REGGIO CALABRIA Mezz’ora di furiosa sarabanda in una Reggio Calabria climaticamente gelida. Quando la Coop riesce finalmente a frenare la giostra impazzita, resta mortalmente infilzata. Trieste gioca al toro col torero e nella vetusta arena del «Botteghelle» che bastano duemila spettatori a riempire, dà spettacolo ed emozioni per tre quarti gara. Contro una classica squadra alla Tonino Zorzi, micidialmente anarchica e sfrontatamente offensiva, la Coop, sorretta da uno stuolo di «dragons» e un batti da un capo all’altro dell’Italia con bandiere e striscioni, dà battaglia in campo aperto e ribatte con bombe e contropiedi dimostrando una vena d’attacco forse definitivamente riconquistata. Si sfalda però proprio quando dovrebbe proporre il suo «control-game», quando il punteggio naturalmente rallenta e la difesa riesce addirittura a rubare alcuni palloni.
A 13’ dalla fine la Coop è ancora avanti (65-68) grazie a due liberi del suo uomo forse più in crisi, Derell Washington, una smorfia continua sul suo volto a testimoniare uno stato di sofferenza psicologica. Montecchia, strepitoso nelle bombe come tutta la sua squadra, impatta sul 68-68 con 12 minuti ancora da giocare, subito la Viola mette la testa avanti e non si farà più raggiungere. Pancotto riprova un’altra volta la zona già sperimentata in un frangente, ma Eubanks la fora con due tiri pesanti pressoché consecutivi. Quasi impercettibilmente Reggio allunga di minuto in minuto. Un ultimo sussulto lo dà Mazique con la tripla dell’87-79 e 4’21” da giocare. Poi però sbagliano i tentativi di tripla Jones e Washington, la Viola ha 11 lunghezze di vantaggio nel momento in cui, a poco più di 2’ dalla fine, salta la luce del palazzetto. Non ci fosse un margine così ampio tra le due formazioni, sarebbe da gridare allo scandalo, non fosse altro perché il fatto si era già verificato alla fine degli anni Ottanta e aveva danneggiato l’allora Stefanel di Tanjevic in fase di rimonta. Da dieci anni la Viola gioca nel ben più capiente «Pentimele», ma ieri c’era il mundialito di calcio a cinque in cui l’Italia si è guadagnata l’accesso alla finale di oggi contro il Brasile.
Il gioco rimane interrotto per tre quarti d’ora, l’appendice finale alla ripresa è puramente pleonastica. Nella sarabanda forsennata avviata per tre quarti gara, Trieste riesce a inserire il serbo-greco Alexander Lazic, schierandolo sia da play che da guardia e coinvolgendolo nei giochi. Lazic, oltre ad animare il gioco, conclude con un bottino non indifferente di dieci punti. La Coop però finisce sepolta sotto ben 11 bombe che la Viola insacca con la stratosferica media del 50 per cento. Quattro a testa sono quelle di Montecchia e Eubanks, che nel corso della gara tolgono la scena ai lunghi Tomidi e Tucker. Trieste ribatte bene prima sotto le plance con Mazique e Podestà e poi dal perimetro, grazie soprattutto alle quattro triple di Jones oltre alla propulsione di Maric, tanto preciso al tiro quanto approssimativo nei passaggi. Nel giro di un minuto ci si può deliziare prima con un assist di Podestà per Mazique, che schiaccia, e poi con uno di Jones per Podestà. Dopo cinque minuti dall’inizio, la Coop passa avanti sul 14-15, poi riesce a mantenersi a ruota dei calabresi. Una bomba di Lazic propizia il secondo sorpasso sul 35-36. L’ultimo vantaggio triestino, come detto, sul 65-68, in tempo per vedere palle rubate e contropiedi. La Coop torna così a dar spettacolo, che però rischia di essere inutile senza intensità difensiva nelle ultime decisive partite della regular season.
Silvio Maranzana
A 13’ dalla fine la Coop è ancora avanti (65-68) grazie a due liberi del suo uomo forse più in crisi, Derell Washington, una smorfia continua sul suo volto a testimoniare uno stato di sofferenza psicologica. Montecchia, strepitoso nelle bombe come tutta la sua squadra, impatta sul 68-68 con 12 minuti ancora da giocare, subito la Viola mette la testa avanti e non si farà più raggiungere. Pancotto riprova un’altra volta la zona già sperimentata in un frangente, ma Eubanks la fora con due tiri pesanti pressoché consecutivi. Quasi impercettibilmente Reggio allunga di minuto in minuto. Un ultimo sussulto lo dà Mazique con la tripla dell’87-79 e 4’21” da giocare. Poi però sbagliano i tentativi di tripla Jones e Washington, la Viola ha 11 lunghezze di vantaggio nel momento in cui, a poco più di 2’ dalla fine, salta la luce del palazzetto. Non ci fosse un margine così ampio tra le due formazioni, sarebbe da gridare allo scandalo, non fosse altro perché il fatto si era già verificato alla fine degli anni Ottanta e aveva danneggiato l’allora Stefanel di Tanjevic in fase di rimonta. Da dieci anni la Viola gioca nel ben più capiente «Pentimele», ma ieri c’era il mundialito di calcio a cinque in cui l’Italia si è guadagnata l’accesso alla finale di oggi contro il Brasile.
Il gioco rimane interrotto per tre quarti d’ora, l’appendice finale alla ripresa è puramente pleonastica. Nella sarabanda forsennata avviata per tre quarti gara, Trieste riesce a inserire il serbo-greco Alexander Lazic, schierandolo sia da play che da guardia e coinvolgendolo nei giochi. Lazic, oltre ad animare il gioco, conclude con un bottino non indifferente di dieci punti. La Coop però finisce sepolta sotto ben 11 bombe che la Viola insacca con la stratosferica media del 50 per cento. Quattro a testa sono quelle di Montecchia e Eubanks, che nel corso della gara tolgono la scena ai lunghi Tomidi e Tucker. Trieste ribatte bene prima sotto le plance con Mazique e Podestà e poi dal perimetro, grazie soprattutto alle quattro triple di Jones oltre alla propulsione di Maric, tanto preciso al tiro quanto approssimativo nei passaggi. Nel giro di un minuto ci si può deliziare prima con un assist di Podestà per Mazique, che schiaccia, e poi con uno di Jones per Podestà. Dopo cinque minuti dall’inizio, la Coop passa avanti sul 14-15, poi riesce a mantenersi a ruota dei calabresi. Una bomba di Lazic propizia il secondo sorpasso sul 35-36. L’ultimo vantaggio triestino, come detto, sul 65-68, in tempo per vedere palle rubate e contropiedi. La Coop torna così a dar spettacolo, che però rischia di essere inutile senza intensità difensiva nelle ultime decisive partite della regular season.
Silvio Maranzana
