Il DAY After della Fortitudo, perso lo scudetto con la Benetton e persa la faccia davanti a tutt´Italia, è al solito frastagliato su tanti fronti, nonchè racchiuso negli appartati silenzi di Seragnoli. Tutti in attesa che parli lui. In prima linea, c´è da suturare la sconfitta sportiva: dura e secca, 0-3. C´è da medicare quella d´immagine: peggiore, se possibile. E infine, scandagliando un futuro nebuloso, c´è da capire chi ci sarà e chi non ci sarà, nella prossima Skipper, detto che non avrà proprio goduto, Re Giorgio alla tv, a vedere quelle gazzarre, pensando a quanti (vecchi) miliardi gli sono costate.
La prima scossa forte del Day After viene da Enzo Lefebre, che ha detto ieri, in pratica, che il suo posto è disponibile. Se Seragnoli vuole, se ne andrà, anche se forse gli verrà chiesto di dimezzarlo, il suo mandato: ossia, occuparsi più di marketing e palasport e meno, o niente, di squadra. Poi c´è Boniciolli: nel suo contratto c´è scritto che, entro 7 giorni dall´ultima partita, la società può ringraziarlo e congedarlo. Sennò, si va avanti. A presto, dunque: con quote, all´oggi, molto più sul no che sul sì. Infine, c´è una facciata da riverniciare, se ci si tiene: quel che è accaduto sabato, imbrattando la finale scudetto, non è una macchiolina.
Nessuna partita di play-off era stata vista in tv, quest´anno, come Gara 3 per il titolo. E nessuna sequenza ha bloccato i telecomandi come il far west finale: 754 mila la media di spettatori Rai, 7.68% lo share, impennato poi al 10% mentre giocatori e arbitri scappavano sotto il tunnel. Non rimane al basket che scatenare invasioni, tirar monete e cazzotti, sospendere le partite, per farsi guardare; e forse, a incentivare tutto questo, darà una mano pure una giustizia sportiva che stanga, si fa per dire, un fatto enorme come l´interruzione di una finale con una multa da 16.000 euro. Si maligna che alla federazione quei soldi servano come il pane, per pagare gli stipendi e fare le trasferte azzurre, ma poi non ci si venga a lamentare se gli scenari intorno a due canestri, garantite sostanziali impunità, peggioreranno ancora. Adesso, vedremo quali fatti farà seguire la società Fortitudo alle promesse, non inedite, anzi cicliche, di andare a fondo nella repressione dei comportamenti incivili. Fatti, non pugnette, direbbe l´assessore di moda in questi mesi.
Srotolate dunque 68 partite (45 vinte, 23 perse), registrato un secondo posto in campionato, uno nei primi 16 d´Europa (fuori dalle prime 4), e una Coppa Italia seccata al primo turno, la stagione dell´Aquila è ai bilanci. Non è un raccolto vistoso, ma pure le analisi sono complesse. La squadra era stata ridimensionata, poi generosamente corretta in corsa. I proclami erano stati inizialmente cauti, poi ci si era ingolositi in corsa, fino allo scudetto reclamato due mesi fa da Re Giorgio. Il traguardo della finale è stato brillante, ma l´esito sommamente frustrante. E´ tutta qui, probabilmente, la divaricazione di giudizio che potrebbe allontanare Boniciolli da Seragnoli, il patron che non s´è fatto vedere alle finali e che spesso ha sottolineato il gioco arido del gruppo.
Sull´altro piatto della bilancia, Boniciolli mette la sua forte impronta d´entusiasmo, contagiosa anche per un pubblico che, in maggioranza, lo rivorrebbe; un lavoro serio e appassionato; ed anche quella prima stagione d´apprendistato mai facile, a Bologna e in Fortitudo, che lo farebbe accostare alla seconda con tanti errori ed ingenuità già pagate. Per questo, sarebbe un tecnico da confermare, anche se poi deciderà Seragnoli, sentendo i pochi di cui si fida. Frullava un´idea Savic, forse non è tramontata, però Zoran pare orientato a rientrare a Barcellona e ad iniziare a fare il coach per gradi, come assistente di Pesic al Barca. Pure sulla squadra ci sarà da lavorare parecchio, perdendone almeno mezza (Goldwire, Marcelic, Milic, Savic stesso), anche se questo è un elenco di rincalzi. Si potrebbe ricostruire sul nocciolo duro del primo quintetto: senonchè, pure lì, le incognite, e qualche risultato bislacco della stagione, spaventano. L´equivoco Basile si perpetua, e riproporrà il progetto di prendere un play titolare, defilandolo come guardia, se affiancargli un pari grado ha fin qui fatto danni. Meneghin ha ancora un rapporto conflittuale con la sua vita bolognese e lo stesso finale di Fucka è inquietante. Si risente parlare di Nba, come fosse un´ipoesi comoda per un Gregor che, a 32 anni, chissà come l´affronterebbe, ma sempre l´affiorare di queste soffiate ipotizza rapporti ardui da mantenere qui. Insomma, c´è tanto da pensare. E soprattutto, c´è tanto da fare.
Walter Fuochi
La prima scossa forte del Day After viene da Enzo Lefebre, che ha detto ieri, in pratica, che il suo posto è disponibile. Se Seragnoli vuole, se ne andrà, anche se forse gli verrà chiesto di dimezzarlo, il suo mandato: ossia, occuparsi più di marketing e palasport e meno, o niente, di squadra. Poi c´è Boniciolli: nel suo contratto c´è scritto che, entro 7 giorni dall´ultima partita, la società può ringraziarlo e congedarlo. Sennò, si va avanti. A presto, dunque: con quote, all´oggi, molto più sul no che sul sì. Infine, c´è una facciata da riverniciare, se ci si tiene: quel che è accaduto sabato, imbrattando la finale scudetto, non è una macchiolina.
Nessuna partita di play-off era stata vista in tv, quest´anno, come Gara 3 per il titolo. E nessuna sequenza ha bloccato i telecomandi come il far west finale: 754 mila la media di spettatori Rai, 7.68% lo share, impennato poi al 10% mentre giocatori e arbitri scappavano sotto il tunnel. Non rimane al basket che scatenare invasioni, tirar monete e cazzotti, sospendere le partite, per farsi guardare; e forse, a incentivare tutto questo, darà una mano pure una giustizia sportiva che stanga, si fa per dire, un fatto enorme come l´interruzione di una finale con una multa da 16.000 euro. Si maligna che alla federazione quei soldi servano come il pane, per pagare gli stipendi e fare le trasferte azzurre, ma poi non ci si venga a lamentare se gli scenari intorno a due canestri, garantite sostanziali impunità, peggioreranno ancora. Adesso, vedremo quali fatti farà seguire la società Fortitudo alle promesse, non inedite, anzi cicliche, di andare a fondo nella repressione dei comportamenti incivili. Fatti, non pugnette, direbbe l´assessore di moda in questi mesi.
Srotolate dunque 68 partite (45 vinte, 23 perse), registrato un secondo posto in campionato, uno nei primi 16 d´Europa (fuori dalle prime 4), e una Coppa Italia seccata al primo turno, la stagione dell´Aquila è ai bilanci. Non è un raccolto vistoso, ma pure le analisi sono complesse. La squadra era stata ridimensionata, poi generosamente corretta in corsa. I proclami erano stati inizialmente cauti, poi ci si era ingolositi in corsa, fino allo scudetto reclamato due mesi fa da Re Giorgio. Il traguardo della finale è stato brillante, ma l´esito sommamente frustrante. E´ tutta qui, probabilmente, la divaricazione di giudizio che potrebbe allontanare Boniciolli da Seragnoli, il patron che non s´è fatto vedere alle finali e che spesso ha sottolineato il gioco arido del gruppo.
Sull´altro piatto della bilancia, Boniciolli mette la sua forte impronta d´entusiasmo, contagiosa anche per un pubblico che, in maggioranza, lo rivorrebbe; un lavoro serio e appassionato; ed anche quella prima stagione d´apprendistato mai facile, a Bologna e in Fortitudo, che lo farebbe accostare alla seconda con tanti errori ed ingenuità già pagate. Per questo, sarebbe un tecnico da confermare, anche se poi deciderà Seragnoli, sentendo i pochi di cui si fida. Frullava un´idea Savic, forse non è tramontata, però Zoran pare orientato a rientrare a Barcellona e ad iniziare a fare il coach per gradi, come assistente di Pesic al Barca. Pure sulla squadra ci sarà da lavorare parecchio, perdendone almeno mezza (Goldwire, Marcelic, Milic, Savic stesso), anche se questo è un elenco di rincalzi. Si potrebbe ricostruire sul nocciolo duro del primo quintetto: senonchè, pure lì, le incognite, e qualche risultato bislacco della stagione, spaventano. L´equivoco Basile si perpetua, e riproporrà il progetto di prendere un play titolare, defilandolo come guardia, se affiancargli un pari grado ha fin qui fatto danni. Meneghin ha ancora un rapporto conflittuale con la sua vita bolognese e lo stesso finale di Fucka è inquietante. Si risente parlare di Nba, come fosse un´ipoesi comoda per un Gregor che, a 32 anni, chissà come l´affronterebbe, ma sempre l´affiorare di queste soffiate ipotizza rapporti ardui da mantenere qui. Insomma, c´è tanto da pensare. E soprattutto, c´è tanto da fare.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica