TUTTO in una notte, al PalaDozza: giocarsi sul proprio campo la finale scudetto, e quindi la stagione, è meglio. Può essere un sogno, come ha detto Boniciolli, che questa Gara 5 l´aveva già messa in programma, ma è anche un conforto, viste le premesse.
La Skipper con l´Oregon torna a casa, dove chiaramente si trova più a suo agio. Le quattro gare della serie sono di facile lettura: chi ha giocato nel proprio palazzo, forte della confidenza con canestri, retine e con tutti i cantoni amici, ha fatto quello che ha voluto. Cantù non è stata tenera giovedì, stupendo magari chi si aspettava un´avversaria con la pancia piena o i tentennamenti di un´avversaria a torto considerata di livello inferiore. E´ sempre stata nei quartieri alti e ne respira l´aria con disinvoltura, anche nelle emergenze, come quando la truppa americana ha boccheggiato: lì è spuntato l´eterno Antonello. Che ieri era pure il più tosto nei proclami. «Possiamo farcela, daremo tutto per raggiungere questa finale».
Ben venga allora il parquet biancoblù, con l´auspicio che possa far ritrovare gli angoli giusti e l´iniziativa al centrocampo, che al Pianella è sempre stato clamorosamente fuori fase. Oggi sarà come una finale secca, ma i precedenti qualche indicazione non trascurabile la forniscono. Basile e Meneghin rappresentano la cartina di tornasole. Baso va a intermittenza: 33 punti nelle due partite interne, 5 in quelle esterne. Stando solo ai numeri, una notevole fetta della differenza sullo score finale. Menego quasi non tira, o lo fa ancora meno e peggio del solito: 28 punti nella serie, 7 di media (contro i quasi 11 di campionato), con 2/5 da due e 4/13 da tre. Pochino, tenendo conto che Fucka sta viaggiando sotto media (15.5 a partita) e i 3 punti (con 1/5) della coppia nei primi 30´ di giovedì sono l´ultimo allarme di un trend già in calo. Goldwire, senz´altro meno timido, è tornato nelle rotazioni mettendoci una pezza, però con le abituali cadute di stile che non lo rendono certo un´alternativa sulla quale contare a occhi chiusi. La Skipper pare dipendere visceralmente, come negli anni passati, dal tiro da tre, ma il 32% globale (27/83) collezionato contro l´Oregon non è sufficiente, specie se si cerca la conclusione da oltre l´arco venti volte a sera.
Rovesciando la medaglia, Cantù lontano dal suo Pianella, dove riesce a esprimere un´aggressività e un´intensità notevoli, non ha impressionato, anzi. La foto più fresca però rimane Gara 4, che è stata la peggiore per la Fortitudo, costretta per la prima volta a cedere a rimbalzo (-8, dopo il +18 di Gara 3, il pareggio in Gara 2 e il +14 in Gara 1) e praticamente il controllo su tutte le operazioni. Cantù, pur tosta, non ha infierito come una settimana fa, ma ha mantenuto sempre la testa sopra. La qualità complessiva della Skipper non rimane in discussione e anche la quantità: se fa fede l´annata dell´Oregon, deve farlo anche quella dell´Aquila, inappuntabile in patria. Essendo 40´ definitivi, nessuno se ne starà in un angolo ad aspettare: è l´ultima occasione per entrambe, non ci sono appelli.
Con questi presupposti il clima alla vigilia in casa Fortitudo non poteva essere rilassato, anche pensando al nefasto precedente del '99. La Virtus campione fuori 1-3 in semifinale con Varese, la Fortitudo alla quinta, in casa, con Treviso. Ci sarebbe solo da chiedersi chi farà, stavolta, la stoppata assassina che riuscì allora a Marconato. Il ricordo è lontano e sconosciuto a molti dei protagonisti attuali, ma la bellissima è normale che generi tensione.
Milic è quello che ha alzato il suo rendimento nella serie, il fattore che per Bologna ha sempre fatto la differenza e che nell´ultima caduta non è rimasto dietro alla lavagna. «Dite che l´attacco non è andato. Ma in casa loro non ci sono mai canestri facili, non te li lasciano fare. È la difesa che è saltata: senza di quelli non siamo riusciti ad aggiustare il match come volevamo. Pilutti ha dato una scossa, ma non è stato abbastanza». Però, a scanso di sudori freddi, alzare il livello offensivo sembra indispensabile. «Nella nostra casa siamo in grado di trovare qualche soluzione in più. Abbiamo quasi sempre giocato buone gare: la stagione ce la siamo guadagnata e l´abbiamo portata fino a qui. Ci faranno soffrire, ma le sicurezze non ci devono mancare».
Francesco Forni
La Skipper con l´Oregon torna a casa, dove chiaramente si trova più a suo agio. Le quattro gare della serie sono di facile lettura: chi ha giocato nel proprio palazzo, forte della confidenza con canestri, retine e con tutti i cantoni amici, ha fatto quello che ha voluto. Cantù non è stata tenera giovedì, stupendo magari chi si aspettava un´avversaria con la pancia piena o i tentennamenti di un´avversaria a torto considerata di livello inferiore. E´ sempre stata nei quartieri alti e ne respira l´aria con disinvoltura, anche nelle emergenze, come quando la truppa americana ha boccheggiato: lì è spuntato l´eterno Antonello. Che ieri era pure il più tosto nei proclami. «Possiamo farcela, daremo tutto per raggiungere questa finale».
Ben venga allora il parquet biancoblù, con l´auspicio che possa far ritrovare gli angoli giusti e l´iniziativa al centrocampo, che al Pianella è sempre stato clamorosamente fuori fase. Oggi sarà come una finale secca, ma i precedenti qualche indicazione non trascurabile la forniscono. Basile e Meneghin rappresentano la cartina di tornasole. Baso va a intermittenza: 33 punti nelle due partite interne, 5 in quelle esterne. Stando solo ai numeri, una notevole fetta della differenza sullo score finale. Menego quasi non tira, o lo fa ancora meno e peggio del solito: 28 punti nella serie, 7 di media (contro i quasi 11 di campionato), con 2/5 da due e 4/13 da tre. Pochino, tenendo conto che Fucka sta viaggiando sotto media (15.5 a partita) e i 3 punti (con 1/5) della coppia nei primi 30´ di giovedì sono l´ultimo allarme di un trend già in calo. Goldwire, senz´altro meno timido, è tornato nelle rotazioni mettendoci una pezza, però con le abituali cadute di stile che non lo rendono certo un´alternativa sulla quale contare a occhi chiusi. La Skipper pare dipendere visceralmente, come negli anni passati, dal tiro da tre, ma il 32% globale (27/83) collezionato contro l´Oregon non è sufficiente, specie se si cerca la conclusione da oltre l´arco venti volte a sera.
Rovesciando la medaglia, Cantù lontano dal suo Pianella, dove riesce a esprimere un´aggressività e un´intensità notevoli, non ha impressionato, anzi. La foto più fresca però rimane Gara 4, che è stata la peggiore per la Fortitudo, costretta per la prima volta a cedere a rimbalzo (-8, dopo il +18 di Gara 3, il pareggio in Gara 2 e il +14 in Gara 1) e praticamente il controllo su tutte le operazioni. Cantù, pur tosta, non ha infierito come una settimana fa, ma ha mantenuto sempre la testa sopra. La qualità complessiva della Skipper non rimane in discussione e anche la quantità: se fa fede l´annata dell´Oregon, deve farlo anche quella dell´Aquila, inappuntabile in patria. Essendo 40´ definitivi, nessuno se ne starà in un angolo ad aspettare: è l´ultima occasione per entrambe, non ci sono appelli.
Con questi presupposti il clima alla vigilia in casa Fortitudo non poteva essere rilassato, anche pensando al nefasto precedente del '99. La Virtus campione fuori 1-3 in semifinale con Varese, la Fortitudo alla quinta, in casa, con Treviso. Ci sarebbe solo da chiedersi chi farà, stavolta, la stoppata assassina che riuscì allora a Marconato. Il ricordo è lontano e sconosciuto a molti dei protagonisti attuali, ma la bellissima è normale che generi tensione.
Milic è quello che ha alzato il suo rendimento nella serie, il fattore che per Bologna ha sempre fatto la differenza e che nell´ultima caduta non è rimasto dietro alla lavagna. «Dite che l´attacco non è andato. Ma in casa loro non ci sono mai canestri facili, non te li lasciano fare. È la difesa che è saltata: senza di quelli non siamo riusciti ad aggiustare il match come volevamo. Pilutti ha dato una scossa, ma non è stato abbastanza». Però, a scanso di sudori freddi, alzare il livello offensivo sembra indispensabile. «Nella nostra casa siamo in grado di trovare qualche soluzione in più. Abbiamo quasi sempre giocato buone gare: la stagione ce la siamo guadagnata e l´abbiamo portata fino a qui. Ci faranno soffrire, ma le sicurezze non ci devono mancare».
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica