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Mabo, tre partite per un'impresa

A Cantù, poi con Siena e Benetton: servono due punti

LIVORNO. Per fortuna che Imola ha perso ed è rimasta inchiodata sei punti sotto la Mabo. Perchè la sconfitta contro Avellino ha fatto ripiombare Livorno nel bel mezzo del girone salvezza. A fianco della De Vizia (che però ha un 2-0 negli scontri diretti), a fianco di Udine (con cui invece c'è la differenza canestri favorevole), due lunghezze sopra Milano e Viola. La classifica è ancora tranquilla, proprio grazie all'ennesima caduta della Fillattice (ultima partita vinta con la Mabo, il 3 marzo, 6 giornate fa), ma ad otto turni dalla fine non si può abbassare la guardia.
Fosse arrivato un successo, visto che si trattava di uno scontro diretto, avremmo potuto festeggiare la salvezza quasi matematica. E invece ci sarà da soffrire ancora un po'. L'analisi di Luca Garri a fine partita non fa una piega: «dovremo portar via qualcosa dalle prossime tre partite». Il che significa firmare una mezza impresa, considerato che Livorno salirà sul ring contro tre delle prime cinque in classifica, Cantù, Siena e Treviso.
Questione di faccia... Ci sarà sicuramente da cambiare faccia rispetto a quella mostrata contro Avellino. In una partita che a tratti somigliava tanto ad un all star game della Cba (alla prima palla a due c'erano in campo nove americani e il solo Sambugaro a tenere alto il vessillo tricolore), Livorno è apparsa spenta, senza mordente, troppo morbida in difesa. I 59 punti concessi nei primi 20', 17 dopo 5 giri di lancetta, sono la rappresentazione numerica di una grinta difensiva che è mancata. Una grinta che invece sarebbe servita più che mai, considerato che la Mabo pur tirando con percentuali accettabili (48% finale dal campo), è scesa sotto gli standard abituali e soprattutto che sul fronte opposto Avellino ha tritato la retina livornese, chiudendo col 42% dalla lunga e il 66% da due. Al di là della precisione dall'arco di Carlisle e di quello Stevenson che quando vede l'amaranto si scatena come un toro, bravi anche contro la zona 3-2 a trovare canestri dall'angolo, Livorno ha concesso canestri troppo facili sotto le plance. La precisione di Grant la si conosceva, ma va detto che Elliott ha sofferto la sua agilità nell'area colorata, mentre Garri ha subito l'esperienza di "Tyrone Power", che quando era marcato dal ragazzone di Asti, cercava sistameticamente l'uno contro uno spalle a canestro e ha trovato il ciuff.
La clava di Santa. Nella ripresa le cose sono migliorate. La Mabo ha messo più foga, ha tentato la reazione, trascinata da un Garri scatenato in attacco (7 punti nei primi 5' dell'ultimo quarto, con la tripla del meno 7, 89-82), ma soprattutto da un Santarossa che ha suonato la carica in difesa. L'ala romana sta attraversando un momento positivo e continua a fornire minuti di qualità ogni volta che Banchi lo getta nella mischia. Contro la De Vizia è stato lui l'unico in grado di braccare e di spengere Carlisle. E lo sfondamento cercato e trovato contro il bombardiere biancoverde, nonostante i quattro falli a carico, proprio sull'89-82 avrebbe potuto davvero riaprire la partita. «Mi è piaciuto molto - commenta il coach amaranto - ha combattuto con vigore, ha difeso duro e giocato in maniera concreta». Che sia l'esempio per un Conley di nuovo troppo altalenante, per Autry apparso un po' frastornato e per tutti gli altri. A partire da Cantù.
Giulio Corsi
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