La Benetton vincente è la punta dell'iceberg basket. Per fortuna, sennò saremmo qui a pensare alle disgrazie del calcio, alla conferma di quanto sia difficile essere coach, ai cambi che, continuamente, devi effettuare, eccetera, eccetera.
Invece nel nostro tourbillon, c'è sempre qualcosa di nuovo, sempre qualche tentativo, vedi il gran lavoro che sta facendo Recalcati che, in tempo di Mondiali calcistici con tutto il loro contorno, porta in giro per l'Europa e prossimamente anche in Cina il meglio di quello che ci è rimasto, dopo i campionati imbottiti di stranieri, extra e no. Questo per valorizzare, penso, ma soprattutto per migliorare e mettere alla prova quelli che seguono subito dietro, la generazione vincente dell'Europeo parigino e delle "quasi" posizioni di spicco in Olimpiadi e continentali turche. Sappiamo che è più facile acquistare qualcosa, vedi guardie talentuose o centri dominanti, che costruirceli da soli. Il miracolo Cantù, generato dalle capacità tecniche ed imprenditoriali di Sacripanti ed Arrigoni, seguono quello, già avvenuto in Brianza negli anni 70-80, quando la famiglia Allievi dominava con i loro Marzorati e Dalla Fiori.
Dovremmo chiamare qui in causa Lavoisier e la sua legge: nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma! Così come per le società, non c'è tempo per attendere. Si vuole subito tutto e il meglio, ma debbo rilevare che il presidente Landi della Bipop di Reggio Emilia, ha dimostrato recentemente equilibrio e sincerità, quando, dopo la sconfitta con Napoli per l'A1, ha affermato che oltre le normali preoccupazioni c'è solo una squadra che vince, gli errori bisognerà rimediarli.
Persino Aito, allenatore ed anche manager del club blau-grana barcellonese, cade in terra (anche se da troppo tempo barcollava). Lo diceva già 25 anni fa quando unitamente a me ed a Bianchini, passammo quattro giorni a Bienne, in Svizzera, ad un gran clinic Fiba con coach Usa e una celebre giocatrice del tempo, la Chazalon, che segnava come un giovane d'ora: una furia tecnica e di precisione. Anche allora Aito pensava sempre alla "patada" (pedata) che prima o poi sarebbe arrivata, così come ora è stato, ma se vado indietro e mi rivedo le varie telecronache viste e sentite, commentate dai più vari telecronisti, mi viene da pensare, che sia arrivata anche troppo tardi!
Ma dove sono le colpe ed i meriti, dove finiscono questi e crescono le altre? Giustamente questa settimana Treviso, a suggellare lo scudetto conquistato, sarà il centro del massimo movimento cestistico del "solleone" non solo per l'attenta ospitalità ma per la gran quantità di giocatori da visionare: tutti però, ne sono sicuro, già sotto la capace ala di Gherardini. Ci sarà pure attenzione per il gruppo di tecnici, tutti vincenti, che relazioneranno sui loro sistemi, le loro tattiche, i loro trucchi. Ci mancherà D'Antoni, in fase di trasloco, e sarà già la seconda volta che non potremo sapere da lui il perché e il come, oltre alle gran qualita e ntità del roster, di queste esaltanti vittorie. Il fatto è che via lui, per tre anni, interminabili per i supporter, di scudetti neppure l'ombra, o meglio "nisba": a quando il prossimo ritorno?
Invece nel nostro tourbillon, c'è sempre qualcosa di nuovo, sempre qualche tentativo, vedi il gran lavoro che sta facendo Recalcati che, in tempo di Mondiali calcistici con tutto il loro contorno, porta in giro per l'Europa e prossimamente anche in Cina il meglio di quello che ci è rimasto, dopo i campionati imbottiti di stranieri, extra e no. Questo per valorizzare, penso, ma soprattutto per migliorare e mettere alla prova quelli che seguono subito dietro, la generazione vincente dell'Europeo parigino e delle "quasi" posizioni di spicco in Olimpiadi e continentali turche. Sappiamo che è più facile acquistare qualcosa, vedi guardie talentuose o centri dominanti, che costruirceli da soli. Il miracolo Cantù, generato dalle capacità tecniche ed imprenditoriali di Sacripanti ed Arrigoni, seguono quello, già avvenuto in Brianza negli anni 70-80, quando la famiglia Allievi dominava con i loro Marzorati e Dalla Fiori.
Dovremmo chiamare qui in causa Lavoisier e la sua legge: nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma! Così come per le società, non c'è tempo per attendere. Si vuole subito tutto e il meglio, ma debbo rilevare che il presidente Landi della Bipop di Reggio Emilia, ha dimostrato recentemente equilibrio e sincerità, quando, dopo la sconfitta con Napoli per l'A1, ha affermato che oltre le normali preoccupazioni c'è solo una squadra che vince, gli errori bisognerà rimediarli.
Persino Aito, allenatore ed anche manager del club blau-grana barcellonese, cade in terra (anche se da troppo tempo barcollava). Lo diceva già 25 anni fa quando unitamente a me ed a Bianchini, passammo quattro giorni a Bienne, in Svizzera, ad un gran clinic Fiba con coach Usa e una celebre giocatrice del tempo, la Chazalon, che segnava come un giovane d'ora: una furia tecnica e di precisione. Anche allora Aito pensava sempre alla "patada" (pedata) che prima o poi sarebbe arrivata, così come ora è stato, ma se vado indietro e mi rivedo le varie telecronache viste e sentite, commentate dai più vari telecronisti, mi viene da pensare, che sia arrivata anche troppo tardi!
Ma dove sono le colpe ed i meriti, dove finiscono questi e crescono le altre? Giustamente questa settimana Treviso, a suggellare lo scudetto conquistato, sarà il centro del massimo movimento cestistico del "solleone" non solo per l'attenta ospitalità ma per la gran quantità di giocatori da visionare: tutti però, ne sono sicuro, già sotto la capace ala di Gherardini. Ci sarà pure attenzione per il gruppo di tecnici, tutti vincenti, che relazioneranno sui loro sistemi, le loro tattiche, i loro trucchi. Ci mancherà D'Antoni, in fase di trasloco, e sarà già la seconda volta che non potremo sapere da lui il perché e il come, oltre alle gran qualita e ntità del roster, di queste esaltanti vittorie. Il fatto è che via lui, per tre anni, interminabili per i supporter, di scudetti neppure l'ombra, o meglio "nisba": a quando il prossimo ritorno?
Fonte: Il Gazzettino