Quando è cominciata la... fine? Probabilmente quando Giuseppe Vicenzi ha deciso di cedere la Scaligera Basket a Eduardo Fiorillo, conservando una percentuale del 50 per cento nel primo anno, del 10 per cento nel secondo, ma uscendo sin da subito dalla gestione. Nella stagione 2000-2001 sembrava che la nuova linfa portata da Fiorillo, unita alla consolidata esperienza di Vicenzi di aggregare forze attorno al basket, fosse premessa ad un futuro tranquillo. Il primo "campanello d’allarme" era scattato poi con il "divorzio" di Fiorillo da Andrea Fadini, il secondo quando Fiorillo, unico responsabile della gestione, si era trovato a dover ripianare un deficit di tre miliardi a fine stagione. Ma nulla sembrava far presagire il tracollo, tanto che quando arrivarono Claudio Crippa e Lino Lardo, nel maggio 2001, si parlava di squadra con Bullock, Albano, Sconochini, insomma di una squadra ben competitiva. Tutto cambia nel giro di poche settimane. Attorno a Fiorillo c’è "terra bruciata". Fiorillo non firma, colpevolmente, il contratto con lo sponsor Zuegg, che preferisce la Fortitudo col marchio Skipper. La Banca Popolare di Verona, dopo anni di stretta collaborazione, sceglie altre strade. Alcuni sponsor minori lasciano e molti inserzionisti pubblicitari non rinnovano tanto che, a questa "voce", si registra un introito di 400 milioni contro il miliardo degli anni prima. Fiorillo, rimasto solo, comunque, iscrive la squadra al campionato pur sapendo di non avere in casa le risorse per completare la stagione. Anche gli abbonamenti sono un tonfo: i fedelissimi passano da 1.200 a 400.
Il risultato è che il capitale sociale viene eroso per una percentuale superiore ad un terzo. E’ necessario ripianare. I soci non lo fanno. Non lo fa Fiorillo, non lo fa Giuseppe Vicenzi al quale Fiorillo non ha pagato il 40 per cento delle azioni come previsto per contratto. Fiorillo, addirittura, cita in Tribunale il gruppo Vicenzi. Il collegio dei sindaci non può che chiedere la messa in liquidazione della Scaligera Basket. Avviene il 30 novembre scorso, dopo che Fiorillo ha nominato Antonio Peterlin amministratore unico, nella speranza che, uscito di scena Fiorillo, la città riesca a rispondere in qualche modo a sostegno della società. Roberto Maria Rubini viene nominato liquidatore dal Tribunale. In un primo momento sembra, addirittura, che il liquidatore intenda chiudere tutto e ritirare la squadra dal campionato. Poi si appassiona e lavora per trovare soluzioni.
E’ il periodo nel quale la squadra, considerata candidata numero 1 alla retrocessione, decolla sino ad arrivare alla Final eight di Coppa Italia. E salta fuori il nome di Pierluigi Bolla come possibile salvatore. Gianni Betteli, dopo un incontro, dice: «Se prima ero ottimista, adesso sono sicuro dell’intervento di Bolla». Sarà, invece, una bolla di sapone e non si sa e saprà mai sino a che punto sia stata veramente tale o sino a che punto abbiano influito interventi socio-politici a bloccare l’iniziativa.
In quel periodo, sembra che il gruppo Vicenzi sia vicino a riprendere la società. L’impegno è rivelato dai comunicati. Ma anche che non sono state reperite tutte le risorse. C’è un giorno nel quale Rubini dice che praticamente è fatta (l’accordo sarebbe stato scritto su un tovagliolo), ma il giorno dopo tutto salta. Per favorire un intervento, bisognerebbe ridurre i costi, cedendo giocatori o riducendo gli stipendi. Così vengono ceduti Turner e Fajardo. Col senno di poi, si potrebbe dire che sarebbe stato meglio cederne anche altri. Perdendo due giocatori, però la Scaligera non è più in grado di rispettare i parametri sul tetto minimo di stipendi da pagare ai giocatori (2 miliardi 800 milioni), deliberato un anno fa e approvato dallo stesso Fiorillo. E questo peserà molto quando si andrà a chiedere alla Lega assicurazioni per essere ammessa alla A1. Intanto, l’ingegner Sandro Bordato e la Proscaligera danno il via ad una sottoscrizione popolare: il risultato non sarà esaltante (circa 280 milioni). E resta l’impressione, anzi, che l’avvento di Bordato abbia finito col bloccare Vicenzi proprio quando questi era vicino ad intervenire.
Il compito di Rubini si esaurisce. Non ci sono le condizioni per riportare in bonis la società. Non resta che il fallimento. Il Tribunale lo decreta il 22 febbraio, nominando curatore fallimentare Mino Castellani. Da molti il fallimento è considerata la condizione indipensabile per favorire eventuali acquirenti che potrebbero avere una società ripulita dai debiti, col solo obbligo di pagare il "debito sportivo" (circa un miliardo 200 milioni) alla Federbasket per riavere il titolo sportivo (il precedente del Verona calcio conforta). Ma non si considera abbastanza che il fallimento apre una serie di difficoltà perchè le regole (dopo il 22 febbraio) sono cambiate ed un articolo della convenzione Fip-Lega impedisce di restituire il diritto sportivo ad una società fallita anche sotto altra ragione sociale. C’è, inoltre, la volontà di Fip e Lega di ridurre il numero delle squadre. Il presidente Fip Maifredi, in un’intervista, parla di wild card a Verona per la Legadue; quello della Lega, Prandi indica come la B1 la destinazione più probabile di Verona. In società, comunque, si continua a dire che, in presenza di compratori con precise garanzie, non vi sarebbero problemi a riavere il titolo sportivo dalla Federbasket. Da altre parti, invece, si ritiene si debba fare una sottile azione di sensibilizzazione nei confronti dei proprietari dei club per convincerli della buona ragione di Verona di vedersi restituito il diritto alla A1 acquisito sul campo. La squadra, intanto, rimpolpata da Burrough e Higgs, grazie all’intervento di Banca Popolare e Cariverona, raggiunge la salvezza.
Il 10 giugno scade il termine per l’iscrizione alla Lega e alla prossima stagione. La Scaligera non presenta richiesta. Perchè è una società fallita e senza titolo sportivo e, quindi, impossibilitata a chiedere di far parte del prossimo campionato: così giustificano la scelta in società. Ma il presidente Prandi lamenta che la lettera andava inviata. La Scaligera, infatti, anche da fallita ha finito il campionato e presenziato alle riunioni di Lega: sino al 30 giugno è considerata "viva".
Il Tribunale indice due aste per la vendita dei beni del fallimento Scaligera Basket Spa. Vanno deserte. Ne proclama una terza. Va deserta. Restano alcuni giorni per la trattativa privata. Vicenzi sembra aver trovato uno sponsor, poi no. Bordato dice di averne uno, il giorno dopo no. Il risultato è che il grande basket scompare da Verona. Alla causa principale e determinante (Fiorillo), sono seguiti errori, incapacità di unire gli sforzi, la convinzione (dimostratasi errata) che Vicenzi prima o poi avrebbe salvato tutto, veti incrociati, disattenzione e disinteresse di istituzioni e città. È la sconfitta di tutti.
(r.p.)
Il risultato è che il capitale sociale viene eroso per una percentuale superiore ad un terzo. E’ necessario ripianare. I soci non lo fanno. Non lo fa Fiorillo, non lo fa Giuseppe Vicenzi al quale Fiorillo non ha pagato il 40 per cento delle azioni come previsto per contratto. Fiorillo, addirittura, cita in Tribunale il gruppo Vicenzi. Il collegio dei sindaci non può che chiedere la messa in liquidazione della Scaligera Basket. Avviene il 30 novembre scorso, dopo che Fiorillo ha nominato Antonio Peterlin amministratore unico, nella speranza che, uscito di scena Fiorillo, la città riesca a rispondere in qualche modo a sostegno della società. Roberto Maria Rubini viene nominato liquidatore dal Tribunale. In un primo momento sembra, addirittura, che il liquidatore intenda chiudere tutto e ritirare la squadra dal campionato. Poi si appassiona e lavora per trovare soluzioni.
E’ il periodo nel quale la squadra, considerata candidata numero 1 alla retrocessione, decolla sino ad arrivare alla Final eight di Coppa Italia. E salta fuori il nome di Pierluigi Bolla come possibile salvatore. Gianni Betteli, dopo un incontro, dice: «Se prima ero ottimista, adesso sono sicuro dell’intervento di Bolla». Sarà, invece, una bolla di sapone e non si sa e saprà mai sino a che punto sia stata veramente tale o sino a che punto abbiano influito interventi socio-politici a bloccare l’iniziativa.
In quel periodo, sembra che il gruppo Vicenzi sia vicino a riprendere la società. L’impegno è rivelato dai comunicati. Ma anche che non sono state reperite tutte le risorse. C’è un giorno nel quale Rubini dice che praticamente è fatta (l’accordo sarebbe stato scritto su un tovagliolo), ma il giorno dopo tutto salta. Per favorire un intervento, bisognerebbe ridurre i costi, cedendo giocatori o riducendo gli stipendi. Così vengono ceduti Turner e Fajardo. Col senno di poi, si potrebbe dire che sarebbe stato meglio cederne anche altri. Perdendo due giocatori, però la Scaligera non è più in grado di rispettare i parametri sul tetto minimo di stipendi da pagare ai giocatori (2 miliardi 800 milioni), deliberato un anno fa e approvato dallo stesso Fiorillo. E questo peserà molto quando si andrà a chiedere alla Lega assicurazioni per essere ammessa alla A1. Intanto, l’ingegner Sandro Bordato e la Proscaligera danno il via ad una sottoscrizione popolare: il risultato non sarà esaltante (circa 280 milioni). E resta l’impressione, anzi, che l’avvento di Bordato abbia finito col bloccare Vicenzi proprio quando questi era vicino ad intervenire.
Il compito di Rubini si esaurisce. Non ci sono le condizioni per riportare in bonis la società. Non resta che il fallimento. Il Tribunale lo decreta il 22 febbraio, nominando curatore fallimentare Mino Castellani. Da molti il fallimento è considerata la condizione indipensabile per favorire eventuali acquirenti che potrebbero avere una società ripulita dai debiti, col solo obbligo di pagare il "debito sportivo" (circa un miliardo 200 milioni) alla Federbasket per riavere il titolo sportivo (il precedente del Verona calcio conforta). Ma non si considera abbastanza che il fallimento apre una serie di difficoltà perchè le regole (dopo il 22 febbraio) sono cambiate ed un articolo della convenzione Fip-Lega impedisce di restituire il diritto sportivo ad una società fallita anche sotto altra ragione sociale. C’è, inoltre, la volontà di Fip e Lega di ridurre il numero delle squadre. Il presidente Fip Maifredi, in un’intervista, parla di wild card a Verona per la Legadue; quello della Lega, Prandi indica come la B1 la destinazione più probabile di Verona. In società, comunque, si continua a dire che, in presenza di compratori con precise garanzie, non vi sarebbero problemi a riavere il titolo sportivo dalla Federbasket. Da altre parti, invece, si ritiene si debba fare una sottile azione di sensibilizzazione nei confronti dei proprietari dei club per convincerli della buona ragione di Verona di vedersi restituito il diritto alla A1 acquisito sul campo. La squadra, intanto, rimpolpata da Burrough e Higgs, grazie all’intervento di Banca Popolare e Cariverona, raggiunge la salvezza.
Il 10 giugno scade il termine per l’iscrizione alla Lega e alla prossima stagione. La Scaligera non presenta richiesta. Perchè è una società fallita e senza titolo sportivo e, quindi, impossibilitata a chiedere di far parte del prossimo campionato: così giustificano la scelta in società. Ma il presidente Prandi lamenta che la lettera andava inviata. La Scaligera, infatti, anche da fallita ha finito il campionato e presenziato alle riunioni di Lega: sino al 30 giugno è considerata "viva".
Il Tribunale indice due aste per la vendita dei beni del fallimento Scaligera Basket Spa. Vanno deserte. Ne proclama una terza. Va deserta. Restano alcuni giorni per la trattativa privata. Vicenzi sembra aver trovato uno sponsor, poi no. Bordato dice di averne uno, il giorno dopo no. Il risultato è che il grande basket scompare da Verona. Alla causa principale e determinante (Fiorillo), sono seguiti errori, incapacità di unire gli sforzi, la convinzione (dimostratasi errata) che Vicenzi prima o poi avrebbe salvato tutto, veti incrociati, disattenzione e disinteresse di istituzioni e città. È la sconfitta di tutti.
(r.p.)