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Cantù sogna a lungo, la Skipper la risveglia

Fino a 46 secondi dalla fine i lombardi erano in testa. Domani prima finale con Treviso

BOLOGNA - Quarantasei secondi. Sono mancati solo quelli a Cantù per spingere oltre le soglie dell’impossibile la sua miracolosa stagione. Sospensione di Basile, «ciuff» morbido da tre punti, allo scadere del tempo per scagliare la palla: è la tripla che vale a Bologna-Fortitudo la finale contro la Benetton, è il canestro della liberazione. Il resto è cronaca su un canovaccio ormai scritto: non incide il quinto fallo di Meneghin su Thornton che caricava la tripla; finisce 68-64 per la Skipper e Basket-City, persa la Virtus, manda comunque una rappresentante alla serie tricolore.
Basile, un uomo dei destini che si giocano sul filo dei secondi. Un giocatore di ghiaccio, il ragazzo venuto dalla Puglia e cresciuto in Emilia. Nell’ultimo atto della stagione regolare aveva rimediato il fallo (discusso, discutibile, forse inesistente a dar retta a qualcuno) del trevigiano Bell e una partita ormai persa s’era riaperta in extremis fino al successo e a un primato che ora, al cambio, vale oro: la Skipper avrà una partita in più in casa, nella serie scudetto. Le basta munire il suo fortino e sarà campione.
Ma per arrivare a giocare questo jolly ha dovuto soffrire l’incredibile per riuscire a eliminare Cantù. L’Oregon che quest’anno era partita per salvarsi senza patemi e che si è ritrovata a schiaffeggiare grandi vere e presunte, ha giocato con la sfrontatezza di chi ha fiducia nei propri mezzi. Attorno a McCullough, una trottola di 178 centimetri che colpisce dalla distanza o che ha l’ardire di incunearsi sotto i tabelloni, là dove risiedono omaccioni, ha costruito una partita perfetta. Equilibrata tra difesa e attacco. Cattiva e cocciuta. Ha condotto anche con dodici punti (47-35, 25’, l’apogeo delle magie), ha visto la Fortitudo ringhiare e non starci, è riuscita a ricacciarla sotto con Thornton, si è presentata in vantaggio all’ultima curva.
«Ma a quel punto ci è mancata la cattiveria di risolvere: troppe palle perse, troppi rimbalzi concessi» ha cercato di analizzare Stefano Sacripanti per ingoiare un boccone amarissimo. Cantù però non deve piangere, nemmeno su quell’ultimo quarto vissuto troppo a lungo su un unico canestro, proprio mentre Bologna risaliva dall’inferno.
Flavio Vanetti
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