MILANO — Metà dicembre 2000-giugno 2002: si conclude prima di compiere i 18 mesi l'avventura di Sergio Tacchini alla guida dell' Olimpia Milano. La sostanza del comunicato emesso dall'ufficio stampa di Tacchini è chiara: o si trova un acquirente entro il 20 giugno o la società chiude, in ogni caso Tacchini ha chiuso con il basket. Un uomo che due anni fa aveva salvato la società milanese e che ha cercato, senza successo, di costruire un progetto, ora lascia la società nelle stesse condizioni di quando l'aveva rilevata: dal possibile fallimento a un altro possibile fallimento.
Dopo la parentesi come sponsor tecnico nei primi Anni 80, Tacchini era rientrato dalla porta principale, doveva essere l'uomo del rilancio. Al suo arrivo le prime comprensibili difficoltà, la squadra fatta strada facendo, le vittorie che stentavano ad arrivare e il conseguente esonero di Valerio Bianchini, in società l'allontamento spontaneo del socio Caserta. Ma è nella seconda parte della stagione il periodo più fruttuoso: in panchina siede Guido Saibene, l'Adecco recupera posizioni in classifica, la squadra lotta e piace ai milanesi, che spesso riempono il PalaLido; i playoff non arrivano, ma l'obiettivo era la salvezza. Con l'estate alle porte si pensa che possa essere arrivato il momento per costruire un buona squadra, ma qualcosa non funziona: i giocatori non arrivano, si cerca un allenatore per tre mesi prima di riaffidarsi a Saibene, l'unico giocatore di livello, Bullock, inizia a giocare a campionato cominciato da nove giornate. La squadra non ci mette cuore, la situazione in classifica si fa preoccupante e Tacchini, in polemica con la squadra, non va più a vedere le gare. Poi, quando si capisce che l'Olimpia non potrà arrivare ai playoff, arriva l'annuncio della ricerca di soci per fare una grande squadra dimettendosi da presidente, ma è solo un modo per cercare di uscire dalla società in maniera dignitosa.
In campionato intanto continua il disastro con la formazione milanese costretta a salvarsi all'ultima giornata. Fino al «de profundis» di ieri con l'annuncio della sua definitiva uscita di scena.
Le colpe non sono tutte sue, il progetto poteva anche funzionare ma sono troppe le cose che sono andate storte, forse il Cavaliere è stato mal consigliato da qualcuno, c'è da sperare che l'eventuale nuova gestione non ripercorra gli errori che da troppi anni caratterizzano le stagioni della squadra più titolata d'Italia.
Sandro Pugliese
Dopo la parentesi come sponsor tecnico nei primi Anni 80, Tacchini era rientrato dalla porta principale, doveva essere l'uomo del rilancio. Al suo arrivo le prime comprensibili difficoltà, la squadra fatta strada facendo, le vittorie che stentavano ad arrivare e il conseguente esonero di Valerio Bianchini, in società l'allontamento spontaneo del socio Caserta. Ma è nella seconda parte della stagione il periodo più fruttuoso: in panchina siede Guido Saibene, l'Adecco recupera posizioni in classifica, la squadra lotta e piace ai milanesi, che spesso riempono il PalaLido; i playoff non arrivano, ma l'obiettivo era la salvezza. Con l'estate alle porte si pensa che possa essere arrivato il momento per costruire un buona squadra, ma qualcosa non funziona: i giocatori non arrivano, si cerca un allenatore per tre mesi prima di riaffidarsi a Saibene, l'unico giocatore di livello, Bullock, inizia a giocare a campionato cominciato da nove giornate. La squadra non ci mette cuore, la situazione in classifica si fa preoccupante e Tacchini, in polemica con la squadra, non va più a vedere le gare. Poi, quando si capisce che l'Olimpia non potrà arrivare ai playoff, arriva l'annuncio della ricerca di soci per fare una grande squadra dimettendosi da presidente, ma è solo un modo per cercare di uscire dalla società in maniera dignitosa.
In campionato intanto continua il disastro con la formazione milanese costretta a salvarsi all'ultima giornata. Fino al «de profundis» di ieri con l'annuncio della sua definitiva uscita di scena.
Le colpe non sono tutte sue, il progetto poteva anche funzionare ma sono troppe le cose che sono andate storte, forse il Cavaliere è stato mal consigliato da qualcuno, c'è da sperare che l'eventuale nuova gestione non ripercorra gli errori che da troppi anni caratterizzano le stagioni della squadra più titolata d'Italia.
Sandro Pugliese