Bormio - Il futuro del basket biellese è tutto nel loro talento, ma soprattutto nella loro voglia matta di raggiungere traguardi importanti, dove il solo talento, da solo, non può arrivare, senza l'ausilio del sacrificio e dell'applicazione costante in allenamento.
Sono i giovani Allievi della Lauretana Biella, quindicenni rampanti che hanno conquistato la medaglia d'argento nella fase finale del campionato nazionale, battuti nella gara scudetto dalla selezione sarda del Santa Croce Olbia (76-64), al termine di una partita di basket che ha ridato la speranza in un futuro fatto di campionati di serie A giocati da atleti italiani ai molti addetti ai lavori giunti fino in Valtellina. Il centro turistico di Bormio ha ospitato la manifestazione che la settimana scorsa ha visto ben sedici società contendersi il tricolore 2002. Dopo essersi qualificata per la seconda fase, giungendo seconda nel girone di qualificazione alla spalle di Cantù e davanti a Ostia e Verona, la Lauretana ha poi vinto gli scontri diretti con Skipper Bologna e NCH Siena, arrivando ad una finale del tutto inedita dove hanno brillato di luce propria il rossoblu Gabriele Ganeto (35 punti) e il sardo Luigi Da Tome (24), fenomeno che già gioca in serie B2! Ma oltre ai numeri delle due stelline, punti cardine della nazionale azzurra di categoria, ha impressionato l'ordine mentale con cui le due squadre hanno affrontato la partita e i suoi diversi momenti chiave. Se i biellesi hanno patito a livello emotivo più degli avversari l'esordio su un palcoscenico così importante, hanno pure dimostrato di essere squadra, rimontando 13 punti di svantaggio, in un momento del terzo quarto in cui molti giocatori di serie A avrebbero alzato bandiera bianca. Olbia ha vinto la partita con merito, schiacciando sull'acceleratore proprio quando Biella, raggiunto il 56 pari, avrebbe potuto mettere la freccia e andare via. Trentacinque anni fa, la juniores della Libertas Biella perse per due anni consecutivi la finale nazionale: ora che il proverbio ha completato il tris, si può guardare all'anno prossimo con più serenità, comunque più dettata dalla fiducia nei propri mezzi che dalla scaramanzia.
Un euforico Marco Atripaldi, general manager di Pallacanestro Biella, dice una gran verità: "Questa è la nostra risposta a chi dice che gli italiani devono giocare per decreto legge: i giocatori italiani vanno formati e noi stiamo cercando di farlo. I ragazzi hanno fatto molti sacrifici, ma sono stati ripagati: a loro il grande merito di questo risultato storico per Pallacanestro Biella. Un grazie va anche a Luca Bechi che ha saputo plasmare una squadra, un grande gruppo su cui abbiamo costruito un progetto che ci ha subito premiati e a Stefano Robutti che ha selezionato questi ragazzi in tutto il Piemonte. Ma non dimentichiamo tutti i genitori, anche a loro dico grazie".
Si poteva vincere lo scudetto, è vero, ma se si pensa che solo nell'autunno scorso questa squadra non esisteva, il risultato ottenuto è davvero eccezionale. Coach Luca Bechi 'il grande motivatore' ha saputo dare un'identità di squadra davvero impressionante ai giovani campioni rossoblu. Sono loro il miglior 'sponsor' (Lauretana non s'offenda) su cui il presidente Alberto Savio possa contare in questo momento. Chissà che altri, di quelli veri, non si facciano avanti per assicurare a loro e a Biella un luminoso futuro nella pallacanestro nazionale.
Gabriele Pinna
LA SODDISFAZIONE DI BECHI
BORMIO - Ora, lo scudettino di Biella è parcheggiato da qualche parte a Livorno. Lo aveva preparato (pare utilizzando una forma di polistirolo) il toscanaccio Luca Bechi il giorno prima della finalissima contro Olbia, con l'intenzione di motivare ancora di più i suoi ragazzi.
La realtà, però, non è coincisa con le intenzioni: è per questo che alla fine l'allenatore degli Allievi dei miracoli, nonché vice di Alessandro Ramagli in serie A, quel pezzo di rimpianto sintetico l'ha dovuto nascondere nel baule della sua Golf. Probabilmente dopo averlo asciugato dalle mille lacrime versate sabato al palasport di Bormio, quando il vantaggio di Olbia è diventato incolmabile e la delusione di Biella ha iniziato a sgorgare da tanti occhi lucidi.
Ha pianto il fenomeno Gabriele Ganeto - 35 punti in finale e almeno due canestri da replay -, imitato da ogni suo compagno. Ha pianto il secondo allenatore Marco Ansermino, le cui pupille arrossate facevano tenerezza.
E a coach Bechi è toccato il compito più duro: spiegare al suo esercito di piccoli giganti che anche il secondo posto conta.
Di solito, è una grossa bugia. Sabato sera, è stata una grande verità: "Questi ragazzi devono essere orgogliosi per quanto sono riusciti a fare. Arrivare in finale in un campionato così duro, non è cosa da tutti i giorni. Proprio qui a Bormio avevo già vinto uno scudetto Allievi, ma nel corso degli anni il livello delle gare si è alzato in maniera incredibile: ecco perchè non ho problemi ad ammettere che la medaglia d'argento di oggi, vale più di quella d'oro di allora".
Sono i tempi che cambiano, sono 'i bimbi', come li chiama lui, che crescono. E' il futuro che avanza, "e proprio pensando al nostro domani - spiega ancora Bechi - ai miei giocatori alla fine della partita ho detto una cosa in particolare. Questa: nonostante l'esuberanza e la spensieratezza della vostra età, ricordate in ogni momento che ognuno di voi ha una spina nel cuore. Una spina che fa male, da estrarre il prossimo anno".
Esaurita la sfida vecchia, è già partita quella nuova.
Il tutto, a pochi metri dal campo in cui l'Inter stava (e sta) preparando un nuovo assalto allo scudetto del calcio. Anche i nerazzurri sono arrivati dietro, anche i nerazzurri vorranno arrivare davanti. Più o meno, come la Lauretana dei piccoli. Con una differenza sostanziale: Hector Cuper il titolo e il gruppo se li dovrà costruire giorno dopo giorno, mentre Luca Bechi li ha già pronti entrambi. Basterà crederci. E poi aprire il baule della Golf.
Alessandro Alciato
Sono i giovani Allievi della Lauretana Biella, quindicenni rampanti che hanno conquistato la medaglia d'argento nella fase finale del campionato nazionale, battuti nella gara scudetto dalla selezione sarda del Santa Croce Olbia (76-64), al termine di una partita di basket che ha ridato la speranza in un futuro fatto di campionati di serie A giocati da atleti italiani ai molti addetti ai lavori giunti fino in Valtellina. Il centro turistico di Bormio ha ospitato la manifestazione che la settimana scorsa ha visto ben sedici società contendersi il tricolore 2002. Dopo essersi qualificata per la seconda fase, giungendo seconda nel girone di qualificazione alla spalle di Cantù e davanti a Ostia e Verona, la Lauretana ha poi vinto gli scontri diretti con Skipper Bologna e NCH Siena, arrivando ad una finale del tutto inedita dove hanno brillato di luce propria il rossoblu Gabriele Ganeto (35 punti) e il sardo Luigi Da Tome (24), fenomeno che già gioca in serie B2! Ma oltre ai numeri delle due stelline, punti cardine della nazionale azzurra di categoria, ha impressionato l'ordine mentale con cui le due squadre hanno affrontato la partita e i suoi diversi momenti chiave. Se i biellesi hanno patito a livello emotivo più degli avversari l'esordio su un palcoscenico così importante, hanno pure dimostrato di essere squadra, rimontando 13 punti di svantaggio, in un momento del terzo quarto in cui molti giocatori di serie A avrebbero alzato bandiera bianca. Olbia ha vinto la partita con merito, schiacciando sull'acceleratore proprio quando Biella, raggiunto il 56 pari, avrebbe potuto mettere la freccia e andare via. Trentacinque anni fa, la juniores della Libertas Biella perse per due anni consecutivi la finale nazionale: ora che il proverbio ha completato il tris, si può guardare all'anno prossimo con più serenità, comunque più dettata dalla fiducia nei propri mezzi che dalla scaramanzia.
Un euforico Marco Atripaldi, general manager di Pallacanestro Biella, dice una gran verità: "Questa è la nostra risposta a chi dice che gli italiani devono giocare per decreto legge: i giocatori italiani vanno formati e noi stiamo cercando di farlo. I ragazzi hanno fatto molti sacrifici, ma sono stati ripagati: a loro il grande merito di questo risultato storico per Pallacanestro Biella. Un grazie va anche a Luca Bechi che ha saputo plasmare una squadra, un grande gruppo su cui abbiamo costruito un progetto che ci ha subito premiati e a Stefano Robutti che ha selezionato questi ragazzi in tutto il Piemonte. Ma non dimentichiamo tutti i genitori, anche a loro dico grazie".
Si poteva vincere lo scudetto, è vero, ma se si pensa che solo nell'autunno scorso questa squadra non esisteva, il risultato ottenuto è davvero eccezionale. Coach Luca Bechi 'il grande motivatore' ha saputo dare un'identità di squadra davvero impressionante ai giovani campioni rossoblu. Sono loro il miglior 'sponsor' (Lauretana non s'offenda) su cui il presidente Alberto Savio possa contare in questo momento. Chissà che altri, di quelli veri, non si facciano avanti per assicurare a loro e a Biella un luminoso futuro nella pallacanestro nazionale.
Gabriele Pinna
LA SODDISFAZIONE DI BECHI
BORMIO - Ora, lo scudettino di Biella è parcheggiato da qualche parte a Livorno. Lo aveva preparato (pare utilizzando una forma di polistirolo) il toscanaccio Luca Bechi il giorno prima della finalissima contro Olbia, con l'intenzione di motivare ancora di più i suoi ragazzi.
La realtà, però, non è coincisa con le intenzioni: è per questo che alla fine l'allenatore degli Allievi dei miracoli, nonché vice di Alessandro Ramagli in serie A, quel pezzo di rimpianto sintetico l'ha dovuto nascondere nel baule della sua Golf. Probabilmente dopo averlo asciugato dalle mille lacrime versate sabato al palasport di Bormio, quando il vantaggio di Olbia è diventato incolmabile e la delusione di Biella ha iniziato a sgorgare da tanti occhi lucidi.
Ha pianto il fenomeno Gabriele Ganeto - 35 punti in finale e almeno due canestri da replay -, imitato da ogni suo compagno. Ha pianto il secondo allenatore Marco Ansermino, le cui pupille arrossate facevano tenerezza.
E a coach Bechi è toccato il compito più duro: spiegare al suo esercito di piccoli giganti che anche il secondo posto conta.
Di solito, è una grossa bugia. Sabato sera, è stata una grande verità: "Questi ragazzi devono essere orgogliosi per quanto sono riusciti a fare. Arrivare in finale in un campionato così duro, non è cosa da tutti i giorni. Proprio qui a Bormio avevo già vinto uno scudetto Allievi, ma nel corso degli anni il livello delle gare si è alzato in maniera incredibile: ecco perchè non ho problemi ad ammettere che la medaglia d'argento di oggi, vale più di quella d'oro di allora".
Sono i tempi che cambiano, sono 'i bimbi', come li chiama lui, che crescono. E' il futuro che avanza, "e proprio pensando al nostro domani - spiega ancora Bechi - ai miei giocatori alla fine della partita ho detto una cosa in particolare. Questa: nonostante l'esuberanza e la spensieratezza della vostra età, ricordate in ogni momento che ognuno di voi ha una spina nel cuore. Una spina che fa male, da estrarre il prossimo anno".
Esaurita la sfida vecchia, è già partita quella nuova.
Il tutto, a pochi metri dal campo in cui l'Inter stava (e sta) preparando un nuovo assalto allo scudetto del calcio. Anche i nerazzurri sono arrivati dietro, anche i nerazzurri vorranno arrivare davanti. Più o meno, come la Lauretana dei piccoli. Con una differenza sostanziale: Hector Cuper il titolo e il gruppo se li dovrà costruire giorno dopo giorno, mentre Luca Bechi li ha già pronti entrambi. Basterà crederci. E poi aprire il baule della Golf.
Alessandro Alciato