BOLOGNA - La festa dello scudetto trevigiano rovinata dai soliti imbeccilli travestiti da tifosi in una finale a senso unico, dominata dal primo attimo dalla Benetton. Skipper in un angolo, come l’anno scorso (contro la Kinder), squadra ch’è pane azzimo cui manca davvero il lievito per essere team vincente. Tre a zero nel conto della serie, 89-81 il punteggio con il quale ieri Cicoria e Facchini, i due arbitri, hanno decretato la fine della partita a 1’02’’ dalla sirena, costretti in quel momento a dire basta. Punteggio che poi è stato tramutato in 0-20 per Treviso e 3 giornate di squalifica per il campo della Fortitudo commutate in un’ammenda di 10.329 euro. Decisione scandalosa, che instiga quasi i violenti a colpire.
Nel finale incandescente tre fortitudini erano entrati sul parquet per aggredire Cicoria "bucando“ le forze dell’ordine non decise e in numero non adeguato. E’ stato, tra i primi a intervenire, D’Antoni- Il coach trevigiano ha strattonato via i violenti, seguiti poi da un’altra cinquantina della Fossa. Impossibile andare avanti. Tra i feriti, colpito da una moneta, Marco Labozzetta, il figlio del giudice, tifoso di Treviso mentre fuori va registrata la sassaiola a due pullman dei sostenitori veneti.
Lasciamo da parte questo angolo buio della festa dei canestri, l’ultimo atto della stagione. Treviso sugli scudi con il terzo titolo, l’undicesimo successo in 20 finali complessive tra Italia ed Europa. Secondo tricolore per Mike D’Antoni che, proprio come l’altra volta (nel ’97, ancora contro la Fortitudo) lascerà l’Italia per tornare in Nba: l’ex Arsenio Lupin farà il primo assistente a Phoenix. «Non mi rovinate la gioia - ha detto alla domanda se ne va? - Sapete, vado lì, poi torno e vinco». Pomeriggio coinvolgente per lui, ecco gli elogi per il gruppo. «Ragazzi bravissimi, che interpretano una pallacanestro veloce. Nessuno gioca più di 22’-23’ e loro hanno capito questo. Io? Sono stato bravo a non rovinare niente, a lasciarli giocare così».
La partita non ha avuto storia: sempre il marchio dei tuttiverdi sulla sfida. Tutti insieme, e capitan Pittis lo ha sottolineato («l’amicizia che lega il gruppo è la vera chiave del successo») per avere ragione di una Skipper mai in gara, mai davvero presente per giocare una finale, né ieri ma neppure nelle prime due sfide. A mettere il timbro alla pratica scudetto è stato Tyus Edney, il piccolo play di Treviso (è alto 1,78). Il californiano, Titti del parquet che riesce a mandare in tilt gli avversari che devono interpretare il ruolo del gatto Silvestro, velocissimo nei suoi movimenti. Basile ha cercato di limitarlo, ma invano. Lui ha illuminato la partita in modo straordinario ma parte del merito è di Bell, guardia del Michigan arrivato a Treviso a marzo. Nell’ultimo quarto è stato lui, quando la Skipper s’è avvicinata (72-74 con 6 punti di fila di Fucka) e cercava la mattanza, a trovare le soluzioni giuste per rimettere la nave nel porto della tranquillità.
Carlo Santi
Nel finale incandescente tre fortitudini erano entrati sul parquet per aggredire Cicoria "bucando“ le forze dell’ordine non decise e in numero non adeguato. E’ stato, tra i primi a intervenire, D’Antoni- Il coach trevigiano ha strattonato via i violenti, seguiti poi da un’altra cinquantina della Fossa. Impossibile andare avanti. Tra i feriti, colpito da una moneta, Marco Labozzetta, il figlio del giudice, tifoso di Treviso mentre fuori va registrata la sassaiola a due pullman dei sostenitori veneti.
Lasciamo da parte questo angolo buio della festa dei canestri, l’ultimo atto della stagione. Treviso sugli scudi con il terzo titolo, l’undicesimo successo in 20 finali complessive tra Italia ed Europa. Secondo tricolore per Mike D’Antoni che, proprio come l’altra volta (nel ’97, ancora contro la Fortitudo) lascerà l’Italia per tornare in Nba: l’ex Arsenio Lupin farà il primo assistente a Phoenix. «Non mi rovinate la gioia - ha detto alla domanda se ne va? - Sapete, vado lì, poi torno e vinco». Pomeriggio coinvolgente per lui, ecco gli elogi per il gruppo. «Ragazzi bravissimi, che interpretano una pallacanestro veloce. Nessuno gioca più di 22’-23’ e loro hanno capito questo. Io? Sono stato bravo a non rovinare niente, a lasciarli giocare così».
La partita non ha avuto storia: sempre il marchio dei tuttiverdi sulla sfida. Tutti insieme, e capitan Pittis lo ha sottolineato («l’amicizia che lega il gruppo è la vera chiave del successo») per avere ragione di una Skipper mai in gara, mai davvero presente per giocare una finale, né ieri ma neppure nelle prime due sfide. A mettere il timbro alla pratica scudetto è stato Tyus Edney, il piccolo play di Treviso (è alto 1,78). Il californiano, Titti del parquet che riesce a mandare in tilt gli avversari che devono interpretare il ruolo del gatto Silvestro, velocissimo nei suoi movimenti. Basile ha cercato di limitarlo, ma invano. Lui ha illuminato la partita in modo straordinario ma parte del merito è di Bell, guardia del Michigan arrivato a Treviso a marzo. Nell’ultimo quarto è stato lui, quando la Skipper s’è avvicinata (72-74 con 6 punti di fila di Fucka) e cercava la mattanza, a trovare le soluzioni giuste per rimettere la nave nel porto della tranquillità.
Carlo Santi