Ettore Messina e un derby che ha rischiato di andare in scena senza di lui, per quelle quarantotto lunghissime ore che hanno sconvolto la Città dei Canestri, un posto che ne ha viste e ascoltate tante, ma ancora riesce a stupirsi quando il terremoto scuote le certezze dalle fondamenta. Ettore Messina che adesso, dopo il sacco di Madrid, ha la faccia di chi ha rimosso (le cicatrici dell’anima, quelle può contarle soltanto lui). Ettore Messina che va in cerca di equilibrio, sa che questo è un crocevia delicato e ha deciso di incamminarsi con fiducia e tranquillità. Toni bassi, volutamente smorzati.
«È una partita diversa dalle altre, e questo lo sappiamo tutti. E per noi è importante, se vogliamo sperare ancora nel primo posto in classifica. Che è un’impresa difficile, non ce lo nascondiamo».
Contro il Real potrebbe essere iniziata una nuova era della Virtus. Come un cambio di ritmo nel cuore della stagione.
«È fondamentale continuare su quella strada, mostrare ancora quello che abbiamo fatto vedere in Spagna. Una difesa ritrovata, coesione. Ecco, quello che stiamo cercando è la continuità, il derby può dirci se l’abbiamo trovata e se sarà così ci darà una mano ad affrontare i prossimi impegni, soprattutto in Eurolega».
Si direbbe che qualcosa sia successo, dopo Madrid.
«Ci siamo parlati. Convenendo sulla necessità di non mollare la presa. Del resto, visti gli impegni che ci attendono, il prestigio della Fortitudo e delle prossime avversarie, sarebbe demenziale non giocare al massimo».
Continuità, una parola decisamente magica. Soprattutto quando il calendario ti presenta un appuntamento dietro l’altro, senza pause.
«Ormai è così a tutti i livelli, e in tutti gli sport. Per questo tengo a ribadire che quello che ci è accaduto nella scorsa stagione è stato un fatto eccezionale, quasi irripetibile. Lo dicono le statistiche che cose del genere si verificano ogni vent’anni».
Un’annata magica, d’accordo. Ma anche nella normalità si può trovare equilibrio.
«Se guardo alla nostra situazione non posso certo lamentarmi. Siamo in corsa per tutto, e un obiettivo l’abbiamo già conquistato, un trofeo l’abbiamo portato a casa. Gli altri sono raggiungibili. Che poi ci si arrivi attraversando periodi di alti e bassi o con una cavalcata travolgente, conta il giusto. Alla fine quello che conta è il risultato. Da qui in avanti dobbiamo vedere se siamo in grado di centrare i nostri traguardi, ma al momento sul piano degli obiettivi non siamo minimamente in difficoltà».
Il bello della vita è ritrovare lungo la strada, proprio quando conta, il vecchio Gigante del Grande Slam.
«Griffith sta crescendo, ogni giorno fa un piccolo passo avanti. Bisogna tener conto del fatto che ha ripreso veramente a correre, a saltare da appena un mese, e che si porta dietro una carrozzeria da centoventicinque chili. Oggi come oggi, ha nelle gambe dieci minuti da Griffith. Ma fa progressi evidenti».
Vedremo che succederà oggi, nel derby. Ma insomma, quanto vale questa sfida numero novantatrè?
«Vale molto. Vale per la corsa al primo posto, vale perché vorrei vedere un’altra prova convincente della squadra, sarebbe un segnale decisivo».
Ettore Messina ha rimosso i giorni della grande amarezza. Ma in quei giorni, quando il mondo girava al contrario, tra i mille messaggi di stima ne è arrivato uno importante dall’altra sponda. Da Matteo Boniciolli.
«Ho telefonato a Matteo. Quando sono stato sollevato dall’incarico, lui mi ha difeso con l’irruenza che gli è tipica per le cause in cui crede. L’ho chiamato per dirgli che mi ha fatto piacere, molto piacere».
IL RITORNO DEL PRESIDENTE - Marco Madrigali arriva al PalaMalaguti pochi attimi prima dell’inizio dell’allenamento, e resta fino alla fine. Guarda la sua Virtus che è cresciuta, la sua Virtus che pare aver superato i giorni della tempesta. Se ne va senza parlare: «Non ho niente da dire a nessuno». Avrà qualcosa da fare, oggi. Varcare i cancelli del suo palazzo dopo la grande contestazione. Ritrovare il suo pubblico, riconquistarne l’affetto. Ci sarà, il presidente. Anche per lui sarà il derby del ritorno.
Marco Tarozzi
«È una partita diversa dalle altre, e questo lo sappiamo tutti. E per noi è importante, se vogliamo sperare ancora nel primo posto in classifica. Che è un’impresa difficile, non ce lo nascondiamo».
Contro il Real potrebbe essere iniziata una nuova era della Virtus. Come un cambio di ritmo nel cuore della stagione.
«È fondamentale continuare su quella strada, mostrare ancora quello che abbiamo fatto vedere in Spagna. Una difesa ritrovata, coesione. Ecco, quello che stiamo cercando è la continuità, il derby può dirci se l’abbiamo trovata e se sarà così ci darà una mano ad affrontare i prossimi impegni, soprattutto in Eurolega».
Si direbbe che qualcosa sia successo, dopo Madrid.
«Ci siamo parlati. Convenendo sulla necessità di non mollare la presa. Del resto, visti gli impegni che ci attendono, il prestigio della Fortitudo e delle prossime avversarie, sarebbe demenziale non giocare al massimo».
Continuità, una parola decisamente magica. Soprattutto quando il calendario ti presenta un appuntamento dietro l’altro, senza pause.
«Ormai è così a tutti i livelli, e in tutti gli sport. Per questo tengo a ribadire che quello che ci è accaduto nella scorsa stagione è stato un fatto eccezionale, quasi irripetibile. Lo dicono le statistiche che cose del genere si verificano ogni vent’anni».
Un’annata magica, d’accordo. Ma anche nella normalità si può trovare equilibrio.
«Se guardo alla nostra situazione non posso certo lamentarmi. Siamo in corsa per tutto, e un obiettivo l’abbiamo già conquistato, un trofeo l’abbiamo portato a casa. Gli altri sono raggiungibili. Che poi ci si arrivi attraversando periodi di alti e bassi o con una cavalcata travolgente, conta il giusto. Alla fine quello che conta è il risultato. Da qui in avanti dobbiamo vedere se siamo in grado di centrare i nostri traguardi, ma al momento sul piano degli obiettivi non siamo minimamente in difficoltà».
Il bello della vita è ritrovare lungo la strada, proprio quando conta, il vecchio Gigante del Grande Slam.
«Griffith sta crescendo, ogni giorno fa un piccolo passo avanti. Bisogna tener conto del fatto che ha ripreso veramente a correre, a saltare da appena un mese, e che si porta dietro una carrozzeria da centoventicinque chili. Oggi come oggi, ha nelle gambe dieci minuti da Griffith. Ma fa progressi evidenti».
Vedremo che succederà oggi, nel derby. Ma insomma, quanto vale questa sfida numero novantatrè?
«Vale molto. Vale per la corsa al primo posto, vale perché vorrei vedere un’altra prova convincente della squadra, sarebbe un segnale decisivo».
Ettore Messina ha rimosso i giorni della grande amarezza. Ma in quei giorni, quando il mondo girava al contrario, tra i mille messaggi di stima ne è arrivato uno importante dall’altra sponda. Da Matteo Boniciolli.
«Ho telefonato a Matteo. Quando sono stato sollevato dall’incarico, lui mi ha difeso con l’irruenza che gli è tipica per le cause in cui crede. L’ho chiamato per dirgli che mi ha fatto piacere, molto piacere».
IL RITORNO DEL PRESIDENTE - Marco Madrigali arriva al PalaMalaguti pochi attimi prima dell’inizio dell’allenamento, e resta fino alla fine. Guarda la sua Virtus che è cresciuta, la sua Virtus che pare aver superato i giorni della tempesta. Se ne va senza parlare: «Non ho niente da dire a nessuno». Avrà qualcosa da fare, oggi. Varcare i cancelli del suo palazzo dopo la grande contestazione. Ritrovare il suo pubblico, riconquistarne l’affetto. Ci sarà, il presidente. Anche per lui sarà il derby del ritorno.
Marco Tarozzi