FABRIANO — Presidente Claudio Biondi, ma davvero ve la passate così male? Davvero il gloriosissimo basket fabrianese dopo 24 stagioni consecutive tra serie A1 e A2 vede dietro l'angolo il fantasma della scomparsa? «In tanti non ci credono, ma è proprio così. Qui tutti la fanno semplice, quasi che l'aver superato problemi simili in passato sia un buon motivo per 'sfangarla' ancora. Ma adesso è dura sul serio e se entro venerdì mattina non riusciremo a rimpinguare le casse societarie si corre il rischio di chiudere bottega».
Quattro giorni per mettere qualche «nero su bianco» con i contratti di vecchie e nuovi finanziatori: impresa tanto difficile? «Difficile sì, perché tutti dicono di volerci pensare bene. Ecco, siamo fidanzati con parecchi, ma qui al matrimonio nessuno pensa, e il tempo limite sta scadendo…». Eppure sembra impossibile che Fabriano e la regione non rispondano. I Merloni, la Banca Marche, la Gatto cucine non hanno fatto sapere più nulla? «Con tutti loro riparleremo nelle prossime ore al momento di 'stringere', però mi pare che qui tentinnino in molti». Motivo? «Mi dicono che quel meno 55 con la Scavolini in diretta televisiva è una 'macchia' troppo grave. Sarà anche così, eppure negli ultimi due anni abbiamo centrato una promozione in massima serie e l'accesso ai play-off scudetto: che diamine, non sono mica risultati da buttare. E poi c'è il problema investimenti. Se anche un 'mito' del basket marchigiano e italiano come Scavolini medita di lasciare, è chiaro che i più vogliono riflettere sui 'ritorni' di un eventuale investimento nella pallacanestro. La visibilità non è la stessa del calcio, ma le 'norme' sono più o meno simili. Anzi, qui ogni anno c'è un tetto minimo di investimenti (un milione e 750 mila euro, ndr) da rispettare, per cui non viene nemmeno premiata l'abilità di chi volesse spendere di meno».
E se qualcuno chiedesse la… testa di Biondi o della dirigenza in genere per prendere in mano la situazione, pronti a farvi da parte? «Ancora con questa storia. Io sarei il primo a lasciare se qualcuno vuole rifare tutto ex novo, salvando così uno storico patrimonio cittadino. Il guaio, però, è che non si va profilando niente di simile e venerdì è molto vicino». Ma adesso che non ci sente nessuno, puoi dircelo: vi salverete anche stavolta, vero? «Sarei felicissimo di rispondere sì. Ma adesso posso solo pronunciare un 'nì', per giunta tendente al no».
Alessandro Di Marco
Quattro giorni per mettere qualche «nero su bianco» con i contratti di vecchie e nuovi finanziatori: impresa tanto difficile? «Difficile sì, perché tutti dicono di volerci pensare bene. Ecco, siamo fidanzati con parecchi, ma qui al matrimonio nessuno pensa, e il tempo limite sta scadendo…». Eppure sembra impossibile che Fabriano e la regione non rispondano. I Merloni, la Banca Marche, la Gatto cucine non hanno fatto sapere più nulla? «Con tutti loro riparleremo nelle prossime ore al momento di 'stringere', però mi pare che qui tentinnino in molti». Motivo? «Mi dicono che quel meno 55 con la Scavolini in diretta televisiva è una 'macchia' troppo grave. Sarà anche così, eppure negli ultimi due anni abbiamo centrato una promozione in massima serie e l'accesso ai play-off scudetto: che diamine, non sono mica risultati da buttare. E poi c'è il problema investimenti. Se anche un 'mito' del basket marchigiano e italiano come Scavolini medita di lasciare, è chiaro che i più vogliono riflettere sui 'ritorni' di un eventuale investimento nella pallacanestro. La visibilità non è la stessa del calcio, ma le 'norme' sono più o meno simili. Anzi, qui ogni anno c'è un tetto minimo di investimenti (un milione e 750 mila euro, ndr) da rispettare, per cui non viene nemmeno premiata l'abilità di chi volesse spendere di meno».
E se qualcuno chiedesse la… testa di Biondi o della dirigenza in genere per prendere in mano la situazione, pronti a farvi da parte? «Ancora con questa storia. Io sarei il primo a lasciare se qualcuno vuole rifare tutto ex novo, salvando così uno storico patrimonio cittadino. Il guaio, però, è che non si va profilando niente di simile e venerdì è molto vicino». Ma adesso che non ci sente nessuno, puoi dircelo: vi salverete anche stavolta, vero? «Sarei felicissimo di rispondere sì. Ma adesso posso solo pronunciare un 'nì', per giunta tendente al no».
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino