La finale scudetto ha già offerto il suo primo colpo di scena. Fattore campo saltato e Benetton in vantaggio 1-0 sulla Skipper Fortitudo Bologna.
Che per i felsinei non potesse essere una passeggiata lo confermava statura e posizione (seconda in regular season) dell'avversario, che il vantaggio del "fattore campo" non fosse una grandissima ipoteca per la rincorsa al titolo era pure risaputo o quantomeno ipotizzabile. Che il divario risultasse così netto anche se i biancoverdi erano più riposati rispetto agli avversari, che avevano staccato il pass per le finali solamente giovedì contro l'Oregon Cantù dopo una prova maiuscola, non era comunque preventivabile. Il tutto è successo senza l'uomo faro, quel Tyus Edney fermato da uno stiramento alla coscia e tenuto precauzionalmente a riposo, ma che dovrebbe domani scendere in campo.
Ci sono perciò tutti i presupposti per essere sorridenti in casa Benetton, che festeggiava contro i bolognesi la gara 850 della sua storia e che ha segnato anche il rientro del croato Mario Stojic nei dieci, dopo più di un mese di stop causa l'operazione all'ernia inguinale; chi invece di sorridente aveva ben poco era Marcelo Nicola, causa uno scontro fortuito a rimbalzo nel primo tempo della gara con l'americano Goldwire.
«Sono dovuto urgentemente andare dal dentista - ammette l'ala ispano-argentina - il quale mi ha fissato i denti con uno speciale gesso. Lo dovrò tenere per due settimane, però adesso l'importante è sentirsi bene».
Infatti per tutto l'incontro Nicola ha giocato con tale problema, ma ha resistito e disputato una finale veramente sopra le righe. «Siamo riusciti a disputare una grandissima partita, soprattutto difensiva, senza risparmiarci comunque anche in attacco».
Quale l'arma in più?
«Decisamente la concentrazione. La fluidità e i buoni tiri che ci siamo concessi, sempre le migliori soluzioni, sono stati determinanti. Servire sempre il compagno smarcato significa fare le cose semplici. La Benetton c'è riuscita, anche perché tutti hanno saputo interpretare la gara nel migliore dei modi. Così è facile e bello vincere...».
Cosa è mancato alla Skipper?
«Credo che la loro stanchezza sia stata sia fisica che mentale. Personalmente ho visto una Fortitudo diversa da quella che eravamo abituati a vedere durante la stagione. La squadra che non molla mai, quella specializzata nelle rimonte dell'ultimo quarto, è rimasta probabilmente a giovedì, in semifinale con l'Oregon. Sabato siamo stati però molto bravi, perché non abbiamo lasciato che si avvicinassero dopo un nostro break, punendoli sempre con tiri pesanti, condannandoli».
Com'è il clima nello spogliatoio?
«Di gran festa. Però non lasciamoci prendere da facili entusiasmi, per non rischiare di vanificare gli sforzi sin qui fatti. Il nostro obiettivo era quello di ribaltare a nostro favore il fattore campo, avevamo tre gare per farlo ma adesso già alla prima apparizione ci siamo riusciti. Perciò dobbiamo non giocare con l'ossessione del risultato, ma con la consapevolezza di dover correre senza fermarci mai».
Adesso la pressione è tutta sulla Skipper?
«Direi che per noi è fondamentale vincere domani. Comunque la serie è al meglio delle cinque gare, perciò dobbiamo giocoforza arrivare a tre. Il prima possibile!».
Adesso da verificare rimangono le condizioni di Tyus Edney.
«Sì, abbiamo vinto senza il nostro regista titolare. Tutti sanno del suo valore per la Benetton, però sia Bulleri che Bell hanno dimostrato di essere all'altezza della situazione e di sostituirlo egregiamente».
Riuscire a dare spettacolo senza l'uomo più spettacolare della squadra non è impresa da tutti. Vincere poi...
«Tyus è fondamentale. Se recupererà - la decisione sarà presa solamente nella mattinata di domani - sarà certamente una notizia positiva. Però abbiamo dimostrato di capire come fare senza di lui».
Ovvero?
«Il ritmo partita l'ha dettato il collettivo, non il play. Inoltre senza palla ci siamo mossi tutti molto bene, facilitando e sgravando i compiti dei nostri registi. Risultato? Quello che tutti hanno potuto constatare...».
Francesco Maiano
Che per i felsinei non potesse essere una passeggiata lo confermava statura e posizione (seconda in regular season) dell'avversario, che il vantaggio del "fattore campo" non fosse una grandissima ipoteca per la rincorsa al titolo era pure risaputo o quantomeno ipotizzabile. Che il divario risultasse così netto anche se i biancoverdi erano più riposati rispetto agli avversari, che avevano staccato il pass per le finali solamente giovedì contro l'Oregon Cantù dopo una prova maiuscola, non era comunque preventivabile. Il tutto è successo senza l'uomo faro, quel Tyus Edney fermato da uno stiramento alla coscia e tenuto precauzionalmente a riposo, ma che dovrebbe domani scendere in campo.
Ci sono perciò tutti i presupposti per essere sorridenti in casa Benetton, che festeggiava contro i bolognesi la gara 850 della sua storia e che ha segnato anche il rientro del croato Mario Stojic nei dieci, dopo più di un mese di stop causa l'operazione all'ernia inguinale; chi invece di sorridente aveva ben poco era Marcelo Nicola, causa uno scontro fortuito a rimbalzo nel primo tempo della gara con l'americano Goldwire.
«Sono dovuto urgentemente andare dal dentista - ammette l'ala ispano-argentina - il quale mi ha fissato i denti con uno speciale gesso. Lo dovrò tenere per due settimane, però adesso l'importante è sentirsi bene».
Infatti per tutto l'incontro Nicola ha giocato con tale problema, ma ha resistito e disputato una finale veramente sopra le righe. «Siamo riusciti a disputare una grandissima partita, soprattutto difensiva, senza risparmiarci comunque anche in attacco».
Quale l'arma in più?
«Decisamente la concentrazione. La fluidità e i buoni tiri che ci siamo concessi, sempre le migliori soluzioni, sono stati determinanti. Servire sempre il compagno smarcato significa fare le cose semplici. La Benetton c'è riuscita, anche perché tutti hanno saputo interpretare la gara nel migliore dei modi. Così è facile e bello vincere...».
Cosa è mancato alla Skipper?
«Credo che la loro stanchezza sia stata sia fisica che mentale. Personalmente ho visto una Fortitudo diversa da quella che eravamo abituati a vedere durante la stagione. La squadra che non molla mai, quella specializzata nelle rimonte dell'ultimo quarto, è rimasta probabilmente a giovedì, in semifinale con l'Oregon. Sabato siamo stati però molto bravi, perché non abbiamo lasciato che si avvicinassero dopo un nostro break, punendoli sempre con tiri pesanti, condannandoli».
Com'è il clima nello spogliatoio?
«Di gran festa. Però non lasciamoci prendere da facili entusiasmi, per non rischiare di vanificare gli sforzi sin qui fatti. Il nostro obiettivo era quello di ribaltare a nostro favore il fattore campo, avevamo tre gare per farlo ma adesso già alla prima apparizione ci siamo riusciti. Perciò dobbiamo non giocare con l'ossessione del risultato, ma con la consapevolezza di dover correre senza fermarci mai».
Adesso la pressione è tutta sulla Skipper?
«Direi che per noi è fondamentale vincere domani. Comunque la serie è al meglio delle cinque gare, perciò dobbiamo giocoforza arrivare a tre. Il prima possibile!».
Adesso da verificare rimangono le condizioni di Tyus Edney.
«Sì, abbiamo vinto senza il nostro regista titolare. Tutti sanno del suo valore per la Benetton, però sia Bulleri che Bell hanno dimostrato di essere all'altezza della situazione e di sostituirlo egregiamente».
Riuscire a dare spettacolo senza l'uomo più spettacolare della squadra non è impresa da tutti. Vincere poi...
«Tyus è fondamentale. Se recupererà - la decisione sarà presa solamente nella mattinata di domani - sarà certamente una notizia positiva. Però abbiamo dimostrato di capire come fare senza di lui».
Ovvero?
«Il ritmo partita l'ha dettato il collettivo, non il play. Inoltre senza palla ci siamo mossi tutti molto bene, facilitando e sgravando i compiti dei nostri registi. Risultato? Quello che tutti hanno potuto constatare...».
Francesco Maiano
Fonte: Il Gazzettino