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Scavolini, rivoluzione nei centri?

Il reparto lunghi della Vuelle rischia di ripartire da zero

PESARO – Uno degli assi nella manica di Stefano Pillastrini, a sostegno della sua riconferma alla guida della Scavolini, è sicuramente quello della “continuità tecnica". E si tratta di un argomento oggettivamente valido, che potremmo riassumere in questo modo: è stato impostato un lavoro, due anni fa, un lavoro che qualche risultato ha prodotto, a giudicare dagli innegabili risultati ottenuti in Italia e in Europa nella prima stagione targata-Pilla. Inutile riassumerli perché tutti a Pesaro li ricordano bene: furono festeggiati con tanto di festa popolare e fuochi d’artificio e ben pochi allora, e cioè esattamente un anno fa, si sognavano di mettere in discussione le qualità del tecnico romagnolo. Poi c’è stato il secondo anno, una sorta di hegeliana “antitesi" che ha dato qualche volta la sensazione che tutto il buono dell’anno prima fosse sul punto di essere disperso e vanificato, anche per la micidiale azione psicologica di tutto quell’insieme di aspettative accumulate in estate, durante la fin troppo entusiastica gestazione della stagione appena conclusa. Però alla fine, dai pur brevi play off che la Scavolini ha disputato, un ulteriore passo avanti è emerso anche quest’anno: sotto canestro la squadra ha “tenuto", dominando ai rimbalzi anche contro la Kinder. Un dato inedito questo, una Scavolini con ancora numerosi e seri problemi ma comunque capace di mutar pelle e di cancellare antiche lacune.
Ora sarebbe bello, seguendo la già citata logica di Hegel, avere al terzo anno la “sintesi" dialettica, con tutto il meglio delle due stagioni precedenti depurate di tutti quanti gli aspetti negativi. Sarebbe bello, insomma, che come in una rampa di scale da un anno all’altro si passasse da un pianerottolo all’altro, salendo sempre, magari in ascensore. Ma ahinoi c’è un piccolo problema: la “continuità tecnica" sotto canestro, proprio sul punto forte dell’ultima stagione, è destinata a saltare. Tra i vari Blair, DeMarco, Maggioli e Tusek nessuno è sicuro della riconferma, ed anzi è praticamente certo che Johnson non tornerà, Blair è in forte dubbio e Maggioli, se dovesse capitargli l’offerta giusta, prenderebbe il volo senza esitare. C’è una forte probabilità che resti Tusek, ma la trattativa per il rinnovo contrattuale non è ancora cominciata. Senza DMJ non rivedremo più la Scavolini “prima versione"; senza Blair svaniranno anche i pochi passi avanti della “seconda versione", e l’eventuale riconferma di Blair non si concilierebbe con la valorizzazione di Maggioli, che a quel punto se ne andrebbe, come ha già fatto chiaramente capire. Che significa tutto ciò? Significa che Pillastrini (o chi per lui) dovrà ricominciare quasi tutto daccapo. L’argomento della continuità del lavoro svolto, per quanto importante come abbiamo riconosciuto in apertura, è però destinato a perdere buona parte del suo valore.
Giancarlo Iacchini
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