Non è più un problema per la Di Nola quello dell'allenatore. Da ieri, infatti, la panchina azzurra è stata affidata ad Andrea Mazzon. Una scelta, quella caduta sul coach veneziano che ama il mare, che al di là delle versioni più o meno ufficiali fornite in questi giorni era stata già compiuta nei fatti da almeno una settimana.
«Mazzon - dice il giemme Andrea Fadini - è un tecnico giovane ma che vanta già diverse esperienze professionali di grande interesse. In più, rispetto a quando era come me a Verona, in questi ultimi anni ha studiato tanto, si è aggiornato, si è "mentalizzato" a livello di pallacanestro internazionale tanto da poter vantare buone conoscenze nel pianeta Nba ed avere come sogno nel cassetto quello di poter fare il viceallenatore a Denver. Fra i suoi principi, poi, c'è quello d'instaurare un buon rapporto con i giocatori. E tutto questo, in poche parole, rappresenta il potenziale necessario perché lui, in futuro, possa crescere ancora. Meglio se compiendo con noi il percorso che la società s'è voluta imporre».
Insomma, per la Di Nola Andrea Mazzon rappresenta il primo investimento compiuto nella stagione 2002-2003. Un coach di buone prospettive al quale l'avvocato Mario Maione spalanca idealmente la porta di casa non prima, però, d'aver rifilato l'ultima bacchettata sulle dita di Piero Bucchi, l'allenatore ora diventato aspirante re di Roma con il quale, soltanto poche settimane fa, sembrava destinato a dover vivere un lungo e duraturo matrimonio.
«Dopo aver consumato la mia piccola delusione - ha precisato il presidente della Di Nola - per prima cosa m'interessava che al mio tavolo si potesse accomodare un uomo che condividesse in toto la nostra causa. Volevo un allenatore che, come il sottoscritto, amasse questa città e la sua gente. Un tecnico che fosse ben consapevole d'arrivare in un contesto certamente complicato ma, nello stesso momento, potenzialmente in grado d'offrire a chi sa inserirsi anche dei grandi ritorni. Bucchi? Una persona della quale, evidentemente, non avevo capito qualcosa».
Investito di tante parole, circondato da una folla di cronisti che tanto gli ricorda l'esperienza biennale vissuta ad Atene, Mazzon riesce con poche parole a fornire con chiarezza gli obiettivi stagionali che una matricola come Napoli deve poter realisticamente fissare.
«Al primo anno - spiega il tecnico - sarà un po' come partecipare al ballo delle debuttanti. Se poi, nel corso del campionato, riusciremo a capire come si muovono i piedi, allora possiamo anche sperare d'arrivare a certi livelli puntando, nello stesso tempo, a riempire anche il palazzetto. Noi, intanto, di sicuro ci allacceremo le scarpe per fare bella figura».
Promette sacrifici "elmetto e piccone", Mazzon. Che, però, quasi subito si ritrova fra le mani le prime grane dettate dal momento. Quella che il giemme Fadini ha già disegnato per lui, infatti, potrebbe essere una squadra da rivoluzionare in fretta, forse ancor prima d'essersi concessi ai primi annunci. Tutto, in tal senso, dipenderà dal tipo di regolamento sugli extracomunitari che verrà fuori dal braccio di ferro intrapreso fra Fip e Coni.
Carlo Carione
«Mazzon - dice il giemme Andrea Fadini - è un tecnico giovane ma che vanta già diverse esperienze professionali di grande interesse. In più, rispetto a quando era come me a Verona, in questi ultimi anni ha studiato tanto, si è aggiornato, si è "mentalizzato" a livello di pallacanestro internazionale tanto da poter vantare buone conoscenze nel pianeta Nba ed avere come sogno nel cassetto quello di poter fare il viceallenatore a Denver. Fra i suoi principi, poi, c'è quello d'instaurare un buon rapporto con i giocatori. E tutto questo, in poche parole, rappresenta il potenziale necessario perché lui, in futuro, possa crescere ancora. Meglio se compiendo con noi il percorso che la società s'è voluta imporre».
Insomma, per la Di Nola Andrea Mazzon rappresenta il primo investimento compiuto nella stagione 2002-2003. Un coach di buone prospettive al quale l'avvocato Mario Maione spalanca idealmente la porta di casa non prima, però, d'aver rifilato l'ultima bacchettata sulle dita di Piero Bucchi, l'allenatore ora diventato aspirante re di Roma con il quale, soltanto poche settimane fa, sembrava destinato a dover vivere un lungo e duraturo matrimonio.
«Dopo aver consumato la mia piccola delusione - ha precisato il presidente della Di Nola - per prima cosa m'interessava che al mio tavolo si potesse accomodare un uomo che condividesse in toto la nostra causa. Volevo un allenatore che, come il sottoscritto, amasse questa città e la sua gente. Un tecnico che fosse ben consapevole d'arrivare in un contesto certamente complicato ma, nello stesso momento, potenzialmente in grado d'offrire a chi sa inserirsi anche dei grandi ritorni. Bucchi? Una persona della quale, evidentemente, non avevo capito qualcosa».
Investito di tante parole, circondato da una folla di cronisti che tanto gli ricorda l'esperienza biennale vissuta ad Atene, Mazzon riesce con poche parole a fornire con chiarezza gli obiettivi stagionali che una matricola come Napoli deve poter realisticamente fissare.
«Al primo anno - spiega il tecnico - sarà un po' come partecipare al ballo delle debuttanti. Se poi, nel corso del campionato, riusciremo a capire come si muovono i piedi, allora possiamo anche sperare d'arrivare a certi livelli puntando, nello stesso tempo, a riempire anche il palazzetto. Noi, intanto, di sicuro ci allacceremo le scarpe per fare bella figura».
Promette sacrifici "elmetto e piccone", Mazzon. Che, però, quasi subito si ritrova fra le mani le prime grane dettate dal momento. Quella che il giemme Fadini ha già disegnato per lui, infatti, potrebbe essere una squadra da rivoluzionare in fretta, forse ancor prima d'essersi concessi ai primi annunci. Tutto, in tal senso, dipenderà dal tipo di regolamento sugli extracomunitari che verrà fuori dal braccio di ferro intrapreso fra Fip e Coni.
Carlo Carione