Il 10 giugno, termine ultimo per l'iscrizione al prossimo campionato di serie A1 di basket, ormai è davvero alle porte. Ma in casa Scandone, nonostante gli importanti interventi da parte dell'Air e della Regione, non tutti i problemi sono stati risolti. E'proprio per questo motivo che Menotti Sanfilippo, direttore sportivo uscente del sodalizio biancoverde, ancora non se la sente di parlare del suo futuro. «Facciamo un passo alla volta - commenta il dirigente irpino -. Prima bisognerà costruire la società, poi dovranno essere trovati i soldi e solo dopo potrò pensare ad un mio futuro nella Scandone. Per adesso seguo con apprensione ogni vicenda da puro tifoso. A problemi risolti, comunque, sono pronto a partecipare al prossimo campionato da socio oppure da semplice contribuente». Sanfilippo, però, teme per le enormi spese che la prossima stagione sportiva richiederà. «Grazie all'Air ed alla Regione - spiega il diesse avellinese -, la situazione economica della Scandone è notevolmente migliorata. Ora il deficit è stato ripianato. Ma il prossimo campionato richiederà altre spese ancora. Dopo che Nicola De Vizia ha deciso di defilarsi la situazione della Scandone è diventata imprevedibile. In qualche modo credo che riusciremmo comunque a racimolare circa tre miliardi di vecchie lire, ma questo non basta. La Scandone ha bisogno di un vero proprietario, proprio come Maione a Napoli. C'è bisogno di una forte copertura economica. Una figura forte che, in caso di disavanzo, possa garantire tranquillità al club. Ma questa persona non c'è! Ora la nostra situazione economica è notevolmente migliorata rispetto agli anni precedenti. Ci sono tutti i presupposti perché qualcuno possa acquistare la società. Perciò siamo abbastanza ottimisti di poter trovare una soluzione, magari anche cercando all'esterno dell'attuale dirigenza!». Per Menotti Sanfilippo, dunque, la Scandone non può considerarsi ancora tranquilla. Un eventuale dietro- front di Nicola De Vizia, però, potrebbe davvero garantire un futuro sereno al club di galleria Giordano. «Non so perché Nicola abbia deciso di lasciare - conclude lo stesso Sanfilippo -. Bisognerebbe chiederlo a lui. Un suo ritorno sarebbe molto importante, ma non me la sento di giudicarlo per questa sua decisione. Tutti noi vecchi dirigenti siamo stanchi e la Scandone non può essere considerata una prigione a vita. Non si può imporre a nessuno di fare parte di questa società, né possono essere considerati dei malfattori quelli che decidono di lasciare. I tanti anni di sacrifici fatti per questa squadra non possono essere dimenticati così. Ora, però, pensiamo solo al bene della Scandone. Aspettiamo fiduciosi buone nuove, magari anche dall'Unione Industriali. Il contributo di Lettieri e soci potrà certamente essere importante».
Raffaele Giusto
Raffaele Giusto