ROMA - Le "quote" non varranno solo per i clandestini. Non saranno soltanto i boat-people, i curdi, i cingalesi, gli africani stipati nelle carrette dei mari o nei container a fare i conti con la nuova legge sull’immigrazione. Ma anche gli extracomunitari con portafogli gonfio, macchinone, barca di lusso e villa con affaccio sul mare. Gente, per intenderci, alla Rivaldo o alla Ronaldo. In silenzio, senza clamore e soprattutto al largo dello scontro che ha squassato la maggioranza, alla legge Fini-Bossi è infatti approdato un emendamento che stabilisce un giro di vite per gli sportivi. Per la gioia dei presidenti dei club, con i bilanci societari in rosso. E per la dannazione dei tifosi, che potrebbero non vedere mai più il campione dei sogni vestire la maglia della squadra del cuore.
L’idea di fissare un "tetto" è firmata Mario Pescante. L’ex presidente del Coni e ora sottosegretario alla Cultura e sport è riuscito a imporla dopo un pressing asfissiante. E soprattutto dopo aver visto il Viadana vincere il campionato di rugby con una squadra composta soltanto da stranieri. Così, al grido «salviamo i vivai giovanili nostrani», l’altra sera Pescante ha convinto la relatrice Isabella Bertolini a inserire un emendamento alla Fini-Bossi. Che recita: «Con decreto del ministero della Cultura, su proposta del Coni, è determinato il limite massimo annuale d’ingresso degli sportivi stranieri che svolgono attività sportiva a titolo professionistico o comunque retribuita». Sarà poi il Coni a «ripartire tra le diverse federazioni gli sportivi».
La quota non è stata ancora fissata. Ma il precedente governo, quando alla vigilia della partita Roma-Juventus equiparò i giocatori extracomunitari e quelli europei (ricordare la polemica sull’impiego in extremis di Nakata), aveva progettato di fermarla a quota 2.500. Non pochi, ma neppure troppi, considerato che gli atleti extracomunitari sono impiegati in molti sport. E non solo in quelli professionistici come il calcio, il basket e il ciclismo. In più, la stretta nel tesseramento non riguarda solo chi prende a calci un pallone, schiaccia a canestro, spinge sui pedali, va in meta o fa muro a rete. Il giro di vite è esteso ad allenatori, preparatori atletici, massaggiatori, direttori tecnici. Insomma, a tutti quelli che si guadagnano un tozzo di pane nel circo dello sport. «E per assurdo o per paradosso», dice la Bertolini, «il Coni potrebbe fissare a zero la quota d’ingresso. Ma questo non avverrà. Non credo, almeno...».
Alberto Gentili
L’idea di fissare un "tetto" è firmata Mario Pescante. L’ex presidente del Coni e ora sottosegretario alla Cultura e sport è riuscito a imporla dopo un pressing asfissiante. E soprattutto dopo aver visto il Viadana vincere il campionato di rugby con una squadra composta soltanto da stranieri. Così, al grido «salviamo i vivai giovanili nostrani», l’altra sera Pescante ha convinto la relatrice Isabella Bertolini a inserire un emendamento alla Fini-Bossi. Che recita: «Con decreto del ministero della Cultura, su proposta del Coni, è determinato il limite massimo annuale d’ingresso degli sportivi stranieri che svolgono attività sportiva a titolo professionistico o comunque retribuita». Sarà poi il Coni a «ripartire tra le diverse federazioni gli sportivi».
La quota non è stata ancora fissata. Ma il precedente governo, quando alla vigilia della partita Roma-Juventus equiparò i giocatori extracomunitari e quelli europei (ricordare la polemica sull’impiego in extremis di Nakata), aveva progettato di fermarla a quota 2.500. Non pochi, ma neppure troppi, considerato che gli atleti extracomunitari sono impiegati in molti sport. E non solo in quelli professionistici come il calcio, il basket e il ciclismo. In più, la stretta nel tesseramento non riguarda solo chi prende a calci un pallone, schiaccia a canestro, spinge sui pedali, va in meta o fa muro a rete. Il giro di vite è esteso ad allenatori, preparatori atletici, massaggiatori, direttori tecnici. Insomma, a tutti quelli che si guadagnano un tozzo di pane nel circo dello sport. «E per assurdo o per paradosso», dice la Bertolini, «il Coni potrebbe fissare a zero la quota d’ingresso. Ma questo non avverrà. Non credo, almeno...».
Alberto Gentili