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Una domenica di sport per superare il dolore

Quando i bolognesi videro l'orologio della stazione scandire nuovamente il passare del tempo, ci rimasero male. Vogliamo che quelle lancette rimagano così, immobili, a ricordare i nostri morti, il nostro dolore, dissero in molti. Servono i simboli, perché a quelli si aggrappa il ricordo in un mondo che va a velocità folle. Quello dello sport, poi. A volte è talmente stordito dal vortice che provoca, da venirne risucchiato, come accadde quando morì Niccolò Galli: era venerdì e la domenica il Bologna dovette giocare contro la Roma. Ma il cinismo non sta in quello che si fa; sta nel come si fa. Oggi Bologna si stringerà di nuovo, idealmente, intorno alla famiglia del professor Biagi, poi andrà allo stadio; poi riempirà il palazzo dello sport di Casalecchio. Il menù calcistico propone il miraggio della Champions League da inseguire ai danni del Lecce; quello del basket offre anche di meglio: una fetta di primo posto, uno stato di euforia, il piacere dello sberleffo. Fino a mezzogiorno il sacro, poi un pomeriggio all'insegna del profano. Si può? Si deve. Si va allo stadio e si va al derby, dopo aver subito una ferita dolorosa, per fare il pieno di illusione e di passione. Si va per ricordare che nella nostra vita c'è il gioco e per dimenticare che c'è il dolore. Si va e si è ben contenti che ci vadano i nostri figli: così capiscono che al mondo c'è spazio anche per il sorriso. A volte, allo stadio e a maggior ragione nel derby di basket, qualcuno passa il segno. Non succederà stavolta. Correrà verso i suoi traguardi la Bologna dello sport, ma da qualche parte lascerà ferme le lancette al momento del dolore, alla sera del lutto. Si infiammeranno virtussini e fortitudini; l'ingresso di Messina nel suo tempio ritrovato esalterà i bianconeri; i sei punti di vantaggio che hanno in classifica insieme con il primato, daranno ai biancoblù un senso di sicurezza che la sconfitta di Eurolega non può aver sbriciolato. Chi va al derby con una squadra nel cuore vive come se fosse in missione per la causa più giusta del mondo, anzi per l'unica causa giusta del mondo.
E' questo lo sport: più l'evento è sentito, più ti assorbe, più rende un enorme servizio alla comunità. Perché un derby è passione, è calore e colore; è il senso della speranza e della fiducia che sta dentro di noi. E' la vita senza il piombo che ti tiene inchiodato per terra.
Quando non ti colpisce.
Stefano Biondi
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