CADUTA in piedi nell´ultima partita con Treviso, la Virtus ha chiuso la sua stagione. Una stagione più nera che bianca. Ha vinto una Coppa Italia, ha perso una finale europea (in casa), è scivolata al terzo posto in campionato. C´è di peggio, ma dopo aver preso tutto un anno fa e rafforzato la squadra a miliardate, Marco Madrigali s´aspettava di meglio. Squadre meno ricche e dotate faranno la finale scudetto; poi, che di questi tempi la Virtus si fosse impoverita, un po´ per infortuni e un po´ per autolesionismo, è l´altro pezzo di verità.
L´equivoco Griffith, il gigante un tempo monumento ed ora ingombro, l´ha spiazzata e fatta litigare un anno intero. Adesso, a fine corsa, somiglia tanto a un conto pagato: che non è il modo di dire più aderente perché le rimostranze (e gli alibi) dell´Omone, che oggi volerà a casa a Chicago, sono proprio di non aver incassato tutta la paga prevista. Due virgola due milioni di dollari. Tanti, e maledetti da chi doveva metterli, perché il gigante contuso per 4 mesi ha guardato. E nei 4 giocati, spesso, pure. Ora la recita è finita. Quella con il pallone, almeno, perché altro bello (o brutto) deve ancora arrivare. Di sicuro c´è solo che la Virtus è fuori. Di possibile, c´è il largo resto che verrà, dal rilancio al ridimensionamento. Seguiremo con attenzione.
Commentato in ogni sua stazione di via crucis, che sono state tante e variate, dal tragico al ridicolo, l´anno che è andato ha offerto, a compendio, la conferma d´una vecchia regola. Stare in alto è più difficile che salirci. Poi, in Virtus, intesa come società, ci hanno pure messo del loro per martellarsi i genitali, combinando di tutto. Ma la squadra vi ha accoppiato una sua placida, imborghesita mutazione. Ha fatto le cose migliori in emergenza, quando nessuno le pretendeva. Ha sbracato troppe volte, e Kaunas, Biella, Pesaro e Fabriano non erano certo case di squadroni. Ha vinto in trasferta pochi scontri diretti. E´ tutta roba catalogata, poi, a occhio, s´è vista pure meno fame di successo, meno solidità in difesa, meno freddezza nel prendersi i finali punto a punto. Quello di martedì è stato l´ultimo di una lunga serie, evidentemente non casuale, che s´aprì col -1 nel derby di novembre, palo allo scadere di Jaric. Anche questa è una legge cui non si sfugge: i derby, a Bologna, tracciano sempre il solco. E dire che allora parve un pareggio…
Speculare alla stagione '98-99, come s´era già annusato, l´anno del dopo Slam ha dunque portato un trofeo (vinto allo scadere, almeno quello), tanti rimpianti e ancor più infortuni: Griffith fuori 4 mesi, Becirovic quasi, Smodis out in questo sprint, più altre varie ed eventuali (Bonora, Rigaudeau, Jaric). Ma è stato anche l´anno dei dissidi, dall´Abbio prima degradato poi ceduto, all´ormai stranoto 11 marzo, al caso Griffith, che è stato il nodo di tutto, se anche gli attriti più forti fra tecnico e proprietario si sono consumati sul moro.
Griffith tornò in estate ingrassato e impigrito: si notarono subito la sua inconsistenza e la tenace ostilità di Madrigali. Dopo le prime distonie, Griffith si ruppe a metà novembre, rientrò poco e male, si fracassò sul serio, dopodichè si ridusse a speranza vanamente attesa. Il dopo è stato un non decidersi mai a che gioco giocare, oltre a uno stillicidio di ripicche, sospetti e dispetti, di voglie di Madrigali di licenziarlo, di resistenze di Messina per aspettarlo, nonché di spettanze non pagate. Tra l´ultimo dire dell´Omone di aver giocato un anno gratis (bum) e l´ammissione della società che qualcosa non è stato corrisposto, c´è di mezzo parecchio. Se lo stabiliranno tra loro, oramai, visto che Griffith non abiterà più qui, a meno che non attraversi la via. E´ il più certo dei capitoli chiusi, in Virtus, dopo lo sponsor (a proposito, come va la ricerca del nuovo?). Tra questi fortunali, la dirigenza ha timonato divisa e insicura, la squadra ha cambiato gioco in corsa, senza sapere se avrebbe pagato più quello di prima, con l´Omone, o quello nuovo, messo su con chi c´era. Sullo sfondo, si sono pure mosse cordate per entrare: d´esito non probabile, ma neppure inventate. L´ipotesi più solida è che Madrigali andrà avanti. Toccherà a lui, adesso, il tempo dei fatti. Ossia: chi partirà, chi resterà, chi arriverà.
Il futuro è nebuloso. Messina ha detto di voler rimanere, continua a collocare Bologna come sua prima scelta, ed è stato largo parlando di 18-19 coach e altrettanti gm candidati alla Virtus dai giornali. Non se sono contati più di due su entrambe le liste: Consolini e Ataman per il suo posto, Arrigoni e Minucci (già tramontati) per la scrivania. Ma un anno così accidentato mette ombre sul prossimo, che solo Madrigali può fugare, ben più dei due anni di contratto in essere, se latita la volontà di ripartire insieme. Se D´Antoni va in Nba, Ettore è l´opzione prioritaria della Benetton, visto che Obradovic s´è confermato ad Atene. Infine, anche un Barcellona all´asciutto potrebbe chiamarlo. Martedì il Barca ha perso a Vitoria, scendendo sull´1-2 nella serie. Se domani riperde in Basconia saluta un´annata nera e, nove su dieci, Aito.
Chiusa la parentesi sul giro del mondo, si torna qui, al parco giocatori. Chi arriva dipende da chi parte. Griffith è fuori da un pezzo, Jaric avrebbe già un accordo coi Clippers, Ginobili valuterà se l´offerta di San Antonio varrà il salto nella Nba. Deve pagare un milione di dollari d´uscita e questo crea qualche chance di trattenerlo un altro anno. Improbabile, tuttavia: anzi, i saluti del gaucho, l´altra notte, somigliavano a quelli di Sasha nel ´95… Andersen può entrare nelle scelte, ma solo un primo giro lo farebbe partire e infine, per tenere Granger, bisogna firmare un contratto da mezzo milione di dollari. Come prima punta, o dopo Ginobili, Antonio non pare il massimo. Da seconda o terza merita un´occhiata, ma sarà bene capirsi subito, anche su questo, senza equivoci.
Walter Fuochi
L´equivoco Griffith, il gigante un tempo monumento ed ora ingombro, l´ha spiazzata e fatta litigare un anno intero. Adesso, a fine corsa, somiglia tanto a un conto pagato: che non è il modo di dire più aderente perché le rimostranze (e gli alibi) dell´Omone, che oggi volerà a casa a Chicago, sono proprio di non aver incassato tutta la paga prevista. Due virgola due milioni di dollari. Tanti, e maledetti da chi doveva metterli, perché il gigante contuso per 4 mesi ha guardato. E nei 4 giocati, spesso, pure. Ora la recita è finita. Quella con il pallone, almeno, perché altro bello (o brutto) deve ancora arrivare. Di sicuro c´è solo che la Virtus è fuori. Di possibile, c´è il largo resto che verrà, dal rilancio al ridimensionamento. Seguiremo con attenzione.
Commentato in ogni sua stazione di via crucis, che sono state tante e variate, dal tragico al ridicolo, l´anno che è andato ha offerto, a compendio, la conferma d´una vecchia regola. Stare in alto è più difficile che salirci. Poi, in Virtus, intesa come società, ci hanno pure messo del loro per martellarsi i genitali, combinando di tutto. Ma la squadra vi ha accoppiato una sua placida, imborghesita mutazione. Ha fatto le cose migliori in emergenza, quando nessuno le pretendeva. Ha sbracato troppe volte, e Kaunas, Biella, Pesaro e Fabriano non erano certo case di squadroni. Ha vinto in trasferta pochi scontri diretti. E´ tutta roba catalogata, poi, a occhio, s´è vista pure meno fame di successo, meno solidità in difesa, meno freddezza nel prendersi i finali punto a punto. Quello di martedì è stato l´ultimo di una lunga serie, evidentemente non casuale, che s´aprì col -1 nel derby di novembre, palo allo scadere di Jaric. Anche questa è una legge cui non si sfugge: i derby, a Bologna, tracciano sempre il solco. E dire che allora parve un pareggio…
Speculare alla stagione '98-99, come s´era già annusato, l´anno del dopo Slam ha dunque portato un trofeo (vinto allo scadere, almeno quello), tanti rimpianti e ancor più infortuni: Griffith fuori 4 mesi, Becirovic quasi, Smodis out in questo sprint, più altre varie ed eventuali (Bonora, Rigaudeau, Jaric). Ma è stato anche l´anno dei dissidi, dall´Abbio prima degradato poi ceduto, all´ormai stranoto 11 marzo, al caso Griffith, che è stato il nodo di tutto, se anche gli attriti più forti fra tecnico e proprietario si sono consumati sul moro.
Griffith tornò in estate ingrassato e impigrito: si notarono subito la sua inconsistenza e la tenace ostilità di Madrigali. Dopo le prime distonie, Griffith si ruppe a metà novembre, rientrò poco e male, si fracassò sul serio, dopodichè si ridusse a speranza vanamente attesa. Il dopo è stato un non decidersi mai a che gioco giocare, oltre a uno stillicidio di ripicche, sospetti e dispetti, di voglie di Madrigali di licenziarlo, di resistenze di Messina per aspettarlo, nonché di spettanze non pagate. Tra l´ultimo dire dell´Omone di aver giocato un anno gratis (bum) e l´ammissione della società che qualcosa non è stato corrisposto, c´è di mezzo parecchio. Se lo stabiliranno tra loro, oramai, visto che Griffith non abiterà più qui, a meno che non attraversi la via. E´ il più certo dei capitoli chiusi, in Virtus, dopo lo sponsor (a proposito, come va la ricerca del nuovo?). Tra questi fortunali, la dirigenza ha timonato divisa e insicura, la squadra ha cambiato gioco in corsa, senza sapere se avrebbe pagato più quello di prima, con l´Omone, o quello nuovo, messo su con chi c´era. Sullo sfondo, si sono pure mosse cordate per entrare: d´esito non probabile, ma neppure inventate. L´ipotesi più solida è che Madrigali andrà avanti. Toccherà a lui, adesso, il tempo dei fatti. Ossia: chi partirà, chi resterà, chi arriverà.
Il futuro è nebuloso. Messina ha detto di voler rimanere, continua a collocare Bologna come sua prima scelta, ed è stato largo parlando di 18-19 coach e altrettanti gm candidati alla Virtus dai giornali. Non se sono contati più di due su entrambe le liste: Consolini e Ataman per il suo posto, Arrigoni e Minucci (già tramontati) per la scrivania. Ma un anno così accidentato mette ombre sul prossimo, che solo Madrigali può fugare, ben più dei due anni di contratto in essere, se latita la volontà di ripartire insieme. Se D´Antoni va in Nba, Ettore è l´opzione prioritaria della Benetton, visto che Obradovic s´è confermato ad Atene. Infine, anche un Barcellona all´asciutto potrebbe chiamarlo. Martedì il Barca ha perso a Vitoria, scendendo sull´1-2 nella serie. Se domani riperde in Basconia saluta un´annata nera e, nove su dieci, Aito.
Chiusa la parentesi sul giro del mondo, si torna qui, al parco giocatori. Chi arriva dipende da chi parte. Griffith è fuori da un pezzo, Jaric avrebbe già un accordo coi Clippers, Ginobili valuterà se l´offerta di San Antonio varrà il salto nella Nba. Deve pagare un milione di dollari d´uscita e questo crea qualche chance di trattenerlo un altro anno. Improbabile, tuttavia: anzi, i saluti del gaucho, l´altra notte, somigliavano a quelli di Sasha nel ´95… Andersen può entrare nelle scelte, ma solo un primo giro lo farebbe partire e infine, per tenere Granger, bisogna firmare un contratto da mezzo milione di dollari. Come prima punta, o dopo Ginobili, Antonio non pare il massimo. Da seconda o terza merita un´occhiata, ma sarà bene capirsi subito, anche su questo, senza equivoci.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica