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Boniciolli, non cerco scuse

"Non m´arrabbio coi ragazzi erano vuoti, daranno di più"

IL pubblico l´aveva ringraziato a prescindere, srotolando ad inizio partita lo striscione. «Matteo grazie per davvero per questo spirito guerriero». E anche alla fine, erano tutti lì (no, non tutti, ma tanti sì) ad applaudire lo stesso. Fa molto male non ripagare chi ti firma una cambiale d´affetto in bianco. La sofferenza vera di Boniciolli, cinque minuti dopo essere andato a fondo insieme ai suoi contro la Benetton, è quella, ed è autentica. Il resto è disappunto, se vogliamo rimpianto, certamente delusione, ma non disperazione. Perché lui una spiegazione al naufragio, se non altro, ce l´ha, anche se la sputa fuori a fatica da una bocca imprigionata in due mascelle serrate.
«Non voglio trovare scuse che sarebbero ridicole dopo aver preso 24 punti in Gara 1, ma noi, a 36 ore dall´enorme sforzo con Cantù, non avevamo le forze per fare una partita diversa da quella che abbiamo fatto. Credo siano motivi televisivi quelli per cui si è giocato di sabato anzichè di domenica: non potevamo farci nulla. Per questo sono immensamente dispiaciuto per il nostro pubblico. So bene quanto ci siano rimasti male, e so pure i sacrifici che tanti fanno per pagare un biglietto e magari pagarlo anche al proprio figlio. A loro va tutta la mia comprensione, e anche le mie scuse, ma alla squadra non posso imputare nulla. Non ne avevano. Credo si sia visto, anche se tutto ciò nulla toglie alla strepitosa prestazione di Treviso: loro ci prendevano sempre, noi mai».
Gaetano Curreri, il cantante degli Stadio che in giornate come questa si trasforma nel tifoso più accanito, va dicendo a tutti che la Fortitudo perse Gara 1 anche la volta in cui si vestì di tricolore. Boniciolli raccoglie: «E´ un amico, e in fondo dice una cosa vera. Però lo so anch´io che la Benetton di oggi è un´altra cosa, e pure la Skipper è diversa…».
Eppure, anche in questa stagione non è sempre andata così, tra biancoblù e biancoverdi. C´era sempre stato da soffrire per tutti, e non per uno solo. Anche a quel ricordo si aggrappa Boniciolli, per approfondire il tema: abbiamo perso, ma almeno sappiamo perché. Prego: «Non credo che una squadra possa trasformarsi come Jeckyll e Hyde, almeno non la mia squadra. E se andate a rivedere le altre sfide tra queste due finaliste, vi renderete conto che questa Skipper non aveva la forza. Per questo, dal secondo tempo in poi, ho risparmiato il quintetto base, in vista di martedì».
Le spiegazioni alla disfatta sono queste. E la ricetta perché il precedente non diventi una zavorra insopportabile, è semplice semplice: «Non dobbiamo fare come Tafazzi, martellandoci da soli per questa partita. Lo so che abbiamo perso il vantaggio casalingo, iniziato male la serie e tutto quello che comporta perdere in casa Gara 1. Ma farsi assalire dalla depressione sarebbe letale. Sapete che io sono discretamente incazzereccio coi giocatori, anche loro dovranno capire che se stasera non gli ho rimproverato nulla un motivo c´è. Quindi domani (cioè oggi) facciamo un allenamento defatigante, lunedì ci rivediamo in palestra per fare due chiacchiere, e martedì torniamo in campo».
Gli chiedono se dovrà inventarsi qualche novità, se il fatto che Treviso fosse pure priva di Ednay non l´ha ulteriormente spaventato, se il suo sogno di bambino di mettere piede in una finale scudetto non si sia infranto al primo ingresso. E lui risponde a tutto. «Non m´invento nulla, faccio l´allenatore e non il mago. Edney? Finchè non l´ho visto in borghese, non ho creduto che non giocasse. Quindi non ci avevo nemmeno mai pensato, e comunque mi sembra che chi l´ha sostituito, cioè Bulleri, abbiamo pilotato anche la vittoria sulla Virtus. Il mio sogno? C´è ancora, perché ho quarant´anni, moglie e figli, e capisco le situazioni».
Non capisce, semmai, che qualcuno obietti il fatto che anche contro Cantù il basket dei suoi non fosse stato eccelso, anche se tosto. «Noi belli non lo saremo mai, speravo si fosse già capito. Noi possiamo difendere duro, spremere intensità, lottare su tutti i palloni, non certo affidarci al tiro. Quello è il nostro basket, e per farlo abbiamo bisogno di risorse che comunque abbiamo ancora, e che martedì faremo vedere. I miei hanno saputo ribaltare il mondo molte volte quest´anno, io mi fido di loro». E voi fidatevi di lui, che alternative non ce ne sono.
Giovanni Egidio
Fonte: La Repubblica
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