Ettore Messina resta in cima alla lista degli aspiranti eredi di Mike D'Antoni (che stamattina si imbarca per gli Usa), ciò non significa però che sarà lui il nuovo coach della Benetton. Messina l'altra sera ha interrotto il suo storico sodalizio con la Virtus Bologna.
Lo conferma lui stesso: «Sì, doveva essere una cosa riservata ed invece è uscita su tutti i giornali: comunque è vero, mi sono dimesso". Ma proprio ieri la Kinder ha emesso un comunicato in cui dice che Messina «era e rimane tuttora l'allenatore della società, che a sua volta mai come in questi giorni è stata in costante e frequente contatto con il signor Ettore per preparare i piani futuri».
Che Messina se ne voglia andare è chiarissimo, che la Virtus voglia far valere gli altri due anni di contratto è altrettanto lampante. Insomma, le dimissioni unilaterali non bastano. Ma questi sono affari bolognesi. La Benetton, per il momento, non può che restare a guardare, ed incassare le belle parole del coach nei suoi confronti. «Naturalmente non può che farmi piacere, anzi sono veramente onorato che una società come quella trevigiana abbia manifestato interesse verso di me, spero che a breve termine di potervi dire qualcosa di più preciso. D'altra parte chi non sarebbe felice di allenare la Benetton?». Però la Virtus non ti molla... «Madrigali mi ha chiesto di vederci anche domenica, sinceramente non so per quale motivo, visto che gli ho espresso chiaramente quali siano le mie intenzioni. Probabilmente sarà per formalizzare determinate cose, dopo di che ci si potrà sedere attorno ad un tavolo e cominciare una trattativa. Aggiungo che per qualsiasi allenatore oggi le società maggiori in Italia, indipendentemente dai risultati, sono la Virtus e la Benetton: Treviso ha un'organizzazione che è il suo marchio di fabbrica, ha uno stile particolare che è all'avanguardia». Tu non ne fai una questione di soldi, vero? «Assolutamente no, un'eventuale trattativa verterebbe sul programma, non sull'ingaggio, cioè condividere una determinata filosofia». Che per Gilberto Benetton è molto chiara: chiunque verrà ad allenare, sarà lui a doversi adattare alla nostra struttura, non il contrario. «Ho letto le dichiarazioni del signor Gilberto e le condivido in pieno, ha detto una cosa fondamentale. Uno non può pensare di andare in una società forte come Treviso, o la Virtus, e pretendere di stravolgere chissà che cosa, deve adeguarsi. Ma è anche importante che queste grandi organizzazioni facciano in modo di aiutare chi arriva ad inserirsi nel modo migliore. Se c'è questa reciproca disponibilità, allora si riesce a lavorare bene, però dirlo adesso che non sono della Virtus né della Benetton sembra poco carino da parte mia». E quindi, Messina? «Quindi posso dire che in questo momento non c'è nulla di concreto, vediamo cosa ci riserverà il futuro». Dunque per ora ci si deve basare solo su impressioni, sensazioni. Se uno più uno fa due, Messina, appena si libererà definitivamente della Virtus, approderà a Treviso. Nel frattempo la Benetton giustamente sta alla finestra, attende gli sviluppi di quella che sta diventando una telenovela, se non una farsa stucchevole, ed intanto si guarda attorno. Alla Ghirada non mettono fretta a nessuno.
Silvano Focarelli
Lo conferma lui stesso: «Sì, doveva essere una cosa riservata ed invece è uscita su tutti i giornali: comunque è vero, mi sono dimesso". Ma proprio ieri la Kinder ha emesso un comunicato in cui dice che Messina «era e rimane tuttora l'allenatore della società, che a sua volta mai come in questi giorni è stata in costante e frequente contatto con il signor Ettore per preparare i piani futuri».
Che Messina se ne voglia andare è chiarissimo, che la Virtus voglia far valere gli altri due anni di contratto è altrettanto lampante. Insomma, le dimissioni unilaterali non bastano. Ma questi sono affari bolognesi. La Benetton, per il momento, non può che restare a guardare, ed incassare le belle parole del coach nei suoi confronti. «Naturalmente non può che farmi piacere, anzi sono veramente onorato che una società come quella trevigiana abbia manifestato interesse verso di me, spero che a breve termine di potervi dire qualcosa di più preciso. D'altra parte chi non sarebbe felice di allenare la Benetton?». Però la Virtus non ti molla... «Madrigali mi ha chiesto di vederci anche domenica, sinceramente non so per quale motivo, visto che gli ho espresso chiaramente quali siano le mie intenzioni. Probabilmente sarà per formalizzare determinate cose, dopo di che ci si potrà sedere attorno ad un tavolo e cominciare una trattativa. Aggiungo che per qualsiasi allenatore oggi le società maggiori in Italia, indipendentemente dai risultati, sono la Virtus e la Benetton: Treviso ha un'organizzazione che è il suo marchio di fabbrica, ha uno stile particolare che è all'avanguardia». Tu non ne fai una questione di soldi, vero? «Assolutamente no, un'eventuale trattativa verterebbe sul programma, non sull'ingaggio, cioè condividere una determinata filosofia». Che per Gilberto Benetton è molto chiara: chiunque verrà ad allenare, sarà lui a doversi adattare alla nostra struttura, non il contrario. «Ho letto le dichiarazioni del signor Gilberto e le condivido in pieno, ha detto una cosa fondamentale. Uno non può pensare di andare in una società forte come Treviso, o la Virtus, e pretendere di stravolgere chissà che cosa, deve adeguarsi. Ma è anche importante che queste grandi organizzazioni facciano in modo di aiutare chi arriva ad inserirsi nel modo migliore. Se c'è questa reciproca disponibilità, allora si riesce a lavorare bene, però dirlo adesso che non sono della Virtus né della Benetton sembra poco carino da parte mia». E quindi, Messina? «Quindi posso dire che in questo momento non c'è nulla di concreto, vediamo cosa ci riserverà il futuro». Dunque per ora ci si deve basare solo su impressioni, sensazioni. Se uno più uno fa due, Messina, appena si libererà definitivamente della Virtus, approderà a Treviso. Nel frattempo la Benetton giustamente sta alla finestra, attende gli sviluppi di quella che sta diventando una telenovela, se non una farsa stucchevole, ed intanto si guarda attorno. Alla Ghirada non mettono fretta a nessuno.
Silvano Focarelli