PESARO — Scavolini si sta guardando in giro. Vuol vedere se c'è qualcuno disposto a rilevare la squadra di pallacanestro. A questo proposito ha dato un preciso incarico ai suoi commercialisti. Sondare, capire se ci sono società o industrie interessate ad entrare nel mondo del basket: la squadra è lì, a disposizione. Dopo 27 anni passati nel basket ora la famiglia di Montelabbate passa agli atti concreti. «Ma se non troviamo nessuno — dice Valter Scavolini — non è che lasciamo la società in mezzo ad una strada. Proseguiamo noi. Ma gli investimenti saranno ridimensionati. Le cifre spese per il campionato scorso, i tifosi se le devono scordare. Ed ho già indicato chiaramente quali sono i limiti di spesa. Invalicabili. Noi non abbiamo i bilanci della Benetton, nè quelli di Seragnoli della Fortitudo. E la prima cosa a cui dobbiamo pensare è l'azienda perchè occorre in continuazione rinnovarsi anche sotto il profilo delle tecnologie. E attualmente sono in corso investimenti per circa 30 miliardi di lire».
Questa vicenda, oltre ad avere l'angolo di lettura dei tifosi, porta dietro comunque un altro problema enorme: a distanza di sei anni dall'inaugurazione (agosto 1996), il nuovo palasport rischia di diventare una costosissima cattedrale nel deserto. «Una parte di colpe — continua Valter Scavolini — le ho anche io. Pensavo onestamente di poter portare nel nuovo palazzo dalle 7 alle 8 mila persone. Invece la struttura, benchè sia funzionale per i concerti ed altre manifestazioni come è stato per il congresso dei Ds, si è rivelata sovradimensionata per la pallacanestro».
Gli incassi sono più o meno in linea con quelli del vecchio palas...
«Sì, questa è la verità. E nel corso dell'ultimo campionato abbiamo anche dovuto fare entrare circa 1500 persone gratuitamente per non dare l'impressione di giocare nel vuoto. D'altra parte le risposte sono state chiare: i mini abbonamenti fatti per la seconda fase di Eurolega sono stati 1500. E tutto questo è avvenuto alla vigilia della partita contro il Barcellona, e non contro una squadretta qualsiasi. Stiamo parlando del Barcellona...».
Gli altri fattori che hanno pesato in questo cambio di rotta?
«Si spendono cifre elevatissime anche per giocatori non eccezionali ed un altro 10 per cento occorre darlo ai procuratori. Il ritorno televiso è ormai pressochè inesistente. La televisione, se non in casi eccezionali, come le finali dei playoff, snobba quasi completamente questo sport per cui anche il riscontro pubblicitario è venuto quasi completamente a cadere».
E i tifosi che ancora sognano Booker, Blair...
«Sono nomi che si devono scordare. Ma non solo quelli di Booker e Blair, ma anche quelli di DeMarco. Questi tempi si sono chiusi con l'ultimo incontro del passato campionato».
Adesso occorrerà vedere se realmente qualcuno si farà avanti per rilevare la squadra. Cosa, in verità, che appare abbastanza difficile visti e tempi che corrono. Sicuramente Scavolini sta mandando un messaggio a tutti i tifosi circa il cambio di rotta, un cambio a cui nessuno voleva credere. Il basket torna, insomma, nel suo alveo naturale, nella sua dimensione più realistica. L'ultimo atto, quello finale, sarebbe di tornare a giocare nel vecchio palasport di viale Marconi, più congeniale ai tempi che si stanno profilando per il primo sport della città. Una eresia? Forse. Ma non è scritto da nessuna parte che si possa iniziare al vecchio palas per poi proseguire, se le cose vanno bene, nel nuovo. Scelta fatta anche da grandi città come Milano. Perchè non potrebbe farlo anche Pesaro.
Maurizio Gennari
Questa vicenda, oltre ad avere l'angolo di lettura dei tifosi, porta dietro comunque un altro problema enorme: a distanza di sei anni dall'inaugurazione (agosto 1996), il nuovo palasport rischia di diventare una costosissima cattedrale nel deserto. «Una parte di colpe — continua Valter Scavolini — le ho anche io. Pensavo onestamente di poter portare nel nuovo palazzo dalle 7 alle 8 mila persone. Invece la struttura, benchè sia funzionale per i concerti ed altre manifestazioni come è stato per il congresso dei Ds, si è rivelata sovradimensionata per la pallacanestro».
Gli incassi sono più o meno in linea con quelli del vecchio palas...
«Sì, questa è la verità. E nel corso dell'ultimo campionato abbiamo anche dovuto fare entrare circa 1500 persone gratuitamente per non dare l'impressione di giocare nel vuoto. D'altra parte le risposte sono state chiare: i mini abbonamenti fatti per la seconda fase di Eurolega sono stati 1500. E tutto questo è avvenuto alla vigilia della partita contro il Barcellona, e non contro una squadretta qualsiasi. Stiamo parlando del Barcellona...».
Gli altri fattori che hanno pesato in questo cambio di rotta?
«Si spendono cifre elevatissime anche per giocatori non eccezionali ed un altro 10 per cento occorre darlo ai procuratori. Il ritorno televiso è ormai pressochè inesistente. La televisione, se non in casi eccezionali, come le finali dei playoff, snobba quasi completamente questo sport per cui anche il riscontro pubblicitario è venuto quasi completamente a cadere».
E i tifosi che ancora sognano Booker, Blair...
«Sono nomi che si devono scordare. Ma non solo quelli di Booker e Blair, ma anche quelli di DeMarco. Questi tempi si sono chiusi con l'ultimo incontro del passato campionato».
Adesso occorrerà vedere se realmente qualcuno si farà avanti per rilevare la squadra. Cosa, in verità, che appare abbastanza difficile visti e tempi che corrono. Sicuramente Scavolini sta mandando un messaggio a tutti i tifosi circa il cambio di rotta, un cambio a cui nessuno voleva credere. Il basket torna, insomma, nel suo alveo naturale, nella sua dimensione più realistica. L'ultimo atto, quello finale, sarebbe di tornare a giocare nel vecchio palasport di viale Marconi, più congeniale ai tempi che si stanno profilando per il primo sport della città. Una eresia? Forse. Ma non è scritto da nessuna parte che si possa iniziare al vecchio palas per poi proseguire, se le cose vanno bene, nel nuovo. Scelta fatta anche da grandi città come Milano. Perchè non potrebbe farlo anche Pesaro.
Maurizio Gennari
Fonte: Il Resto del Carlino