«È finita? Direi di sì. Non c’è più speranza». Le parole del curatore fallimentare Mino Castellani confermano che la storia della Scaligera è alla fine. Il grande basket è "sfrattato" da Verona. Eduardo Fiorillo, con la sua sciagurata gestione, ha posto le basi di questo epilogo. Nessuno è stato capace di invertire la rotta e salvare la società. La città non ha risposto agli appelli. E perde quello che, parole (vuote) delle istituzioni, era considerato un patrimonio di Verona. Castellani ammette: «Non c’è più possibilità. Sino a sabato scorso c’era lo sponsor, il giorno dopo no. E mi pare difficile che un’azienda possa pianificare un intervento nel giro di pochi giorni». C’è la scadenza dell’iscrizione al campionato (sabato prossimo), ma c’è, soprattutto, il fatto che al Consiglio federale, radunatosi venerdì scorso, non era pervenuta la domanda di restituzione del titolo sportivo da parte della Proscaligera. «Non ho potuto inviarla- riferisce l’ingegner Sandro Bordato- perchè avevo un contratto, condizionato al titolo di A1, con uno sponsor che scadeva il giorno 20 e questi non me l’ha prorogato di 24 ore per attendere l’eventuale risposta della Federbasket». A Castellani non resterà altro, in questi giorni, che spedire le lettere di licenziamento ai dipendenti e procedere alla vendita dei pochi beni della Scaligera. Resta la possibilità di un prolungamento dell’esercizio provvisorio sino al 7 luglio per consentire alla squadra allievi della Müller di giocare le finali nazionali. E resta qualche esile speranza che non vi siano intralci di altre cordate all’intenzione di Vicenzi di salvare, almeno, il settore giovanile.
«È la fine, sì- conferma il general manager Claudio Crippa- e sono molto, molto amareggiato dal comportamento di molti personaggi che hanno avuto a che fare con la Scaligera negli ultimi mesi. Trovo, dal punto di vista della cultura sportiva, inaccettabile il comportamento avuto dalla città perchè considero la Scaligera un patrimonio di Verona, come più volte ribadito dalle istituzioni che, nei mesi scorsi, abbiamo incontrato. Ringrazio chi ha lavorato per la Scaligera. Ritengo di aver fatto il mio dovere sino in fondo, ma sembra che poco importi alla maggioranza dei veronesi. Questo era un posto meraviglioso per fare pallacanestro. Mi sorprende il silenzio della città perchè situazioni simili, in altre parti, avrebbero creato sicuramente un movimento di opinione e preoccupazione. Non vorrei che il fatto di essere venuto a lavorare qui fosse stato un "piccolo ostacolo" a chi avesse voluto prendere la Scaligera. Ritengo, ripeto, di aver fatto il mio dovere anche se, ripensando ai mesi scorsi, qualche grave colpa l’ho commessa anch’io perchè, altrimenti, non saremmo arrivati a questo. A questo punto, i tempi per Federazione e Lega diventano quasi impraticabili: del resto la società è fallita il 22 febbraio e c’era tutto il tempo e la voglia di intervenire».
(r.p.)
«È la fine, sì- conferma il general manager Claudio Crippa- e sono molto, molto amareggiato dal comportamento di molti personaggi che hanno avuto a che fare con la Scaligera negli ultimi mesi. Trovo, dal punto di vista della cultura sportiva, inaccettabile il comportamento avuto dalla città perchè considero la Scaligera un patrimonio di Verona, come più volte ribadito dalle istituzioni che, nei mesi scorsi, abbiamo incontrato. Ringrazio chi ha lavorato per la Scaligera. Ritengo di aver fatto il mio dovere sino in fondo, ma sembra che poco importi alla maggioranza dei veronesi. Questo era un posto meraviglioso per fare pallacanestro. Mi sorprende il silenzio della città perchè situazioni simili, in altre parti, avrebbero creato sicuramente un movimento di opinione e preoccupazione. Non vorrei che il fatto di essere venuto a lavorare qui fosse stato un "piccolo ostacolo" a chi avesse voluto prendere la Scaligera. Ritengo, ripeto, di aver fatto il mio dovere anche se, ripensando ai mesi scorsi, qualche grave colpa l’ho commessa anch’io perchè, altrimenti, non saremmo arrivati a questo. A questo punto, i tempi per Federazione e Lega diventano quasi impraticabili: del resto la società è fallita il 22 febbraio e c’era tutto il tempo e la voglia di intervenire».
(r.p.)