista. Ma so che vivere di ricordi non è quello che fa per me". Come immagina il basket femminile? "Le donne sono più disponibili degli uomini, esasperati dal professionismo, ad apprendere, vivono di più lo sport ancora come un gioco, un divertimento e questo entusiasmo maggiore si riflette nel modo di allenarsi, nella mentalità. Sono convinto che un allenatore possa svolgere un buon lavoro sul miglioramento tecnico delle atlete". Già, però i riflettori della ribalta sono lontani. I mass media seguono di sfuggita il basket femminile. "In America il basket femminile ha una nicchia precisa, anche qui può accadere altrettanto e chissà che l'arrivo di nuovi personaggi serva a fare da volano". Chi condurrà la campagna acquisti? "Sotto questo aspetto mi devo fidare della società. Comunque in questi giorni mi sto guardando le cassette di tutte le partite dell'ultima stagione in cui è stata eliminata in semifinale dopo lo scudetto della stagione scorsa. Ce la vedremo come sempre con Como e Schio". Cosa cambia per un tecnico allenare le donne invece dei maschi? "Non cambia nulla. Le donne hanno meno rapidità e meno velocità, sono meno forti fisicamente, ma i movimenti e gli scatti sono gli stessi". Chi vincerà lo scudetto? "Vedo una finale Benetton-Fortitudo con la seconda leggermente avvantaggiata". Che cosa dirà alla squadra al primo allenamento? "Chiederò da una lato rispetto, dall'altro la massima collaborazione delle mie giocatrici. Abbiamo un progetto comune, essere protagonisti iin tutte le manifestazioni e e per centrarlo occorre lavorare insieme. Per il resto, non credo mi ci vorranno molti mesi per conoscere il basket femminile".
Stefano Ferri
Stefano Ferri