Vive in un motel, come un comune mortale e come uno della squadra che adesso allena, gli Oklahoma Storm, in questi giorni alle prese con i playoff per il titolo. Oklahoma Storm, lega «Usbl» americana, periferia del grande basket. Ma lui è uno dei miti della pallacanestro mondiale. Lui è l'uomo che si è ritirato a 42 anni. Lui è il giocatore che, prima di imbattersi in un cocciuto e longevo brasiliano che di nome fa Oscar Schmidt e che l'ha sorpassato, era il primo cannoniere ogni epoca, nel pianeta dei canestri. Lui è Kareem Abdul Jabbar: un nome che mette ancora i brividi, anche se adesso ha 55 anni e per la Nba è un «signor nessuno». Come allenatore, s'intende. Ma forse una porta sta per aprirsi: a New York. Nella sua New York. Vicino ad Harlem, quartiere che gli ha dato i natali e che sta diventando pian piano migliore, se è vero che perfino Bill Clinton ha trasferito lì i suoi uffici. Jabbar, è superiore il Kareem giocatore o il Kareem allenatore?
«Al momento il giocatore, anzi, il ricordo del giocatore, supera le qualità dell'allenatore. Tuttavia il Kareem coach ha un grande potenziale: per l'esperienza che il giocatore gli ha trasferito, perché sa come si vince».
Quali i suoi pregi?
«Valuto le caratteristiche della squadra e le ''traduco''. Capisco se un giocatore sa creare gioco, se difende, se ha il senso dei rimbalzi e se passa bene. Ho una buona capacità di analisi e sono abbastanza duttile».
I difetti, invece?
«Non ho ancora un impianto offensivo totalmente mio. Ho giocato per molti ottimi allenatori, tutti con le loro idee. Ora cerco di raccogliere il meglio di quelle filosofie e di farne una sintesi. Sapendo che non ho in squadra... Jabbar».
Un suo modello, tra gli allenatori..
«Nella Nba, dico Jack McKinney. È lui che ha avuto per primo l'intuizione che Magic Johnson era un regista e che i Lakers, negli anni Ottanta, avrebbero aperto un ciclo: l'era dello showtime . Riley è stato bravo a gestire e a vincere, ma le basi del gruppo le aveva messe McKinney».
Più tecnica o psicologia, in un allenatore?
«Entrambe le cose. Le caratteristiche fisiche e psicologiche fanno parte del patrimonio del giocatore e l'allenatore le deve comprendere; le caratteristiche tecniche fanno invece parte del cammino comune».
Shaquille O'Neal: tre titoli Nba di fila...
«Ora è il giocatore che fa la differenza».
È perfino più forte, oltre che di lei, di Russell e di Chamberlain?
«Forse, ma non si può stabilirlo in assoluto: ognuno è stato grande nella sua epoca».
Tifa ancora Lakers?
«Non necessariamente. Li seguo in tv, raramente dal vivo. Se giocano bene, mi divertono».
La Usbl, pensando però alla Nba: è vero che allenerà a New York?
«Sì, vorrei andare ai Knicks: New York è la mia città. Mi sento pronto, ma non se n'è parlato a fondo. Mi sento però uno che ha contribuito a trasmettere il ''sapere'' della Nba: posso ancora dare tanto, anche perché alcune idee restano valide».
La chiama l'Italia...
«Un club importante? Ci verrei di corsa...».
Flavio Vanetti
«Al momento il giocatore, anzi, il ricordo del giocatore, supera le qualità dell'allenatore. Tuttavia il Kareem coach ha un grande potenziale: per l'esperienza che il giocatore gli ha trasferito, perché sa come si vince».
Quali i suoi pregi?
«Valuto le caratteristiche della squadra e le ''traduco''. Capisco se un giocatore sa creare gioco, se difende, se ha il senso dei rimbalzi e se passa bene. Ho una buona capacità di analisi e sono abbastanza duttile».
I difetti, invece?
«Non ho ancora un impianto offensivo totalmente mio. Ho giocato per molti ottimi allenatori, tutti con le loro idee. Ora cerco di raccogliere il meglio di quelle filosofie e di farne una sintesi. Sapendo che non ho in squadra... Jabbar».
Un suo modello, tra gli allenatori..
«Nella Nba, dico Jack McKinney. È lui che ha avuto per primo l'intuizione che Magic Johnson era un regista e che i Lakers, negli anni Ottanta, avrebbero aperto un ciclo: l'era dello showtime . Riley è stato bravo a gestire e a vincere, ma le basi del gruppo le aveva messe McKinney».
Più tecnica o psicologia, in un allenatore?
«Entrambe le cose. Le caratteristiche fisiche e psicologiche fanno parte del patrimonio del giocatore e l'allenatore le deve comprendere; le caratteristiche tecniche fanno invece parte del cammino comune».
Shaquille O'Neal: tre titoli Nba di fila...
«Ora è il giocatore che fa la differenza».
È perfino più forte, oltre che di lei, di Russell e di Chamberlain?
«Forse, ma non si può stabilirlo in assoluto: ognuno è stato grande nella sua epoca».
Tifa ancora Lakers?
«Non necessariamente. Li seguo in tv, raramente dal vivo. Se giocano bene, mi divertono».
La Usbl, pensando però alla Nba: è vero che allenerà a New York?
«Sì, vorrei andare ai Knicks: New York è la mia città. Mi sento pronto, ma non se n'è parlato a fondo. Mi sento però uno che ha contribuito a trasmettere il ''sapere'' della Nba: posso ancora dare tanto, anche perché alcune idee restano valide».
La chiama l'Italia...
«Un club importante? Ci verrei di corsa...».
Flavio Vanetti