Ironico, anche spiritoso, il sorriso frequente (rarità per lui...) di chi si sente davvero felice dentro, e soprattutto parecchia umiltà, dote specifica dei grandi. L'impatto di Ettore Messina con Treviso non è una primizia, ma lo è da allenatore della Benetton, e ieri è stato come meglio non poteva essere: l'impressione è che questo sia un matrimonio tutt'altro che di interesse, la scintilla è già scoccata e dovrebbe riservare in futuro frutti pregiati, altri successi, che poi è lo stesso obiettivo di entrambi, abituati a vincere. Mai vista tanta gente a una presentazione in Ghirada.
Forse solo a quella famosa volta di Kukoc. E poi, ammettiamolo: chi avrebbe pensato (il diretto interessato per primo) di vedere Giorgio Buzzavo con un sorriso a 32 denti stringere la mano, da vecchio amico, ad Ettore Messina con la sciarpa biancoverde al collo? Ci vorrà del tempo, prima di riprenderci dallo choc...
«Già - scherza il presidente - dopo tutto ciò che in questi anni gli ho gridato... Ettore è l'ennesimo nostro grande coach, ci porterà la sua esperienza, grinta e la tipica "cattiveria". Spero vivamente che da noi possa continuare a far bene come è avvenuto finora. Gli faccio un augurio, che non cambi le sue convinzioni e che venga qui in tutta serenità».
Che l'arrivo di un coach di siffatta portata rappresenti una polizza per il futuro, visto il quadriennale che ha firmato, lo sostiene anche il pigì Maurizio Gherardini. «La volontà era di fare il possibile per avere il meglio, ci siamo riusciti. E' un investimento che volevamo effettuare già in passato (1997, quando D'Antoni se ne andò per la prima volta, poi arrivò Obradovic, ndr), quest'anno sono maturate le condizioni e non ci siamo fatti trovare impreparati. Credo che Messina sia il miglior coach non solo per noi ma per l'Europa, è il nostro segnale per far capire che vogliamo guardare avanti e sono convinto che faremo parecchia strada assieme. Ettore potrebbe diventare per noi quasi un allenatore da college».
Al coach, che da Bologna si porterà come assistant Lele Molin (già 14 stagioni trevigiane alle spalle) e ritroverà nello stesso ruolo anche Renato Pasquali, ieri brillavano gli occhi. «La mia fortuna è che, dopo una stagione come l'ultima, la Benetton abbia pensato a me per sostituire Mike D'Antoni. Io capisco di essere stato per tanti anni un vostro avversario, ma i miei principi sono anche la lealtà ed il rispetto per chi mi sta al fianco. So che dovrò conquistarmi credibilità a suon di risultati, ed in tal senso posso garantire il massimo impegno, al 101 per cento».
Farà giocare la Benetton come la Kinder? «Sfatiamo un luogo comune. Non mi sembra che le gare della mia Virtus finissero 51-50, né che il mio gioco sia troppo organizzato e neppure che quello della Benetton sia l'esatto contrario. Dicevano che io non avrei mai potuto allenare gente come Ginobili, Jaric, invece... A Treviso, in una squadra che mi ricorda la mia prima Knorr, quella con Richardson e Brunamonti, vorrei mantenere la facilità di far canestro e l'aggressività mentale d'attacco, consolidando l'atteggamento difensivo visto nei playoff. E ringrazio Buzzavo dell'augurio di non cambiare la mia filosofia».
Capitolo chiuso, quello con la Virtus? «Mi sono dimesso, poi ho chiesto ad un avvocato di seguire la faccenda. Per chiudere bene una storia bisogna essere in due, ma tutto questo non deve rappresentare un problema nei miei rapporti con la mia nuova società. Ad ogni modo, oggi è il mio primo giorno ufficiale a Treviso e, scusate, lo vorrei dedicare interamente alla Benetton».
Forse solo a quella famosa volta di Kukoc. E poi, ammettiamolo: chi avrebbe pensato (il diretto interessato per primo) di vedere Giorgio Buzzavo con un sorriso a 32 denti stringere la mano, da vecchio amico, ad Ettore Messina con la sciarpa biancoverde al collo? Ci vorrà del tempo, prima di riprenderci dallo choc...
«Già - scherza il presidente - dopo tutto ciò che in questi anni gli ho gridato... Ettore è l'ennesimo nostro grande coach, ci porterà la sua esperienza, grinta e la tipica "cattiveria". Spero vivamente che da noi possa continuare a far bene come è avvenuto finora. Gli faccio un augurio, che non cambi le sue convinzioni e che venga qui in tutta serenità».
Che l'arrivo di un coach di siffatta portata rappresenti una polizza per il futuro, visto il quadriennale che ha firmato, lo sostiene anche il pigì Maurizio Gherardini. «La volontà era di fare il possibile per avere il meglio, ci siamo riusciti. E' un investimento che volevamo effettuare già in passato (1997, quando D'Antoni se ne andò per la prima volta, poi arrivò Obradovic, ndr), quest'anno sono maturate le condizioni e non ci siamo fatti trovare impreparati. Credo che Messina sia il miglior coach non solo per noi ma per l'Europa, è il nostro segnale per far capire che vogliamo guardare avanti e sono convinto che faremo parecchia strada assieme. Ettore potrebbe diventare per noi quasi un allenatore da college».
Al coach, che da Bologna si porterà come assistant Lele Molin (già 14 stagioni trevigiane alle spalle) e ritroverà nello stesso ruolo anche Renato Pasquali, ieri brillavano gli occhi. «La mia fortuna è che, dopo una stagione come l'ultima, la Benetton abbia pensato a me per sostituire Mike D'Antoni. Io capisco di essere stato per tanti anni un vostro avversario, ma i miei principi sono anche la lealtà ed il rispetto per chi mi sta al fianco. So che dovrò conquistarmi credibilità a suon di risultati, ed in tal senso posso garantire il massimo impegno, al 101 per cento».
Farà giocare la Benetton come la Kinder? «Sfatiamo un luogo comune. Non mi sembra che le gare della mia Virtus finissero 51-50, né che il mio gioco sia troppo organizzato e neppure che quello della Benetton sia l'esatto contrario. Dicevano che io non avrei mai potuto allenare gente come Ginobili, Jaric, invece... A Treviso, in una squadra che mi ricorda la mia prima Knorr, quella con Richardson e Brunamonti, vorrei mantenere la facilità di far canestro e l'aggressività mentale d'attacco, consolidando l'atteggamento difensivo visto nei playoff. E ringrazio Buzzavo dell'augurio di non cambiare la mia filosofia».
Capitolo chiuso, quello con la Virtus? «Mi sono dimesso, poi ho chiesto ad un avvocato di seguire la faccenda. Per chiudere bene una storia bisogna essere in due, ma tutto questo non deve rappresentare un problema nei miei rapporti con la mia nuova società. Ad ogni modo, oggi è il mio primo giorno ufficiale a Treviso e, scusate, lo vorrei dedicare interamente alla Benetton».
