«HO letto tante cose in questi giorni, vere e meno vere. Vorrei fare chiarezza e soprattutto dire la mia. Sono alla guida della Virtus da due anni, il bilancio di 4 trofei vinti su 6 mi pare ottimo, eppure, dopo la finale europea perduta, un risultato non infamante, ho dovuto subìre una conferenza stampa squallida. Cose dette, ritrattate, ridette, dai signori Porter e Griffith. Cose indecorose. E ho sentito tante cifre, pure diverse, contradditorie, fatte da loro. Bene, sono stato zitto. Si stava giocando, non volevo disturbare la squadra, ma adesso posso dire quanti soldi ha avuto dalla Virtus il signor Griffith. Un milione e 875 mila dollari. Non è la mia verità, contro la sua. E´ la verità. E basta. Poi, vi dirò pure che, alla vigilia di Gara 2 con Treviso, Rashard addusse problemi alla caviglia che gli impedivano di giocare. Lo feci visitare al dottor Lelli, per lui poteva farcela e stilò un certificato. Ora ce l´hanno in mano i legali. A Treviso dissi che m´ero stancato d´aspettarlo, e lo ripetei pure a lui, davanti ai compagni. Ancora, invito tutti a cena dopo l´eliminazione, mi fermo in giardino a parlare con Griffith e lui mi fa: bene come alla Virtus non sono mai stato. Passano due ore, mi chiama la nostra addetta stampa e mi racconta cos´ha detto Griffith, nel pomeriggio, ai giornalisti. Altra robaccia. Basta, chiuso, questo suo disprezzo è intollerabile. La Virtus paga chi deve aver soldi. E gli pagherà anche il prossimo mese. Se non paga c´è un perchè. E se al signor Griffith mancano ora 250.000 dollari, defalcati dal suo contratto d´immagine, che prevede, appunto, un certo comportamento in rispetto alla società, e qui mi fermo, è perché abbiamo fatto due cause, a lui e a Porter. Dovessimo vincerle, non vorremmo andare in America per riavere i soldi. Con lui sono incazzato come una bestia. Ma adesso la faccio io una domanda. Il signor Griffith, fuori di due milioni di dollari, aspetta fine maggio per cominciare a rompere le palle? Ma andiamo».
«Cordate. Non posso vietarle né vietare di parlarne. Ma io non ho ricevuto acquirenti. Ho visto due professionisti, e uno è qui oggi, che mi hanno chiesto se la Virtus era in vendita. Non c´era volontà di andare avanti, perchè non vendo. La venderò quando deciderò io. Non adesso».
«Ho letto quanto ha sfogliato la margherita Messina. Prima tanti petali, poi solo questo. Ma non avevo dubbi, non è mai stato in discussione. Lui sa che è il tecnico della Virtus, e che ha sempre goduto della mia fiducia, dopo i fatti di marzo. Mercoledì abbiamo avuto un lungo colloquio, parlando poco di lui e molto della squadra da fare».
«Abbiamo vinto tanto, nell´ultimo anno abbiamo avuto i nostri guai, ma non piangiamo. Le squadre fatte per vincere devono vincere lo stesso, non invocano alibi. Due anni fa mi presentai dicendo che volevo fare una buona squadra e una grande società. La prima s´è vista, e si rivedrà, la seconda non l´abbiamo ancora fatta, ma ci proviamo. Inseriremo un direttore generale, che potrebbe anche non uscire dal mondo del basket. Non avremo, come ho letto, budget ridotti, ma seguiremo solo l´andamento di tutto lo sport, che non può reggere in questa situazione di costi e ricavi. Rischia di fallire il calcio, noi dobbiamo adeguarci, e proporremo qualche contratto riveduto ai nostri giocatori. Non ci staranno? Mah, i procuratori sono sensibili, gli stessi ragazzi sanno che, in un basket morto, non giocherebbero più».
«Non ho nomi da fare, finchè non sapremo di Jaric e Ginobili. Io ci spero, ma Marko parla già come uno che è di là, e Manu sta ricevendo offerte importanti. Ci siamo premuniti su ciò che si poteva: se tornano, tornano solo alla Virtus. Nomi ne abbiamo, a fine luglio avremo una squadra da scudetto e non di transizione: la presenteremo prima della campagna abbonamenti. Andersen non ha Nba escape e starà con noi, anche se andrà al draft. Allungheremo l´accordo con Smodis. Con Granger c´è un contratto, possiamo uscirne entro il 23 giugno. Dipende da Ginobili: per quei giorni il suo agente ci ha promesso informazioni definitive o quasi. Becirovic è un nostro giocatore, per 5 anni. Resta? E´ nostro, l´ho detto, anche se l´ultima volta lo dissi per Danilovic… Abbio lo saluterò volentieri, ma non rientra nei piani. Starà a Valencia, anche se c´erano clausole nel contratto che, tornando in Italia, la Virtus aveva l´opzione di riprenderlo. Rigaudeau è nostro, Bonora è in scadenza ma non prevedo sorprese. Quanto ai pivot, Nesterovic non si prende, perché resta là. Ci piace Kambala, ma ce ne piacciono tanti».
«A Messina non ho già fatto contratti al 2004 o al 2005, c´è l´intenzione d´entrambi di prolungare e vedremo di farlo. L´11 marzo? Storia chiusa. E adesso ve la racconto. Gli parlai due settimane prima. Se lei non facesse l´allenatore, gli dissi, la manderei due settimane in montagna. Soffriva, era poco sereno. Ci tornai dopo Pesaro e non per il –33. Senta, perché non fa il direttore generale e l´anno lo finisce Consolini? Era una proposta in buonafede. Non potevo vederlo così e ritenevo che, se mancava serenità nel capo, la squadra ne risentisse in negatività. E, egoisticamente, non facesse risultati. Poi vennero le contestazioni, qualche sciocchezza da cartellino giallo e anche rosso e l´interpretazione di molti fu: ha avuto paura, l´ha richiamato. No, non ho avuto paura. Lo chiamai, ci parlammo, convenì con me che la pressione, di lì in poi, l´avrei avuta tutta io. Da allora, tutto a posto. Chiedete anche a lui».
«Cordate. Non posso vietarle né vietare di parlarne. Ma io non ho ricevuto acquirenti. Ho visto due professionisti, e uno è qui oggi, che mi hanno chiesto se la Virtus era in vendita. Non c´era volontà di andare avanti, perchè non vendo. La venderò quando deciderò io. Non adesso».
«Ho letto quanto ha sfogliato la margherita Messina. Prima tanti petali, poi solo questo. Ma non avevo dubbi, non è mai stato in discussione. Lui sa che è il tecnico della Virtus, e che ha sempre goduto della mia fiducia, dopo i fatti di marzo. Mercoledì abbiamo avuto un lungo colloquio, parlando poco di lui e molto della squadra da fare».
«Abbiamo vinto tanto, nell´ultimo anno abbiamo avuto i nostri guai, ma non piangiamo. Le squadre fatte per vincere devono vincere lo stesso, non invocano alibi. Due anni fa mi presentai dicendo che volevo fare una buona squadra e una grande società. La prima s´è vista, e si rivedrà, la seconda non l´abbiamo ancora fatta, ma ci proviamo. Inseriremo un direttore generale, che potrebbe anche non uscire dal mondo del basket. Non avremo, come ho letto, budget ridotti, ma seguiremo solo l´andamento di tutto lo sport, che non può reggere in questa situazione di costi e ricavi. Rischia di fallire il calcio, noi dobbiamo adeguarci, e proporremo qualche contratto riveduto ai nostri giocatori. Non ci staranno? Mah, i procuratori sono sensibili, gli stessi ragazzi sanno che, in un basket morto, non giocherebbero più».
«Non ho nomi da fare, finchè non sapremo di Jaric e Ginobili. Io ci spero, ma Marko parla già come uno che è di là, e Manu sta ricevendo offerte importanti. Ci siamo premuniti su ciò che si poteva: se tornano, tornano solo alla Virtus. Nomi ne abbiamo, a fine luglio avremo una squadra da scudetto e non di transizione: la presenteremo prima della campagna abbonamenti. Andersen non ha Nba escape e starà con noi, anche se andrà al draft. Allungheremo l´accordo con Smodis. Con Granger c´è un contratto, possiamo uscirne entro il 23 giugno. Dipende da Ginobili: per quei giorni il suo agente ci ha promesso informazioni definitive o quasi. Becirovic è un nostro giocatore, per 5 anni. Resta? E´ nostro, l´ho detto, anche se l´ultima volta lo dissi per Danilovic… Abbio lo saluterò volentieri, ma non rientra nei piani. Starà a Valencia, anche se c´erano clausole nel contratto che, tornando in Italia, la Virtus aveva l´opzione di riprenderlo. Rigaudeau è nostro, Bonora è in scadenza ma non prevedo sorprese. Quanto ai pivot, Nesterovic non si prende, perché resta là. Ci piace Kambala, ma ce ne piacciono tanti».
«A Messina non ho già fatto contratti al 2004 o al 2005, c´è l´intenzione d´entrambi di prolungare e vedremo di farlo. L´11 marzo? Storia chiusa. E adesso ve la racconto. Gli parlai due settimane prima. Se lei non facesse l´allenatore, gli dissi, la manderei due settimane in montagna. Soffriva, era poco sereno. Ci tornai dopo Pesaro e non per il –33. Senta, perché non fa il direttore generale e l´anno lo finisce Consolini? Era una proposta in buonafede. Non potevo vederlo così e ritenevo che, se mancava serenità nel capo, la squadra ne risentisse in negatività. E, egoisticamente, non facesse risultati. Poi vennero le contestazioni, qualche sciocchezza da cartellino giallo e anche rosso e l´interpretazione di molti fu: ha avuto paura, l´ha richiamato. No, non ho avuto paura. Lo chiamai, ci parlammo, convenì con me che la pressione, di lì in poi, l´avrei avuta tutta io. Da allora, tutto a posto. Chiedete anche a lui».
Fonte: La Repubblica