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Skipper, brutto epilogo

La commissione decide per lo 0-20 a tavolino. Società multata

A un minuto e due secondi dalla fine, quando la Fortitudo ha già spento il canale dei sogni, qualcuno spegne anche quello del buon senso. Prima parte un isolato e si dirige con fare poco amichevole verso l’arbitro Cicoria, ed è Matteo Boniciolli in persona a mettersi davanti al direttore di gara, per proteggerlo. Arrivano altri cinque o sei emuli, e anche D’Antoni ha il suo bel da fare per ricacciarne indietro uno. In pochi secondi il parquet è invaso, gli arbitri mandano tutti negli spogliatoi e la Benetton vince il suo terzo scudetto nel modo più amaro per la Fortitudo. Che perde la quinta finale su sei, ma questa volta assistendo anche a qualche carica della polizia per evitare lo scontro tra le tifoserie. Negli annali gara3 sarà ricordata non per l’81-89 che il tabellone segnava al momento del rompete le righe, ma per lo 0-20 decretato a tavolino, e d’urgenza, dalla commissione giudicante della Fip. La Fortitudo vede il campo del PalaDozza squalificato per tre giornate: pagherà 15.400 euro, più 774 per lancio di oggetti, e farà in modo di rivalersi contro quelli che l’hanno portata all’onore delle cronache nel modo peggiore.
La partita, che per trentanove minuti c’è stata. Troppi errori in avvio non permettono alla Fortitudo di scrollarsi di dosso i pensieri, ma dietro la difesa regge e nemmeno Treviso va troppo in là. Arriva a +4 (3-7, poi 7-11), ma l’Aquila è vicina, e ha un Kovacic vivace. Basile dà la parità (14-14) a tre dal prim
Marco Tarozzi
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