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Pesaro vuole divertirsi

I tifosi Scavolini chiedono più grinta alla squadra

di GIANCARLO IACCHINI

PESARO – Un ragazzo si avvicina alla tribuna stampa del BPA Palas, pochi minuti dopo la fine della gara con Verona. Sembra fissare un punto perso nel vuoto cosmico: «Io non mi diverto più a vedere questa Scavolini – confessa con amaro stupore – Nemmeno quando vince. Eppure non sono un fanatico dei risultati e in genere sono uno che si accontenta... Ma cos’hanno i nostri giocatori che mi sembrano svogliati e senz’anima? Solo con la Kinder li ho visti col sangue agli occhi: ma può bastare una partita sola? Io ho fatto l’abbonamento...». A proposito di occhi: uno di Verona, che Beric lo conosce benissimo, dice che qui lo ha visto “con gli occhi spenti"... Solo lui? Va bene il partitone collettivo contro Bologna quando si è con l’acqua alla gola, ma perché non provare a fare spettacolo e divertire la gente come Dio comanda (ed anche la legge dello “show-business") in partite comode come quelle dell’altra sera? Pillastrini ha senz’altro ragione quando dice che l’importante è vincere, meno quando esalta l’entità dello scarto inflitto ai veronesi: avrebbe potuto (e dovuto) essere non di 10, ma di almeno 30 punti se non fosse stato per la pletora di palle perse ed errori clamorosi anche da sotto collezionati dai biancorossi; se ci fosse stato appunto più impegno. I punti in classifica sarebbero stati sempre due, è vero, ma il pubblico si sarebbe divertito ed è per la gente, non per la classifica, che si giocano le partite. Sarà bene riportarlo al centro di tutto, il “popolo" del basket, come ha scritto l’altro giorno Valerio Bianchini su questo giornale commentando la “rivoluzione di Bologna", quella con cui il popolo della Kinder, occupando il parquet, si è ripreso Ettore Messina e il “potere" cestistico. Non si dimentichi dunque la centralità di chi le partite le viene a vedere pagando un biglietto o un intero abbonamento!
E allora il giochino del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto mostra la corda: per dirla alla Ligabue, con la Scavolini attuale “chi si accontenta gode... così così". Meglio non accontentarsi piuttosto, meglio vederlo mezzo vuoto il bicchiere, perché solo così ci sarà lo stimolo e la volontà per fare meglio. Sembra pensarla in questo modo anche il direttore sportivo Walter Magnifico, che dopo Scavolini-Muller ha tuonato contro la poca grinta e il gioco svogliato e compassato dei biancorossi: «Con questo atteggiamento non si va da nessuna parte!», ha detto. Come dargli torto? O meglio, come non condividere le sue preoccupazioni? Le stesse sferzate non le abbiamo ancora sentite da parte del coach, almeno pubblicamente. Sarà per una differenza di “stile". Quello di Pillastrini ci ricorda il vecchio “doroteismo" democristiano (non è un “insulto", anzi era uno stile di governo): tutto mediare, tutto spiegare e giustificare, non meravigliarsi o indignarsi di nulla, non prendere mai posizioni nette, massimo equilibrio e moderazione. Forse questa saggezza è la forza del coach, o forse il suo limite, chissà, perché a volte tirare un urlo, anche pubblico, potrebbe fare da sveglia. Saranno senza dubbio i risultati finali della stagione a decidere su quale sia lo stile “vincente", ma non si perdano di vista i “risultati" già prodotti settimanalmente nella... testa della gente, come quel tifoso citato all’inizio. Non si dimentichino i “risultati" dei mini-abbonamenti per l’Eurolega: quello sì che è un campanello d’allarme, ed è già suonato molto forte! Al “doroteo" Pillastrini auguriamo comunque di proseguire la sua marcia tranquilla verso quel “salto di qualità" da lui auspicato l’altra sera dopo la partita con la Muller, e che magari il salto ci sia (bello alto) proprio domani a Roma contro la coppia Caja-Myers (Carlton è comunque in forse): i tifosi pesaresi ne sarebbero felici. D’altronde la sfida con Roma ha animato tutta la passata stagione, e l’allenatore biancorosso ha già dimostrato di sapere come vincerla.

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