PESARO — Tutto in una mattinata. Tra il divorzio da Pillastrini e la presentazione di Marco Crespi, che prende il suo posto sulla panchina biancorossa, passano poche ore. Dopo aver sciolto il contratto con Pilla, in tempi di nuove tecnologie basta un sms sul telefonino per ingaggiare Crespi. «Venerdì sera ero a cena a casa di mio fratello dove i cellulari non prendono, ho trovato un messaggio di Zanca e l'ho richiamato subito».
La trattativa è cominciata alle 23 e si è risolta alla svelta: sabato mattina Crespi è salito in macchina verso Pesaro. Quarant'anni compiuti il 2 giugno, nato a Varese, si è formato nell'Olimpia Milano dove ha imparato i trucchi del mestiere facendo il vice a tecnici del calibro di Mike D'Antoni (dal '90 al '94) e Boscia Tanjevic (dal '94 al '96 vincendo uno scudetto), quindi Marcelletti. Nel '98 il grande salto: diventa capo-allenatore e conduce la Sony a un ottimo quinto posto puntando sull'accoppiata Booker-DeMarco. Nel 2000/2001 accetta la proposta di Biella e viene promosso in A1 vincendo 30 partite su 36 (in squadra con lui il pesarese Malaventura). Poi l'esperienza di Siviglia. E' stato anche vice di Tanjevic in azzurro, partecipando ai Mondiali di Atene, vincendo gli Europei di Parigi e vivendo quindi l'esperienza delle Olimpiadi di Sidney. Adesso c'è Pesaro nel suo destino: e per il vulcanico allenatore che salta come un grillo, sembra una piazza adatta. «Sono contento e orgoglioso — ha detto Crespi —: nella carriera di un coach allenare a Pesaro è un fatto importante. La pressione? E' un piacere avere dei tifosi partecipi, anzi nel panorama italiano avere un rapporto con un pubblico è già eccezionale, avere fans che vengono persino in trasferta una rarità». La sua idea di pallacanestro è frizzante: «Dobbiamo vendere uno spettacolo e a me piace un basket intenso, aggressivo, che esalta la rapidità del gioco e l'atletismo. Niente tempi morti, il ritmo alto tiene vivi i giocatori e mi piace che abbiano iniziativa».
Un basket poco adatto a Beric, allora?
«Perché no? Non è nero nè esplosivo, ma ha una capacità di giocare senza palla straordinaria: questa è iniziativa e va sfruttata».
La società è apparsa rinfrancata dopo un periodo di immobilismo: «Nessuna depressione, entriamo in una dimensione nuova — spiega Zanca — ridimensionare il bilancio non vuol dire perdere entusiasmo. Crespi gli fa eco: «E poi il budget non va in campo». Tradotto in concreto significa per il nuovo coach: «Prendere elementi che abbiano la voglia di migliorarsi. Al di là dell'età, cerchiamo giocatori che non si sentono già arrivati. Idee ne abbiamo».
Intanto a Melvin Booker hanno offerto un biennale: la squadra, non italiana, partecipa all'Eurolega.
Elisabetta Ferri
PESARO — «Non c'erano più le condizioni per lavorare insieme, troppe le divergenze su diversi punti. Ma me ne vado senza polemiche: questi per me sono stati due anni importanti e anche la società ha toccato vertici mai più raggiunti dopo gli scudetti». Così Stefano Pillastrini lascia la Vuelle, transando l'ultimo anno di contratto: per il momento non ha offerte che lo interessino.
La trattativa è cominciata alle 23 e si è risolta alla svelta: sabato mattina Crespi è salito in macchina verso Pesaro. Quarant'anni compiuti il 2 giugno, nato a Varese, si è formato nell'Olimpia Milano dove ha imparato i trucchi del mestiere facendo il vice a tecnici del calibro di Mike D'Antoni (dal '90 al '94) e Boscia Tanjevic (dal '94 al '96 vincendo uno scudetto), quindi Marcelletti. Nel '98 il grande salto: diventa capo-allenatore e conduce la Sony a un ottimo quinto posto puntando sull'accoppiata Booker-DeMarco. Nel 2000/2001 accetta la proposta di Biella e viene promosso in A1 vincendo 30 partite su 36 (in squadra con lui il pesarese Malaventura). Poi l'esperienza di Siviglia. E' stato anche vice di Tanjevic in azzurro, partecipando ai Mondiali di Atene, vincendo gli Europei di Parigi e vivendo quindi l'esperienza delle Olimpiadi di Sidney. Adesso c'è Pesaro nel suo destino: e per il vulcanico allenatore che salta come un grillo, sembra una piazza adatta. «Sono contento e orgoglioso — ha detto Crespi —: nella carriera di un coach allenare a Pesaro è un fatto importante. La pressione? E' un piacere avere dei tifosi partecipi, anzi nel panorama italiano avere un rapporto con un pubblico è già eccezionale, avere fans che vengono persino in trasferta una rarità». La sua idea di pallacanestro è frizzante: «Dobbiamo vendere uno spettacolo e a me piace un basket intenso, aggressivo, che esalta la rapidità del gioco e l'atletismo. Niente tempi morti, il ritmo alto tiene vivi i giocatori e mi piace che abbiano iniziativa».
Un basket poco adatto a Beric, allora?
«Perché no? Non è nero nè esplosivo, ma ha una capacità di giocare senza palla straordinaria: questa è iniziativa e va sfruttata».
La società è apparsa rinfrancata dopo un periodo di immobilismo: «Nessuna depressione, entriamo in una dimensione nuova — spiega Zanca — ridimensionare il bilancio non vuol dire perdere entusiasmo. Crespi gli fa eco: «E poi il budget non va in campo». Tradotto in concreto significa per il nuovo coach: «Prendere elementi che abbiano la voglia di migliorarsi. Al di là dell'età, cerchiamo giocatori che non si sentono già arrivati. Idee ne abbiamo».
Intanto a Melvin Booker hanno offerto un biennale: la squadra, non italiana, partecipa all'Eurolega.
Elisabetta Ferri
PESARO — «Non c'erano più le condizioni per lavorare insieme, troppe le divergenze su diversi punti. Ma me ne vado senza polemiche: questi per me sono stati due anni importanti e anche la società ha toccato vertici mai più raggiunti dopo gli scudetti». Così Stefano Pillastrini lascia la Vuelle, transando l'ultimo anno di contratto: per il momento non ha offerte che lo interessino.
Fonte: Il Resto del Carlino