PESARO - Le sue affinità con il Giovanni nazionale non le scopriamo certo noi, Charlie Recalcati è considerato il Trap della palla a spicchi già da un po’. Stessa cortesia e affabilità, battuta sempre pronta e modulo di gioco che piace. «Ho appena visto il match con la Croazia - ci racconta prima di partire per Alassio, dove oggi accoglierà la truppa per la seconda parte del raduno. Il coach dell’Italia sarà impegnato fino al 21 luglio con la sua giovane compagine - Beh, anche nel calcio gli arbitri a volte ci mettono lo zampino... Quantomeno avremmo meritato di pareggiare». Per voi invece niente Mondiali... «Un po’ di dispiacere esiste, perchè poteva essere un’estate diversa, ma ora abbiamo l’obiettivo di permettere ai giocatori che sono stati ai margini della Nazionale o che non ci hanno mai messo piede di fare esperienza. Vogliamo verificare le forze che ci sono dietro ai punti fermi». Pecile: non lo aveva mai allenato prima d’ora... «Andrea ha faticato un po’ all’inizio ma, una volta preso il ritmo, è stato uno dei migliori. Sarà ancora con noi, ma nel prosieguo bisognerà valutare le condizioni di chi termina i play-off (Basile e Meneghin in primis -ndr)». Convocazione anche per Malaventura... «La nostra ottica è quella di vedere più giocatori possibile. Le rotazioni sono premeditate». Ci sarebbe dovuto essere anche Maggioli... «Contavo di averlo per tutti e tre i ritiri - si rammarica Recalcati - purtroppo è reduce da un infortunio che si è trascinato. E’ giusto che gli sia dato il tempo per riprendersi». Coach, chi vince lo scudetto? «Credo che non ci sia mai stata una finale così aperta e senza pronostico. La Benetton si fa preferire come opzioni ma la Skipper ha il vantaggio non indifferente del fattore campo». Nonostante i vostri solerti tentativi di reclutamento, in Italia il basket è sempre meno italiano... «Beh però la finale rivaluta il nostro movimento. In campo ci sono sette italiani... Magari fosse sempre così!». Ha sentito della contestazione accesa dei tifosi nei confronti di Pillastrini? «Penso che abbia ragione il presidente quando dice che la gente può esprimere il proprio parere ma non imporre una scelta». Lei come avrebbe reagito? «Credo che Stefano sappia che nel nostro mondo è impossibile mettere d’accordo tutti, fa parte del nostro mestiere. Io non mi sono mai sognato di pretendere l’approvazione generale, in tutte le “famiglie" accadono queste cose». Come andrà a finire il tormentone dell’estate pesarese? «Non so, mi sembra che la società si sia già espressa. Forse la cosa migliore sarebbe lasciare che la vicenda si sgonfi da sola». Ma non è scontato che a Pesaro la pensino necessariamente così.
Camilla Cataldo
Camilla Cataldo