CANTU' - Sulla collina brianzola la festa continua. L'ebbrezza del secondo posto, in condominio con la Benetton, lassù a quota 44 punti, è benzina sul fuoco della gioia biancoblu. Con un gioco non spettacolare ma concreto, l'Oregon ha trionfato anche nel derby contro Milano e fatto un bel passo in avanti verso un sogno chiamato Eurolega.
Un'altra magia per l'Harry Porter che siede sulla panchina brianzola, quello Stefano Sacripanti che vincendo tutti e quattro i derby della regular season contro Milano e Varese si è già guadagnato una pagina nel libro della storia della Pallacanestro Cantù.
Un'impresa unica per una società che è di nuovo regina, con in cattedra un allenatore giovane, ma che da buon direttore d'orchestra ha saputo far suonare lo stesso spartito con esattezza e agonismo a una sconosciuta truppa di americani, istruiti sulla filosofia del basket made in Italy dai pretoriani Riva e Gay.
Un'alchimia di gioventù ed esperienza, pragmatismo e laboriosità artigiana che fa guardare tutta la Penisola verso la verde collina brianzola come un modello da imitare.
L'Oregon adesso vede a due sole lunghezze di distanza la Skipper Bologna capolista e a sette giornate dalla fine della stagione regolare è l'occasione per rientrare sul palcoscenico europeo dalla porta principale: tre gare esterne (Udine, Roma e Imola) e quattro in casa (Livorno, Fabriano, Treviso e Avellino) sono un calendario favorevole per difendere il secondo gradino del podio e se il gladiatore Shaun Stonerook continua a incendiare d'entusiasmo il «Pianella» a suon di schiacciate, Cantù può regalarsi un sogno.
Paolo Marelli
Un'altra magia per l'Harry Porter che siede sulla panchina brianzola, quello Stefano Sacripanti che vincendo tutti e quattro i derby della regular season contro Milano e Varese si è già guadagnato una pagina nel libro della storia della Pallacanestro Cantù.
Un'impresa unica per una società che è di nuovo regina, con in cattedra un allenatore giovane, ma che da buon direttore d'orchestra ha saputo far suonare lo stesso spartito con esattezza e agonismo a una sconosciuta truppa di americani, istruiti sulla filosofia del basket made in Italy dai pretoriani Riva e Gay.
Un'alchimia di gioventù ed esperienza, pragmatismo e laboriosità artigiana che fa guardare tutta la Penisola verso la verde collina brianzola come un modello da imitare.
L'Oregon adesso vede a due sole lunghezze di distanza la Skipper Bologna capolista e a sette giornate dalla fine della stagione regolare è l'occasione per rientrare sul palcoscenico europeo dalla porta principale: tre gare esterne (Udine, Roma e Imola) e quattro in casa (Livorno, Fabriano, Treviso e Avellino) sono un calendario favorevole per difendere il secondo gradino del podio e se il gladiatore Shaun Stonerook continua a incendiare d'entusiasmo il «Pianella» a suon di schiacciate, Cantù può regalarsi un sogno.
Paolo Marelli