CENTRATA la finale, non ci si può fermare sul più bello. Dopo le fatiche con l´Oregon, la Skipper ieri ha preparato il primo passo con Treviso. Decisamente più proiettata sul presente che sull´immediato passato, anche se essere arrivati alla resa dei conti ha chiaramente avuto un effetto benefico su morale e fiducia. Non si esime dal coro Boniciolli, matricola dell´evento.
«Certo che mi sento come Alice nel paese delle meraviglie, e come dovrei stare altrimenti? Me lo godo questo momento, anche per recuperare la vigilia di Gara 5. Sono stato male l´intero pomeriggio, perchè reputavo giusto che noi arrivassimo in finale. Sogno la finale scudetto da quando ho cominciato con la pallacanestro, a 7 anni: fu mio zio a iniziarmi e la notte della mia partita non dormii. In campo ero una schiappa, ero alto, ma servivo solo per le rimesse. Poi a casa mi facevo da solo le finali Ignis-Simmenthal, coi cesti di cartone. Eccomi, sono dove ho sempre voluto essere».
L´entusiasmo e la fiducia non possono mancare: la cazzimma è sempre alta, nonostante la Benetton sia la favorita di tanti, se non di tutti.
«Noi siamo arrivati primi e loro secondi, non vedo tutta questa differenza. C´è una grande diversità nell´interpretare il gioco, ma in assoluto vedo valori molto vicini. Mi girano le scatole quando sento che la vera finale sarebbe stata la serie tra Benetton e Kinder. Con tutto il rispetto per Messina, è giusta questa sfida: l´ultimo atto è adesso. Il pronostico? 50 a testa, come recitano i dati del campo».
Il coach porta in dote i fatti: positivi, dopo tanta sofferenza. Le parole dure di Seragnoli sono dimenticate, ci scherza anche sopra.
«Non porto rancore... Erano pensieri comprensibili e dotati di fondamento. Questo sarà il primo dei miei 7 anni in Fortitudo. La stagione è positiva per gli obiettivi perseguiti: i risultati, il riavvicinamento del pubblico e il recupero del gruppo dei nazionali. Pure su Meneghin, non condivido le critiche. Andrea non sta giocando male, bisogna mettersi in testa che lui 25 punti li fa una volta ogni tre mesi. Non sono il suo pane: prende molti soldi, ma è pagato per fare le cose che sa. Difende forte, gioca di squadra. Giovedì ha messo un tiro quando nessuno segnava. La squadra ha preso buone conclusioni e poi le ha sbagliate: ci manca un po´ di freschezza al tiro, quello sì».
Le triple, adorate da Treviso, potrebbero essere una chiave. Vicino a canestro però la situazione è ribaltata: i panzer ce li ha la Skipper. Kovacic, l´addizione nella seconda parte di stagione, è ormai il secondo polo offensivo, accanto a Fucka.
«Con loro non possiamo giocare di corsa, se lo facciamo è molto probabile che ci mettano alle corde. Proveremo a farli stare a metà campo, al nostro ritmo e non dovrebbe andar male: la Benetton cerca di prendersi tanti tiri rapidi, tutti quelli che può. Guai a concederlo: rallentarli è d´obbligo».
Più ci si accosta a canestro, meglio vanno le percentuali. Emilio (22/33 nelle cinque con Cantù) ci punta molto.
«Non solo io. Da inizio stagione la Skipper gioca vicino a canestro: c´è Gregor, come prima opzione. Dobbiamo farli stringere dentro l´area per poi aprire il campo. Noi adesso giochiamo molto meglio che in stagione regolare».
Ma a 48 ore di distanza da Cantù, come limitare il continuo pick´n´roll di Edney, dopo aver subito quello di McCullough, uno che va più piano di Tyus?
«L´Oregon non l´aveva mai provato nelle precedenti quattro partite. Ci ha sorpreso: e in quei momenti è anche difficile comunicare in campo. Ma oggi sarà diverso l´approccio: su Edney sono già previste le contromisure. Abbiamo avuto poco tempo per prepararle e recuperare le forze, ma loro dovranno venire in casa nostra. Siamo pari così».
Orgoglio è la parola più evocata alla vigilia. Tutti ne fanno sfoggio. Ieri Milic, per acciacchi alla caviglia, è rimasto fermo ai box, ma ha fatto sapere: «Giocherò anche su una gamba sola». Savic, con un ditone insaccato, si è allenato regolarmente. Tutti abili oggi, per un altro giro all´inferno.
Francesco Forni
«Certo che mi sento come Alice nel paese delle meraviglie, e come dovrei stare altrimenti? Me lo godo questo momento, anche per recuperare la vigilia di Gara 5. Sono stato male l´intero pomeriggio, perchè reputavo giusto che noi arrivassimo in finale. Sogno la finale scudetto da quando ho cominciato con la pallacanestro, a 7 anni: fu mio zio a iniziarmi e la notte della mia partita non dormii. In campo ero una schiappa, ero alto, ma servivo solo per le rimesse. Poi a casa mi facevo da solo le finali Ignis-Simmenthal, coi cesti di cartone. Eccomi, sono dove ho sempre voluto essere».
L´entusiasmo e la fiducia non possono mancare: la cazzimma è sempre alta, nonostante la Benetton sia la favorita di tanti, se non di tutti.
«Noi siamo arrivati primi e loro secondi, non vedo tutta questa differenza. C´è una grande diversità nell´interpretare il gioco, ma in assoluto vedo valori molto vicini. Mi girano le scatole quando sento che la vera finale sarebbe stata la serie tra Benetton e Kinder. Con tutto il rispetto per Messina, è giusta questa sfida: l´ultimo atto è adesso. Il pronostico? 50 a testa, come recitano i dati del campo».
Il coach porta in dote i fatti: positivi, dopo tanta sofferenza. Le parole dure di Seragnoli sono dimenticate, ci scherza anche sopra.
«Non porto rancore... Erano pensieri comprensibili e dotati di fondamento. Questo sarà il primo dei miei 7 anni in Fortitudo. La stagione è positiva per gli obiettivi perseguiti: i risultati, il riavvicinamento del pubblico e il recupero del gruppo dei nazionali. Pure su Meneghin, non condivido le critiche. Andrea non sta giocando male, bisogna mettersi in testa che lui 25 punti li fa una volta ogni tre mesi. Non sono il suo pane: prende molti soldi, ma è pagato per fare le cose che sa. Difende forte, gioca di squadra. Giovedì ha messo un tiro quando nessuno segnava. La squadra ha preso buone conclusioni e poi le ha sbagliate: ci manca un po´ di freschezza al tiro, quello sì».
Le triple, adorate da Treviso, potrebbero essere una chiave. Vicino a canestro però la situazione è ribaltata: i panzer ce li ha la Skipper. Kovacic, l´addizione nella seconda parte di stagione, è ormai il secondo polo offensivo, accanto a Fucka.
«Con loro non possiamo giocare di corsa, se lo facciamo è molto probabile che ci mettano alle corde. Proveremo a farli stare a metà campo, al nostro ritmo e non dovrebbe andar male: la Benetton cerca di prendersi tanti tiri rapidi, tutti quelli che può. Guai a concederlo: rallentarli è d´obbligo».
Più ci si accosta a canestro, meglio vanno le percentuali. Emilio (22/33 nelle cinque con Cantù) ci punta molto.
«Non solo io. Da inizio stagione la Skipper gioca vicino a canestro: c´è Gregor, come prima opzione. Dobbiamo farli stringere dentro l´area per poi aprire il campo. Noi adesso giochiamo molto meglio che in stagione regolare».
Ma a 48 ore di distanza da Cantù, come limitare il continuo pick´n´roll di Edney, dopo aver subito quello di McCullough, uno che va più piano di Tyus?
«L´Oregon non l´aveva mai provato nelle precedenti quattro partite. Ci ha sorpreso: e in quei momenti è anche difficile comunicare in campo. Ma oggi sarà diverso l´approccio: su Edney sono già previste le contromisure. Abbiamo avuto poco tempo per prepararle e recuperare le forze, ma loro dovranno venire in casa nostra. Siamo pari così».
Orgoglio è la parola più evocata alla vigilia. Tutti ne fanno sfoggio. Ieri Milic, per acciacchi alla caviglia, è rimasto fermo ai box, ma ha fatto sapere: «Giocherò anche su una gamba sola». Savic, con un ditone insaccato, si è allenato regolarmente. Tutti abili oggi, per un altro giro all´inferno.
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica