Nik Tskitishvili scelto col numero 5 da Denver, Boki Nachbar col 15 da Houston (via Toronto), e mettiamoci pure Peter Fehse, ala forte tedesca, 18 anni, 2.11, 17 punti in Terza Divisione, controllato da Treviso ed andato col n. 49 a Seattle. Facile capire che per la Benetton si tratta di una botta d'immagine formidabile: è l'unico club europeo ad aver avuto due suoi giocatori nei primi 15 del Draft, alla Ghirada hanno seguito in diretta tutta la cerimonia, con Nik e Boki a ricevere emozionati il nuovo cappellino.
«Una cosa pazzesca, incredibile, è un sogno - dice Maurizio Gherardini quasi commosso - mai avremmo pensato di arrivare a tanto. Siamo già nella storia, ci hanno telefonato da tutto il mondo per complimentarsi. Sono queste le cose che ti riempiono d'orgoglio. E che emozione sentire via internet David Stern (commissioner della Nba, ndr) pronunciare, storpiandolo, il nome di Skita e soprattutto, due volte, quello della nostra società...». Da parte loro, ai due ex casual-boys sembra di toccare il cielo con un dito. «Il mio cuore stava esplodendo nel momento in cui iniziavano i Draft, non capivo davvero nulla dall'emozione - ha detto Tskitishvili - giocare nella Nba era il mio sogno fin dal primo giorno in cui ho iniziato a giocare a basket: adesso ci sono, mi sento pronto, altrimenti non sarei venuto fino a qui, a New York, per essere scelto. L'idea di giocare a Denver mi stuzzica molto, conosco il general manager, Kiki Vandeweghe (dai tempi dell'Euro Big Man Camp della scorsa stagione alla Ghirada, ndr), ancora non so chi sarà il coach, ma sono estremamente fiducioso». E Nachbar non gli è da meno. «Avessi dovuto scegliere la squadra in cui andare avrei detto Houston, quindi chi può essere più felice di me? Conosco Rudy Tomjanovich, ho visto giocare Francis e come tipo di impostazione mi pare molto simile a quella tipica di Edney, quello praticato dai Rockets è un basket che mi piace e nel quale mi trovo a mio agio. Tra l'altro, i Rockets hanno preso anche Yao Ming, penso che ci stiamo rafforzando e, tra un po' saremo, un team competitivo».
Entusiastici anche i commenti di alcuni addetti ai lavori presenti alla Summer League. Lino Frattin: «Tutto ciò conferma la qualità del lavoro di Gherardini e del suo staff, sono contento per loro. Quest'anno sono stati scelti più giocatori europei, ma quella di Skita è la scelta più alta di qualcuno che ha giocato in Italia». Phil Melillo: «Quella di Skita è stata una scelta futuribile: lo prendono adesso, prevedendo ciò che diventerà fra 3-4 anni, lo vogliono tirar su loro». Riccardo Sales: «Risultato eccezionale, conferma il livello del basket europeo, ma è anche un segnale un po' sconfortante, vuol dire che la qualità dei giocatori americani è calata e il serbatoio si sta svuotando». Santi Puglisi: «E' più difficile tecnicamente giocare in Italia che nella Nba, qui domina il tatticismo, là prevalgono atletismo e talento. Poi è normale che peschino da noi, hanno un apparato scoutistico da far paura...».
Silvano Focarelli
«Una cosa pazzesca, incredibile, è un sogno - dice Maurizio Gherardini quasi commosso - mai avremmo pensato di arrivare a tanto. Siamo già nella storia, ci hanno telefonato da tutto il mondo per complimentarsi. Sono queste le cose che ti riempiono d'orgoglio. E che emozione sentire via internet David Stern (commissioner della Nba, ndr) pronunciare, storpiandolo, il nome di Skita e soprattutto, due volte, quello della nostra società...». Da parte loro, ai due ex casual-boys sembra di toccare il cielo con un dito. «Il mio cuore stava esplodendo nel momento in cui iniziavano i Draft, non capivo davvero nulla dall'emozione - ha detto Tskitishvili - giocare nella Nba era il mio sogno fin dal primo giorno in cui ho iniziato a giocare a basket: adesso ci sono, mi sento pronto, altrimenti non sarei venuto fino a qui, a New York, per essere scelto. L'idea di giocare a Denver mi stuzzica molto, conosco il general manager, Kiki Vandeweghe (dai tempi dell'Euro Big Man Camp della scorsa stagione alla Ghirada, ndr), ancora non so chi sarà il coach, ma sono estremamente fiducioso». E Nachbar non gli è da meno. «Avessi dovuto scegliere la squadra in cui andare avrei detto Houston, quindi chi può essere più felice di me? Conosco Rudy Tomjanovich, ho visto giocare Francis e come tipo di impostazione mi pare molto simile a quella tipica di Edney, quello praticato dai Rockets è un basket che mi piace e nel quale mi trovo a mio agio. Tra l'altro, i Rockets hanno preso anche Yao Ming, penso che ci stiamo rafforzando e, tra un po' saremo, un team competitivo».
Entusiastici anche i commenti di alcuni addetti ai lavori presenti alla Summer League. Lino Frattin: «Tutto ciò conferma la qualità del lavoro di Gherardini e del suo staff, sono contento per loro. Quest'anno sono stati scelti più giocatori europei, ma quella di Skita è la scelta più alta di qualcuno che ha giocato in Italia». Phil Melillo: «Quella di Skita è stata una scelta futuribile: lo prendono adesso, prevedendo ciò che diventerà fra 3-4 anni, lo vogliono tirar su loro». Riccardo Sales: «Risultato eccezionale, conferma il livello del basket europeo, ma è anche un segnale un po' sconfortante, vuol dire che la qualità dei giocatori americani è calata e il serbatoio si sta svuotando». Santi Puglisi: «E' più difficile tecnicamente giocare in Italia che nella Nba, qui domina il tatticismo, là prevalgono atletismo e talento. Poi è normale che peschino da noi, hanno un apparato scoutistico da far paura...».
Silvano Focarelli