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Yao Ming scala la muraglia della Nba

Il gigante (2 metri e 26) cinese è la prima scelta del campionato di basket americano

NEW YORK - Chiamano «campioni del mondo» coloro che vincono i titoli nazionali di basket, football, e baseball. E' la spocchiosa maniera americana per definirsi superiori a tutti, negli sport nei quali si sentono invincibili. Ma dall'altra notte, per quel che riguarda la pallacanestro, le definizione ha acquistato un significato diverso. Per la prima volta un giocatore straniero che non abbia mai messo piede in una università Usa, è risultato la scelta numero uno del draft Nba, la selezione annuale dei possibili campioni del domani: Yao Ming, anni 21, giocherà la stagione prossima con gli Houston Rockets che lo corteggiavano ormai da mesi. Ovviamente è anche il primo cinese che approda in America, rendendo la Nba ancor più planetaria. Di lui si parla da almeno due anni, da quando veniva in vacanza in Canada, a farsi perlustrare da orde di scouts ingolositi.
L'ora è dunque arrivata. Dopo decine di riunioni coi rappresentanti del governo cinese (che hanno ottenuto assicurazioni scritte che il ragazzo non perderà neppure un allenamento con la nazionale cinese), chili di carte bollate, e un grasso assegno che finisce a Pechino, decurtando il salario del giocatore, Yao Ming giocherà nella Nba non solo per le sue qualità (buon tiratore, dotato di un gancio eccellente) quanto per le sue dimensioni: 2 metri e 26 centimetri. Uno così, dopo un intenso lavoro di irrobustimento, è la risposta bianca allo strapotere imposto dall'altro gigante, Shaquille O'Neal, che è di 10 centimetri più basso, ma al momento stazza una quindicina di chili in più.
Yao Ming ha seguito il draft da Shanghai, e si è collegato via satellite con l'audience per dire che è molto contento: «Lavorerò duro - ha dichiarato -, giocherò molto in difesa, imparerò, anche se sarà difficile. Ciao Houston, sto arrivando».
I Rockets campioni nel 1994 e '95, contano sui ricorsi storici: al draft di 18 anni fa si portarono a casa un nigeriano di nome Olajouwon che gli avrebbe regalato i titoli cui sopra. Ma la ventata esterofila che attraversa la Nba non finisce con Ming. Ben 5 dei primi 16 scelti vengono dall'estero, un record, due di questi dall'Italia. «Segno - come dice Marty Blake, direttore degli scouts per la Nba -, che in Europa specialmente, si impara a giocare sullo stile Usa, il che rende più facile il reclutamento. I giocatori sono professionisti molto prima rispetto agli Usa».
Il trofeo come miglior rookie dell'anno consegnato allo spagnolo Pau Gasol, la grande stagione di Turkoglu e Stojakovic con Sacramento, sono gli spot pubblicitari per spingere sempre più cacciatori di talenti sulle piste europee armati di contratti che nel Vecchio Continente solo pochi team potrebbero pagare.
Ed è' così che a sorpresa la scelta numero cinque ricade sul georgiano Nikoloz Tskitishvili, 19enne della Benetton Treviso che va a Denver con la madre Guliko ad accudirlo: «Se sono qui è grazie a Mike D'Antoni. Sono pronto per la Nba, era il mio sogno».
Sogno esaudito anche per l'altro di Treviso, lo sloveno Nachbar, scelta numero 15 anche lui a Houston. Il totale di stranieri eguaglia il record di due anni fa: 14. E dal punto di vista della propaganda oscura le scelte «americane» del draft, che ha visto molti giocatori di college delusi per essere scalati nelle retrovie delle scelte.
Subito dopo Yao Ming, è stato pescato Jay Williams che i Chicago Bulls sperano possa ricalcare le orme di Michael Jordan. E' stato eletto miglior giocatore della Ncaa, è una guardia esplosiva e aggressiva. Giocava a Duke, assieme alla scelta numero tre, Mike Dunleavy, figlio d'arte (il padre, ora coach, era in tribuna) e selezionato da Golden State. Anche a loro è stato consegnato un foglio divertente: spiega la giusta pronuncia per ciascuno dei nuovi stranieri giunti negli Usa. Da studiare a memoria.
Riccardo Romani
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