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Monroe, saluti e rimpianti

Il giocatore, che va a Roseto, aveva conquistato Fabriano

FABRIANO — Lo sapevano e il «pre-allarme» un po' li aiutati a digerire più in fretta. Ma dentro di loro ancora non ce la fanno a rassegnarsi a non vedere più quella maglia numero cinque indossata dal mulattino dalla mano torrida e dal sorriso sempre stampato in volto. Prima o poi si metteranno pure il cuore in pace, ma per i tifosi sapere che Rodney Monroe ha ufficialmente lasciato Fabriano per accasarsi a Roseto è una di quelle ferite che solo il tempo può rimarginare.
«Ciao campione». Tre anni in biancazzurro con due titoli di capocannoniere e uno di vice non si dimenticano a cuor leggero. «Rodney è stato qualcosa di più di un grande giocatore», commenta il presidente del club «Alta tensione», Davide Bergamo. «E' entrato nel cuore di tutta la tifoseria, sì per i punti realizzati, ma anche per le sue indubbie doti umane. A Fabriano si è sùbito integrato alla perfezione e ha sempre dato il massimo: perfino negli allenamenti, lo scorso anno, era puntualmente uno dei primi ad arrivare e degli ultimi ad andarsene».
«Cara società…». Ma se Monroe cambia bandiera è chiaro che qualche parolina alla dirigenza, la platea la manda a dire. «E' il solito problema della programmazione», allarga le braccia Bergamo. «Da qualche anno a questa parte ci iscriviamo sempre all'ultimo minuto e proprio non siamo in grado di 'progettare' un gruppo. Si va avanti con l'improvvisazione, tant'è che a tutt'oggi, mentre altri teams hanno già fatto mezza squadra, noi non sappiamo chi sarà l'allenatore e chi il general manager. Ora, dopo l'addio a Monroe, mi auguro almeno che resti l'altro nostro grande beniamino, Chandler Thompson, o almeno che, pur spendendo poco, si faccia come Biella, società modello in termini di scoperta di talenti sconosciuti».
«Abbonamenti a rischio». Il clima tra i sostenitori si fa pesante, anche perché proprio loro sono i primi a guardare oltre. «Tutti sappiamo — spiega Sergio Solari — quanto la città fosse legata a Monroe. Perderlo non fa certo piacere, ma ora il 'guaio' è che si deve ricostruire con intelligenza e credibilità. Mi riferisco in particolare agli abbonamenti. Lo scorso anno si superò il tetto delle duemila tessere, ma in questa stagione si è cominciato male, visto l'addio al capocannoniere dell'ultima serie A e un preoccupante immobilismo in fatto di definizione dei ruoli e campagna acquisti. Insomma, se la società conta di recuperare importanti risorse economiche tramite il pubblico adesso è chiamata ad allestire una formazione di qualità».
Alessandro Di Marco
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