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La Scaligera ha chiuso bottega

«Esercizio provvisorio necessario per non perdere il titolo sportivo in febbraio»

«Abbiamo fatto, abbiamo fatto, ma non abbiamo visto niente». Il giudice delegato Ernesto D’Amico si richiama ad un vecchio detto per sintetizzare questi mesi di lavoro vissuti nel tentativo di dare continuità al grande basket a Verona. La Scaligera, invece, scompare. Ieri era l’ultimo giorno per iscriversi al campionato di A1, ma già almeno da una settimana si sapeva che non c’erano più speranze. L’esercizio provvisorio non ha portato alla soluzione auspicata. «Ma era assolutamente necessario concederlo - ricorda D’Amico - perché, altrimenti, col fallimento il titolo sportivo sarebbe stato immediatamente perso e nessun’altra società avrebbe potuto acquisirlo. Con l’esercizio provvisorio, invece, un’altra società, diversa dalla Scaligera, avrebbe potuto richiederlo: è quanto speravamo accadesse da febbraio a oggi». D’Amico ribadisce che «la riattribuzione del titolo sportivo dipendeva solo dalle valutazioni discrezionali della Fip». «E’ chiaro, però - aggiunge -, e ci sono atti che lo testimoniano, che ci sono stati contatti con la Fip, la quale ha ripetutamente affermato che, da parte sua, non ci sarebbe stata alcuna opposizione pregiudiziale alla restituzione del titolo sportivo».
In merito a presunte inadempienze della curatela per quanto riguarda l’iscrizione alla Lega, richiesta entro il 10 giugno scorso, D’Amico afferma: «La Scaligera non poteva fare altro perché era fallita e non poteva sottoscrivere una richiesta che doveva essere corredata da presupposti, come il pagamento del pregresso debito sportivo, che non poteva sostenere. Solo una società nuova, autonoma, che si fosse presentata dopo aver osservato tutte le condizioni, avrebbe potuto inoltrare la richiesta. Il titolo sportivo viene perso solo oggi perché nessuno si è fatto avanti nonostante i tre incanti».
Il giudice D’Amico esprime il «dispiacere per l’impegno profuso dalla curatela, da tutte le persone della società compresi allenatore, manager, giocatori, che si sono fatti carico di portare avanti con grande abnegazione e coerenza l’impegno sino alla salvezza della squadra». «Questo sforzo - osserva D’Amico - è stato inefficace, non inutile perché ha dimostrato che dentro questa squadra c’era qualcosa che meritava di essere salvato».
Il curatore fallimentare Mino Castellani ricorda che «la Lega ha una forte volontà di ridurre il numero delle squadre in A1 e oggi è molto contenta che una squadra come Verona non si sia potuta iscrivere». «Con una nuova società - conferma D’Amico - la Lega avrebbe avuto difficoltà a rifiutarne l’iscrizione. Adesso è contenta per aver potuto tagliare il numero delle squadre» . (r.p.)
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