ANDATO via Carlton Myers, Giorgio Seragnoli è ormai l´unico uomo Fortitudo ad aver attraversato (e sofferto) tutte le sei finali scudetto dell´Aquila, la magnifica ossessione cui ha immolato decine di miliardi. Sei finali, inclusa quella in partenza oggi: una sola vinta, nel felice 2000, ed è una media, l´ha già detto, che non gli piace. Fra i giocatori, ne conteranno con la sua maglia 5 Pilutti, 4 Fucka e Galanda, 3 Basile, 2 Meneghin; gli altri cinque sono esordienti (ma si sa dov´era Savic, nel '98). Fra i dirigenti, sono a 5 Puglisi e a 3 Lefebre. E´ debuttante al ballo lo sponsor Skipper, che allargherà il suo accordo, ma soprattutto non ha mai fatto finali in vita sua, né qui né altrove, Matteo Boniciolli, splendido e strampalato quarantenne.
Se l´è meritato tutto, questo sipario, remando con energia fra correnti impetuose. In nove mesi, ha probabilmente alzato la voce con tutti quelli citati sopra: forse, con qualcuno in più. Ma non ha scaricato nessuno, fra i Galanda, i Milic, i Goldwire che qualcuno vedeva dannati alla fiamma eterna, solo per qualche sosta in panchina. Né ha chiuso portoni di reclusorii buttando via la chiave. Boniciolli sa bene che sprecare risorse è un autogol, farlo per rigidità ideologiche è masochismo puro e allora ha usato il dialogo, anche forte, semplicemente come terapia. Poi, se uno ha voglia di remare, sulla galea c´è posto per tutti, soprattutto in questi tempi di voga dura. Neanche, va aggiunto, in Fortitudo hanno scaricato lui, malgrado i soliti brusii terrificanti intorno alla casa. Fin qui, con la sua sporca dozzina, c´è arrivato: adesso si giochi il primo premio, e intanto non è detto che, da sfavoriti, non si possa sbocciare meglio.
La Fortitudo è giunta alla meta senza eccessivi brillii, ma con molta concretezza. Ha tremato con Cantù, vincendo allo spasimo, anche con una spinta di benevoli dei. Però, proprio i successi in rimonta sono stati un marchio della sua stagione. Non meno d´una quindicina di partite, fra campionato e coppa, sono state ribaltate nell´ultimo quarto: dunque, la più recente non va giudicata un caso. Di quell´ampio mazzo, si fa soprattutto ricordare l´impresa che rovesciò il tabellone dei play-off. Penultima di campionato, PalaDozza, Skipper-Benetton: un -11 a poco dalla fine viene ribaltato in +3. Certo, ci vuole il fallo sciocco di Bell alla sirena, ci vuole il fischio di Facchini, ci vuole il cuore degli uomini e il ghigno del destino, poi però bisogna pure buttar dentro 36 punti (a 24), e quello non è solo un atto di fede.
Da lì si riparte, conoscendosi bene, fatte 4 partite e pensando di poterne fare altre 5. Treviso non divulga se Edney ci sarà: verrà provata stamane sul parquet, la sua coscia destra minata da un lieve stiramento. Tyus non ci sarebbe stato giovedì sera, e questo agiterà di più i rimpianti virtussini per una Gara 5 mai nata per un soffio. Al solito, il fiele di chi oggi dovrà guardare sarà miele per chi giocherà: è l´altalena vitale di Basket City. Che l´omino nero, sempre efficace, o decisivo, con la Skipper, sbuchi oggi dal tunnel è convinzione ferma nel nido dell´Aquila. Di là dicono di no, fuori al 90%: al suo posto Mario Stojic, che s´è ripreso da un´ernia inguinale e dalla minaccia di stagione finita.
Non c´è più molto di inedito da dissodare in una sfida già passata quattro volte su questi schermi (3-1 Benetton), nonché altre 8 volte sul bianco e nero Virtus (6-2 Benetton): roba che in città, ovviamente, s´è vista e rivista, dal vivo o in tv. Affrontati dalle cugine già in dodici sfide, paiono quasi di famiglia, Pittis e Nicola, D´Antoni e Garbajosa, per non abbisognare di ulteriori indagini. Di certo, per tenere il punto al PalaDozza, ci vorrà molta più forza di quella impiegata contro Cantù: che è stata magnifica, ma pativa il limite fisiologico dei sessanta punti in trasferta (56, 64 e 64 i suoi tre bottini bolognesi). Treviso ha il miglior attacco del campionato (94 punti di media, la Skipper è 10 sotto), ha appena scaricato sulla Kinder una raffica da 97, 70, 93 e 88 punti, in cui solo quel 70, da partita sballata in pieno, è di modico conforto. La Fortitudo dovrà spremere di più dai suoi tiratori, trovare altri bracci sicuri: la chiamata è per Meneghin, ma anche per Marcelic e per Goldwire.
Vedere finalmente il PalaDozza pieno dovrebbe essere il minimo per una finale: non è lo stato, comunque, neppure l´altra sera. Meno di cinquemila, dato ufficiale, eppure si spalancava la porta del sogno. Che tiri il fiato e la borsa, Basket City, è ormai più che un sospetto: del resto, la frequenza delle serate e i prezzi certamente robusti non aiutano. Questa Skipper e questo evento lo meritano. E se lo spirito che più piace da queste parti è la sfida a quelli più grossi, la Benetton oggi lo è. S´arrampica, la Fortitudo. Nulla le sarà facile. Molto potrebbe esserle dolce.
Walter Fuochi
Se l´è meritato tutto, questo sipario, remando con energia fra correnti impetuose. In nove mesi, ha probabilmente alzato la voce con tutti quelli citati sopra: forse, con qualcuno in più. Ma non ha scaricato nessuno, fra i Galanda, i Milic, i Goldwire che qualcuno vedeva dannati alla fiamma eterna, solo per qualche sosta in panchina. Né ha chiuso portoni di reclusorii buttando via la chiave. Boniciolli sa bene che sprecare risorse è un autogol, farlo per rigidità ideologiche è masochismo puro e allora ha usato il dialogo, anche forte, semplicemente come terapia. Poi, se uno ha voglia di remare, sulla galea c´è posto per tutti, soprattutto in questi tempi di voga dura. Neanche, va aggiunto, in Fortitudo hanno scaricato lui, malgrado i soliti brusii terrificanti intorno alla casa. Fin qui, con la sua sporca dozzina, c´è arrivato: adesso si giochi il primo premio, e intanto non è detto che, da sfavoriti, non si possa sbocciare meglio.
La Fortitudo è giunta alla meta senza eccessivi brillii, ma con molta concretezza. Ha tremato con Cantù, vincendo allo spasimo, anche con una spinta di benevoli dei. Però, proprio i successi in rimonta sono stati un marchio della sua stagione. Non meno d´una quindicina di partite, fra campionato e coppa, sono state ribaltate nell´ultimo quarto: dunque, la più recente non va giudicata un caso. Di quell´ampio mazzo, si fa soprattutto ricordare l´impresa che rovesciò il tabellone dei play-off. Penultima di campionato, PalaDozza, Skipper-Benetton: un -11 a poco dalla fine viene ribaltato in +3. Certo, ci vuole il fallo sciocco di Bell alla sirena, ci vuole il fischio di Facchini, ci vuole il cuore degli uomini e il ghigno del destino, poi però bisogna pure buttar dentro 36 punti (a 24), e quello non è solo un atto di fede.
Da lì si riparte, conoscendosi bene, fatte 4 partite e pensando di poterne fare altre 5. Treviso non divulga se Edney ci sarà: verrà provata stamane sul parquet, la sua coscia destra minata da un lieve stiramento. Tyus non ci sarebbe stato giovedì sera, e questo agiterà di più i rimpianti virtussini per una Gara 5 mai nata per un soffio. Al solito, il fiele di chi oggi dovrà guardare sarà miele per chi giocherà: è l´altalena vitale di Basket City. Che l´omino nero, sempre efficace, o decisivo, con la Skipper, sbuchi oggi dal tunnel è convinzione ferma nel nido dell´Aquila. Di là dicono di no, fuori al 90%: al suo posto Mario Stojic, che s´è ripreso da un´ernia inguinale e dalla minaccia di stagione finita.
Non c´è più molto di inedito da dissodare in una sfida già passata quattro volte su questi schermi (3-1 Benetton), nonché altre 8 volte sul bianco e nero Virtus (6-2 Benetton): roba che in città, ovviamente, s´è vista e rivista, dal vivo o in tv. Affrontati dalle cugine già in dodici sfide, paiono quasi di famiglia, Pittis e Nicola, D´Antoni e Garbajosa, per non abbisognare di ulteriori indagini. Di certo, per tenere il punto al PalaDozza, ci vorrà molta più forza di quella impiegata contro Cantù: che è stata magnifica, ma pativa il limite fisiologico dei sessanta punti in trasferta (56, 64 e 64 i suoi tre bottini bolognesi). Treviso ha il miglior attacco del campionato (94 punti di media, la Skipper è 10 sotto), ha appena scaricato sulla Kinder una raffica da 97, 70, 93 e 88 punti, in cui solo quel 70, da partita sballata in pieno, è di modico conforto. La Fortitudo dovrà spremere di più dai suoi tiratori, trovare altri bracci sicuri: la chiamata è per Meneghin, ma anche per Marcelic e per Goldwire.
Vedere finalmente il PalaDozza pieno dovrebbe essere il minimo per una finale: non è lo stato, comunque, neppure l´altra sera. Meno di cinquemila, dato ufficiale, eppure si spalancava la porta del sogno. Che tiri il fiato e la borsa, Basket City, è ormai più che un sospetto: del resto, la frequenza delle serate e i prezzi certamente robusti non aiutano. Questa Skipper e questo evento lo meritano. E se lo spirito che più piace da queste parti è la sfida a quelli più grossi, la Benetton oggi lo è. S´arrampica, la Fortitudo. Nulla le sarà facile. Molto potrebbe esserle dolce.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica