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Fabriano, appello dei tifosi agli industriali

FABRIANO — Meno cinque. Passano i giorni, ma non l'incertezza sul futuro del Fabriano basket che venerdì prossimo dovrà affrontare la prima — e più importante — sfida della stagione. Quella per la sopravvivenza, iscrivendosi regolarmente al campionato sulla scorta di garanzie economiche (leggi contrati con gli sponsor) che al momento non è ancora riuscita a reclutare. Tutti, diciamo la verità, sono arciconvinti che alla fine l'ennesima scialuppa di salvataggio qualcuno la molli, assestando i bilanci biancoblù in tempo utile per evitare figuracce e contenziosi con la Lega, ma di certo non è il massimo giocarsi la prima partita dell'annata per evitare la scomparsa.
«Non ci crediamo». Scattato l'allarme, i primi a drizzare le antenne sono proprio i tifosi del club «Alta tensione», l'unico gruppo organizzato, dopo lo scioglimento dei «Commandos». «Dopo anni di agonia — scrivono in un comunicato i giovani sostenitori — abbiamo disputato un campionato più che dignitoso nella massima serie e sembrava che avessimo gettato anche basi solide per il futuro. Ma era solo l'impressione, perché ancora una volta i problemi economici mettono a serio rischio l'adesione della squadra al nuovo campionato. Tutto questo, onestamente, è incredibile e davvero non ce lo meritiamo» .
«Cari industriali…». Avrebbero preferito «agitarsi» per un acquisto poco gradito o sfumato oppure per una cessione discutibile sempre sul fronte giocatori, invece, ancora una volta, si accingono a vivere giorni sul filo della tensione per il salvadanaio che suona a vuoto. «Adesso ci viene da ripensare a tutto quanto abbiamo fatto in questa stagione, supportati da una grande fede. La squadra seguita in tutta Italia, il bandierone mai visto prima, il palasport riempito ogni domenica, la nostra riorganizzazione per il futuro, quanto meno, andrebbero rispettati. Del resto il basket è qualcosa che da sempre 'sponsorizza' la nostra città in tutta Italia, qualcosa di cui tutti noi siamo fieri, qualcosa di cui non si può fare a meno. Ora basta con i discorsi, è il momento che gli imprenditori più o meno importanti si facciano avanti e risolvano finalmente questa situazione decisamente ridicola se si analizzano le potenzialità economiche della città». Per adesso ci si ferma qui, ma la piazza è in fermento e non si escludono altre forme di protesta e «sollecitazione».
Reggio compra… Da domani, dunque, si ricomincia a bussare cassa tra tutti coloro (Banca Marche, Gatto cucine, i fratelli Merloni) che possono proporsi come potenziali partner di una dirigenza sospinta sì dalla passione, ma terribilmente frenata dalle scadenti potenzialità economiche. Con un obiettivo in più: quello di tirare avanti ed evitare di cedere alle «tentazioni» delle sirene provenienti da Reggio Emilia, dove la società che per due anni ha mancato d'un soffio la promozione in massima serie, ora vorrebbe «comprarsi» l'A1. E se, come sembra, Milano, Avellino e Reggio Calabria supereranno i propri problemi, per i reggiani Fabriano potrebbe essere un «obiettivo» percorribile.
Alessandro Di Marco
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