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Scaligera, Castellani risponde

Una lettera del curatore fallimentare di Verona

In riferimento all’articolo apparso ieri su L’Arena («È stato un fallimento purtroppo annunciato»), il curatore fallimentare, dottor Mino Castellani, ha inviato ieri in redazione una lettera che volentieri pubblichiamo:
«La procedura fallimentare non ha alcun titolo per richiedere alla F.I.P. il titolo sportivo né alla Lega la permanenza dell’iscrizione per il campionato e quindi far parte di detto organismo. La richiesta di permanenza alla Lega non è un "semplice atto formale" ma un’istanza in cui si dichiara che esistono tutti i requisiti (titolo sportivo), l’inesistenza di debiti verso la Lega, fidejussioni bancarie ed altre dichiarazioni e rappresentazioni non concesse ad una società fallita.
L’art. 29 del R.O della F.I.P. preclude alla società fallita di continuare l’esercizio dell’attività sportiva e comporta la revoca dell’affiliazione.
La recente convenzione F.I.P.-Lega prevede (art. 11): "Le parti precisano, per il caso di società fallita, che alla stessa sia preclusa una nuova iscrizione al campionato anche sotto altra denominazione sociale".
La procedura fallimentare del 22 febbraio 2002 ad oggi ha cercato ogni possibile favorevole soluzione e, non essendovi stata nessuna richiesta alla vendita dell’azienda, ha proceduto a tre esperimenti d’asta ampiamente pubblicizzati e andati tutti deserti. Nel bando d’asta era ampiamente specificato l’obbligo dell’aggiudicatario di pagare il "debito sportivo" e richiedere conseguentemente il "titolo sportivo" alla F.I.P. che, ad ogni effetto è l’unico ente che può concederlo (ex art. 128 R.O.) ad altra società residente nel comune della società fallita o in comuni limitrofi. L’iscrizione alla Lega, con i relativi oneri e garanzie, è quindi attività conseguente che solo la nuova società avrebbe potuto e dovuto svolgere attivandosi di conseguenza.
La curatela ha comunicato con raccomandata alla Lega (non tardiva) che "non deve e non può ai sensi della richiamata convenzione F.I.P.-Lega attivarsi per il deposito di istanza di permanenza in Lega, significando altresì che tale istanza poteva essere presentata solo dalla società che, quale nuova titolare del "titolo sportivo" intende iscriversi al campionato di A1.
La F.I.P. previ contatti personali e da ultimo documentali (3-6-2002) non ha mai denegato di voler attribuire il titolo sportivo, già revocato alla Scaligera, per conferirlo alla società che ne avesse richiesto l’attribuzione.
La semplice verità è che nessuna società veronese già affiliata alla F.I.P. (San Zeno Basket e ProScaligera basket) facenti capo rispettivamente al gruppo Vicenzi e al gruppo Bordato ha partecipato alle aste né ha altrimenti richiesto il titolo sportivo alla F.I.P.
La controprova dell’assenza di interesse al "salvataggio" del basket a Verona è anche data dal fatto che il gruppo Vicenzi o altri interessati a "salvare il settore giovanile" non hanno presentato a tutt’oggi nessuna offerta per il settore giovanile (costo solo 20.000 euro) ed entro il 30 giugno la curatela a liberare tutti i giovani tesserati per l’utilità di chissà quale altra società e a costo zero.
dott. Mino Castellani

Non siamo esperti di diritto sportivo, ma chiederemo oggi al dottor Castellani solo due cose: a cosa è servito, allora, l’esercizio provvisorio fino al 30 giugno, e perchè le cordate avrebbero dovuto acquistare la società quando già si sapeva che non avrebbero ottenuto, essendo fallita, il titolo sportivo. (g.p.)
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