BOLOGNA. Campioni, campioni, campioni. Balla e ride la Benetton nel ventre del tempio rivale, profanato per la terza volta stagionale. Ballano e cantano, i campioni, sotto i riflettori. Saltellano con la Foxy Cup in mano ebbri di felicità, dalla matricola «Skita» al veterano Pittis. Crepitano i flash, impazza la festa biancoverde appena cominciata. Mike D'Antoni nella bolgia riesce miracolosamente a mantenersi in giacca e cravatta, ride beato sotto i baffi, il grande Mike, si gusta il suo secondo scudetto trevigiano, il quinto della sua carriera. «Io devo ringraziare innanzitutto il mio staff tecnico e societario, è facile vincere con gente come loro. E mi piace ricordare una cosa: cioè aver dimostrato che nei playoff si può vincere anche giocando questo tipo di pallacanestro. Dicevano che non era possibile, evidentemente si sbagliavano». Questa squadra potrebbe cominciare veramente un ciclo vincente: con te o senza di te? «Con me o senza, non fa differenza: può vincere comunque. La squadra c'è, la società anche». Ma è vero che hai già il biglietto aereo di sola andata per l'Arizona? «Non è vero nulla, vi prego di non scrivere delle cavolate. Io in questo momento, ve l'assicuro, ho solo voglia di festeggiare e celebrare adeguatamente questo scudetto».
Il presidente Giorgio Buzzavo è un altro che non fa nulla per nascondere la sua felicità: quando non risponde al telefonino abbraccia giocatori, stringe mani, riceve pacche sulle spalle robuste. «Da noi lo scudetto arriva ogni cinque anni, e proprio per questo è più gradito: lo vincessimo ogni anno diventerebbe una routine... E' un grande successo, assolutamente un grande momento per tutti». Quando è nato questo tricolore, presidente? «Direi cinque anni fa, allorché D'Antoni se ne andò: a quel tempo avemmo la forza di imboccare una nuova strada». Tra un po' ci saranno dei cambiamenti: Nicola e Marconato in scadenza di contratto, Nachbar nella Nba, «Skita» e D'Antoni forse: ci sarà da lavorare. «Posso ripetere il concetto per l'ennesima volta: la gente passa, la Ghirada resta». A chi lo dedica? «A tutta la squadra, sono i giocatori che vanno in campo, soffrono e vincono». In questo momento cosa starà pensando «paròn» Gilberto? «Sono sicuro che vorrebbe essere qui a festeggiare con noi».
Matteo Boniciolli, coach fiero ed orgoglioso (ma con la Fortitudo ha chiuso) china la testa e riconosce sportivamente che hanno vinto i più forti. «Sì, senza dubbio. Ci abbiamo provato, abbiamo combattuto, non ce l'abbiamo fatta. Il rammarico comunque è attenuato dal fatto che lo scudetto va a chi l'ha meritato di più. Ringrazio e faccio un saluto a tutti».
Silvano Focarelli
Il presidente Giorgio Buzzavo è un altro che non fa nulla per nascondere la sua felicità: quando non risponde al telefonino abbraccia giocatori, stringe mani, riceve pacche sulle spalle robuste. «Da noi lo scudetto arriva ogni cinque anni, e proprio per questo è più gradito: lo vincessimo ogni anno diventerebbe una routine... E' un grande successo, assolutamente un grande momento per tutti». Quando è nato questo tricolore, presidente? «Direi cinque anni fa, allorché D'Antoni se ne andò: a quel tempo avemmo la forza di imboccare una nuova strada». Tra un po' ci saranno dei cambiamenti: Nicola e Marconato in scadenza di contratto, Nachbar nella Nba, «Skita» e D'Antoni forse: ci sarà da lavorare. «Posso ripetere il concetto per l'ennesima volta: la gente passa, la Ghirada resta». A chi lo dedica? «A tutta la squadra, sono i giocatori che vanno in campo, soffrono e vincono». In questo momento cosa starà pensando «paròn» Gilberto? «Sono sicuro che vorrebbe essere qui a festeggiare con noi».
Matteo Boniciolli, coach fiero ed orgoglioso (ma con la Fortitudo ha chiuso) china la testa e riconosce sportivamente che hanno vinto i più forti. «Sì, senza dubbio. Ci abbiamo provato, abbiamo combattuto, non ce l'abbiamo fatta. Il rammarico comunque è attenuato dal fatto che lo scudetto va a chi l'ha meritato di più. Ringrazio e faccio un saluto a tutti».
Silvano Focarelli