ETTORE Messina, all´oggi, ha due anni di contratto con la Kinder, una buona offerta della Benetton (triennale, e forse quattro) e un coro di sussurri e grida, in arrivo da Barcellona, che non sono ancora una proposta ufficiale del club, ma potrebbero diventarlo a ore.
Marco Madrigali torna stasera da una sua breve vacanza in barca e parlerà giovedì ai giornalisti. Si presume di quel che è stato, in quest´anno dei temporali, e di quel che sarà, nel prossimo. Ha perso lo sponsor, ma ha già trattative per rimpiazzarlo. Non rincorrerà mai quel Griffith che gli ricorda d´essere a credito un giorno sì e uno no. Quasi certamente perderà per la Nba sia Jaric che Ginobili. Infine (o dapprincipio) deve decidere cosa fare con un allenatore che tanti vogliono. Meglio, chiarire se e quanto si vogliano ancora loro due.
Se l´inverno è il tempo di chi va in campo, giocatori e allenatori, l´estate è quello di chi dirige: presidenti in testa. I voti si danno al fare, non più al dire. Due estati fa Madrigali mise a segno una stupefacente campagna acquisti: carissima, poi ripagata dal Grande Slam. L´estate scorsa, dovendo solo ritoccare un gruppo vincente, si concesse un innesto perfino sfarzoso: con Becirovic pensò già all´indomani e non solo al domani, a quando cioè Sani Boy sarebbe diventato un big della squadra al posto dei big partenti. I guai fisici hanno ridotto le verifiche, ma il piano è rimasto lo stesso. Quest´estate Madrigali dovrà rifare una Virtus poco meno che dimezzata. Non ha dato segnali vistosi, finora, mentre il suo allenatore ha più volte richiamato l´esigenza di conoscere il progetto.
Si capirà giovedì (almeno lo si spera) se Messina ne fa parte, ed anche se Madrigali è ancora un presidente con cui il coach vuole lavorare. Oppure se fu giusto ritenere quell´esonero dell´11 marzo una frattura definitiva, anche se poi ricomposta. Inutile far finta di niente: quel giorno Madrigali non riteneva più Messina il pilota ideale della sua Virtus; né lui, l´allenatore, di quel licenziamento s´è mai dimenticato. Se divorzio doveva essere, il cerchio potrebbe chiudersi ora, con reciproci, anche se probabilmente inconfessati, sollievi. E´ un gioco delle tre carte (Barcellona, Benetton, Kinder, in ordine solo alfabetico, per carità), sottile e complicato. Un aspettare la mossa altrui. Anche prendendosi qualche giorno fuori porta per capire cosa accadrà.
(w.f.)
Marco Madrigali torna stasera da una sua breve vacanza in barca e parlerà giovedì ai giornalisti. Si presume di quel che è stato, in quest´anno dei temporali, e di quel che sarà, nel prossimo. Ha perso lo sponsor, ma ha già trattative per rimpiazzarlo. Non rincorrerà mai quel Griffith che gli ricorda d´essere a credito un giorno sì e uno no. Quasi certamente perderà per la Nba sia Jaric che Ginobili. Infine (o dapprincipio) deve decidere cosa fare con un allenatore che tanti vogliono. Meglio, chiarire se e quanto si vogliano ancora loro due.
Se l´inverno è il tempo di chi va in campo, giocatori e allenatori, l´estate è quello di chi dirige: presidenti in testa. I voti si danno al fare, non più al dire. Due estati fa Madrigali mise a segno una stupefacente campagna acquisti: carissima, poi ripagata dal Grande Slam. L´estate scorsa, dovendo solo ritoccare un gruppo vincente, si concesse un innesto perfino sfarzoso: con Becirovic pensò già all´indomani e non solo al domani, a quando cioè Sani Boy sarebbe diventato un big della squadra al posto dei big partenti. I guai fisici hanno ridotto le verifiche, ma il piano è rimasto lo stesso. Quest´estate Madrigali dovrà rifare una Virtus poco meno che dimezzata. Non ha dato segnali vistosi, finora, mentre il suo allenatore ha più volte richiamato l´esigenza di conoscere il progetto.
Si capirà giovedì (almeno lo si spera) se Messina ne fa parte, ed anche se Madrigali è ancora un presidente con cui il coach vuole lavorare. Oppure se fu giusto ritenere quell´esonero dell´11 marzo una frattura definitiva, anche se poi ricomposta. Inutile far finta di niente: quel giorno Madrigali non riteneva più Messina il pilota ideale della sua Virtus; né lui, l´allenatore, di quel licenziamento s´è mai dimenticato. Se divorzio doveva essere, il cerchio potrebbe chiudersi ora, con reciproci, anche se probabilmente inconfessati, sollievi. E´ un gioco delle tre carte (Barcellona, Benetton, Kinder, in ordine solo alfabetico, per carità), sottile e complicato. Un aspettare la mossa altrui. Anche prendendosi qualche giorno fuori porta per capire cosa accadrà.
(w.f.)
Fonte: La Repubblica