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Messina: «Difficile ripetersi dopo un grande Slam»

Gli spifferi, da oggi, diventeranno incontrollabili. La è fuori, dopo aver centrato il Grande Slam, dodici mesi or sono. Il tono di Messina è pacato. Con qualche spruzzata di ironia. «Non è mai facile – dice il coach – giocare l'anno dopo che hai vinto tutto. Abbiamo comunque chiuso questo biennio con quattro vittorie in sei competizioni e una finalissima».
Intanto, a proposito di spifferi, c'è da registrare la presenza di Ataman, in tribuna. Messina si sente ancora saldo sulla panchina bianconera? Sarà ancora il coach della Virtus nella prossima stagione? «Perché mi fate questa domanda – dice Ettore -? Con il presidente ho parlato 10 giorni fa, lui sa come la penso. Nel frattempo ho letto i nomi di 18 nuovi general manager e 19 allenatori. Del domani non c'è certezza, ma spero che un posticino per me ci sia in futuro. Per me resta un onore allenare la Virtus».
Forse ci sarebbe da parlare del caso Griffith (nella foto). Questa volta non si tratta di conferenze stampa (poi smentite) e di parole di agenti variate a 24 ore di distanza. Si tratta, molto più semplicemente, di un giocatore che ieri è stato una presenza, e che l'altro giorno, ma anche nelle ore precedenti, assolutamente no. Abbozza il coach e sorride. «L'ho ringraziato, alla fine. Ma potremo scrivere un libro su questa storia, lasciamo stare». Ma se la storia di Griffith non si trasforma nelle pagine di un libro, resta uno striscione, firmato GV, Gruppo Vincere. Non c'è la traduzione in inglese, ma il fondo la negazione 'no' è universale. Così la scritta «Griffith, no cuore, no Virtus» non necessita di approfondimenti né traduzioni. Poi Rashard dopo dirà: «Sono sempre stato questo giocatore. Questa sera sono stato più coinvolto. Non sono ancora stato pagato, ma lo sarò». Se non è materia per un bel giallo lo sapremo in futuro. Ma anche se non ci sarà il libro sulla storia di Griffith all'ombra della Bologna bianconera sono già cominciati ad apparire i titoli di coda. Fine, come diciamo da queste parti. “The end”, la traduzione per l'Omone.
Alessandro Gallo
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