Improvvisi impegni degli organi della procedura fallimentare hanno provocato lo slittamento a oggi della conferenza stampa, presso il Tribunale di Verona, da parte degli stessi, in occasione della chiusura dell’esercizio provvisorio della Scaligera Basket. Questo, ricordiamo, scade il 30 giugno, secondo decisione dello stesso Tribunale assunta nel giorno in cui decretò (22 febbraio scorso) il fallimento della società gialloblù. E’ possibile che il Tribunale conceda un prolungamento dello stesso esercizio provvisorio sino al 6 o 7 luglio in modo da consentire alla squadra Allievi della Scaligera Basket, targata Müller, di partecipare alle finali nazionali, traguardo indubbiamente prestigioso. Saranno quelle le ultime partite di una squadra della Scaligera Basket che finisce la sua storia dopo oltre cinquant’anni di attività. Gli organi della procedura fallimentare (presidente del Tribunale Abate, giudice delegato D’Amico, curatore fallimentare Castellani) riferiranno su quanto accaduto in questi ultimi mesi, sulle procedure seguite sia per mettere la squadra nelle condizioni di guadagnare sul campo la permanenza in A1 sia per evitare la chiusura del grande basket a Verona, sui tentativi effettuati, anche tramite tre aste andate deserte, per la vendita dei beni derivanti dal Fallimento Scaligera.
E’ finita male, purtroppo, e viene da chiedersi se, una volta decretato il fallimento, ci fossero veramente ancora margini per sperare in un salvataggio, al di là dell’indubbio risultato di aver consentito alla squadra di concludere la stagione e di dare ai tifosi veronesi gli ultimi momenti di divertimento che una partita di pallacanestro sa dare. L’articolo 11 della convenzione Fip-Legabasket precisa che alla società fallita è preclusa una nuova iscrizione al campionato anche sotto altra denominazione sociale e, quindi, si deduce che anche una richiesta da parte della S. Zeno Basket o della Proscaligera avrebbe ottenuto risposta negativa. E’ pur vero che esiste l’articolo 128 del regolamento organico della Fip che prevede, invece, la facoltà al presidente federale di riassegnare il diritto sportivo a società dello stesso comune o di un comune limitrofo e dovrebbe essere vero che l’articolo di uno statuto federale dovrebbe prevalere su un accordo tra parti, ma è certo che tutto questo abbia creato incertezza, freno, dubbi su chi era intenzionato a intervenire per salvare la Scaligera Basket, anche perchè se in società si ostentava tranquillità sulla restituzione del titolo sportivo all’eventuale acquirente, a questo o questi non venivano parole di conforto in tal senso né da parte della Fip né da parte della Lega.
E’ difficile dire sino a che punto la mancanza di certezze di avere la A1 siano state determinanti nel mancato reperimento, da parte di chi ci stava provando, di uno sponsor adeguato a sostenere la nuova società, ma sicuramente ha influito non poco perchè nessuno compra il certo (i beni del Fallimento Scaligera per 52.500 euro più il "debito sportivo" di circa 630 mila euro) per l’incerto (il diritto sportivo di A1). Resta il fatto che vani siano risultati i tentativi del gruppo Vicenzi e vani quelli di chi pensava ad un futuro del basket senza Vicenzi.
(r.p.)
E’ finita male, purtroppo, e viene da chiedersi se, una volta decretato il fallimento, ci fossero veramente ancora margini per sperare in un salvataggio, al di là dell’indubbio risultato di aver consentito alla squadra di concludere la stagione e di dare ai tifosi veronesi gli ultimi momenti di divertimento che una partita di pallacanestro sa dare. L’articolo 11 della convenzione Fip-Legabasket precisa che alla società fallita è preclusa una nuova iscrizione al campionato anche sotto altra denominazione sociale e, quindi, si deduce che anche una richiesta da parte della S. Zeno Basket o della Proscaligera avrebbe ottenuto risposta negativa. E’ pur vero che esiste l’articolo 128 del regolamento organico della Fip che prevede, invece, la facoltà al presidente federale di riassegnare il diritto sportivo a società dello stesso comune o di un comune limitrofo e dovrebbe essere vero che l’articolo di uno statuto federale dovrebbe prevalere su un accordo tra parti, ma è certo che tutto questo abbia creato incertezza, freno, dubbi su chi era intenzionato a intervenire per salvare la Scaligera Basket, anche perchè se in società si ostentava tranquillità sulla restituzione del titolo sportivo all’eventuale acquirente, a questo o questi non venivano parole di conforto in tal senso né da parte della Fip né da parte della Lega.
E’ difficile dire sino a che punto la mancanza di certezze di avere la A1 siano state determinanti nel mancato reperimento, da parte di chi ci stava provando, di uno sponsor adeguato a sostenere la nuova società, ma sicuramente ha influito non poco perchè nessuno compra il certo (i beni del Fallimento Scaligera per 52.500 euro più il "debito sportivo" di circa 630 mila euro) per l’incerto (il diritto sportivo di A1). Resta il fatto che vani siano risultati i tentativi del gruppo Vicenzi e vani quelli di chi pensava ad un futuro del basket senza Vicenzi.
(r.p.)