La battuta che circola negli ambienti della Nba, ora che la finale trasloca nel New Jersey con i Los Angeles Lakers in vantaggio per 2-0, è che ai Nets servirà l’aiuto di Tony Soprano per fermare Shaquille O’Neal. Tony Soprano, le cui gesta sono ambientate a poche miglia dalla Continental Arena, in realtà non esiste. È un fortunato personaggio televisivo, il boss della mafia italoamericana che sistema i problemi a modo suo. Sovente in modo brutale. Tipo facendo sparire la gente senza lasciare traccia. Questo tanto per chiarire quante siano le chance che hanno i Nets di vincere il loro primo titolo Nba. Nella notte di gara 2, a Los Angeles, Shaquille ha dimostrato una volta di più che può fare quello che gli pare. Scoraggiato Byron Scott, allenatore dei Nets: «È un mostro. È un giocatore capace di spostare gli equilibri come nessuno lo ha fatto nel passato. Nessuno». Assomiglia a una resa. La superiorità di Shaquille è così schiacciante che l’altra notte il centro dei Lakers si è pure permesso di scambiare una paio di sorrisi con un pezzo di bionda che gli faceva le smorfie a bordo campo. I Nets non hanno gradito, ma c’è poco da fare. «Non voglio essere strafottente - spiega Shaq -, però nessuno deve rompermi le scatole. Ho in mente solo il terzo titolo di fila, ecco tutto».
Quaranta punti, 12 rimbalzi, 8 assist: questo il suo tabellino in gara 2. Uno «Shaq attack» in piena regola, secondo l’espressione mutuata da «Shark attack» (attacco di squali) che viene rispolverata ogni volta che O’Neal gioca così. E una vittoria demoralizzante per l’avversario: 106-83. Il tutto aggiunto a un dato significativo: Shaq non sbaglia più i tiri liberi, suo storico limite. L’allenatore Phil Jackson, tanto per infierire sul nemico, rivela poi che Shaquille in realtà sta giocando al 75-80% delle sue possibilità: «Ha un problema a un alluce e forse dovrà farsi operare. Abbiamo dovuto creare scarpe speciali per lui: il prossimo anno dovremo valutare il da farsi, perché Shaq potrebbe mancare per un certo periodo».
Il prossimo anno. Come dire che nessuno prende in considerazione la possibilità della rimonta dei Nets. In New Jersey, a pochi chilometri da Newark, dove Shaquille è nato, è probabile che i Lakers proseguano la loro cavalcata che regalerebbe tra l’altro a Robert Horry, gregario di lusso, il quinto titolo Nba (due li ha vinti a Houston): un risultato che appena 20 giocatori nella storia hanno conseguito.
Oltre alla tripletta, a Shaquille sta comunque a cuore anche altro: «Vivere una giornata senza che nessuno dica qualcosa di negativo sul mio conto». E si riferisce a Rick Adelman, coach dei Sacramento scottati dalla finale di Western Conference: è andato in tv a dire che Shaq è un giocatore molto falloso. «Tutta questa gente - prosegue Shaq - non sa che, criticandomi, mette benzina dentro di me. Mi carico, vado in campo, mi sento invincibile. Dedico questa partita proprio al signor Adelman».
Invincibile: è la parola che si sente usare di più in questi giorni su di lui. Kobe Bryant, per una volta comprimario nella vittoria, dice: «Shaq gioca a un livello irraggiungibile per chiunque. Non c’è modo di fermarlo». Jason Kidd, attore mancato di queste finali, prova a tirarsi su il morale: «Dobbiamo vincere una partita e da lì cominciare a pensare a quella successiva. Certo, dovremmo studiare qualche correttivo». Ad esempio, affidare la pratica a Tony Soprano. Fantasia pura, appunto.
Riccardo Romani
Quaranta punti, 12 rimbalzi, 8 assist: questo il suo tabellino in gara 2. Uno «Shaq attack» in piena regola, secondo l’espressione mutuata da «Shark attack» (attacco di squali) che viene rispolverata ogni volta che O’Neal gioca così. E una vittoria demoralizzante per l’avversario: 106-83. Il tutto aggiunto a un dato significativo: Shaq non sbaglia più i tiri liberi, suo storico limite. L’allenatore Phil Jackson, tanto per infierire sul nemico, rivela poi che Shaquille in realtà sta giocando al 75-80% delle sue possibilità: «Ha un problema a un alluce e forse dovrà farsi operare. Abbiamo dovuto creare scarpe speciali per lui: il prossimo anno dovremo valutare il da farsi, perché Shaq potrebbe mancare per un certo periodo».
Il prossimo anno. Come dire che nessuno prende in considerazione la possibilità della rimonta dei Nets. In New Jersey, a pochi chilometri da Newark, dove Shaquille è nato, è probabile che i Lakers proseguano la loro cavalcata che regalerebbe tra l’altro a Robert Horry, gregario di lusso, il quinto titolo Nba (due li ha vinti a Houston): un risultato che appena 20 giocatori nella storia hanno conseguito.
Oltre alla tripletta, a Shaquille sta comunque a cuore anche altro: «Vivere una giornata senza che nessuno dica qualcosa di negativo sul mio conto». E si riferisce a Rick Adelman, coach dei Sacramento scottati dalla finale di Western Conference: è andato in tv a dire che Shaq è un giocatore molto falloso. «Tutta questa gente - prosegue Shaq - non sa che, criticandomi, mette benzina dentro di me. Mi carico, vado in campo, mi sento invincibile. Dedico questa partita proprio al signor Adelman».
Invincibile: è la parola che si sente usare di più in questi giorni su di lui. Kobe Bryant, per una volta comprimario nella vittoria, dice: «Shaq gioca a un livello irraggiungibile per chiunque. Non c’è modo di fermarlo». Jason Kidd, attore mancato di queste finali, prova a tirarsi su il morale: «Dobbiamo vincere una partita e da lì cominciare a pensare a quella successiva. Certo, dovremmo studiare qualche correttivo». Ad esempio, affidare la pratica a Tony Soprano. Fantasia pura, appunto.
Riccardo Romani