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Bianchini difende Pilla

«Scavolini grande anche se ridimensionata»

PESARO - Il vocabolario della metafora, uomo di basket e personaggio a 360°, nonchè il coach che ha portato il primo scudetto a Pesaro. Valerio Bianchini non è mai banale, non è nel suo dna esserlo. Ora è a Roseto, dove sta si sta prodigando per costruire la nuova squadra. Curiosi di sapere come ha preso la notizia del ridimensionamento della Scavolini, un purista innamorato della tradizione come il Vate? «Non ho tantissimi elementi per valutare, ma credo che la Scavolini sia una grande realtà al di là dei programmi. Se fossi in voi non mi preoccuperei più di tanto, Pesaro è da tanti anni sulla breccia, è un esempio per tutto il mondo sportivo italiano e garanzia di qualità. Una razionalizzazione delle spese non significa ridimensionare le aspirazioni. Quello che esprime Pesaro resta qualcosa di grande». L’idea sembra quella di ringiovanire... «Una buonissima linea - continua Valerio di Torre Pallavicina - con enorme possibilità di muoversi, visto che non c’è l’impegno dell’Eurolega». L’alone aureo si scollerà anche da altri proprietari? «Certamente. Tutto il movimento è improntato al ridimensionamento. Bisogna darsi una regolata: la tv terrestre è quasi scomparsa, gli spettatori sono sempre meno e i play-off si giocano nel pieno “orgasmo" mondiale del calcio, che ha stravolto tutto quanto. Di sicuro comunque il livello del nostro campionato sarà sempre altissimo, come da 20 anni a questa parte». Di questi tempi a Pesaro torna d’attualità “l’attacco al coach"... «Pillastrini è un ottimo allenatore, ma la vostra è una piazza molto difficile. Diversi tecnici hanno passato momenti bui a Pesaro, me compreso, però l’intervento di Pillastrini ha significato il ritorno della Scavolini ad alti livelli, dopo il periodo di Myers. Il suo è un corso che non va giudicato negativamente». Ma lei terrebbe Beric? «Mi coglie impreparato! Spiacente, non dico nulla al riguardo!». Intanto a Roseto, per ripartire, si fanno nomi di ex pesaresi (Attruia, Moltedo, Guarasci)... «Ancora sono pure supposizioni, vedremo. Di lavoro ce n’è tanto, ci stiamo preparando ad un’estate pienissima». Non le manca un po’ la vita da allenatore? «Certo! La voglia di stare in panchina l’ho sempre avuta - conclude l’uomo che portò a Pesaro Darren Daye - Dico sempre che gli allenatori sono come i preti (continuano cioè a sentire il richiamo della Chiesa -ndr). Però è utile anche avere una visione più ampia del fenomeno basket».
Camilla Cataldo
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