FABRIANO — Era un caldo pomeriggio di giugno del 95 quando Antonio Ninno, in compagnia del fratello Stefano, disse sì a ricevere il testimone da Giuliano Ceresani e a «salvare» il basket fabrianese a un passo dalla scomparsa. Sette anni e un mese dopo, l'uomo immagine della pallacanestro cartaia dice basta. Nella tarda serata di martedì ha maturato l'idea di dimettersi e ieri l'ha ufficialmente comunicato alla società. Ora sarà il Consiglio di amministrazione a pronunciarsi sul «passamano» del vice presidente, ma la sua scelta stavolta sembra proprio irrevocabile.
«Non ho tempo». E' successo tutto così in fretta e senza preavviso che è perfino difficile spiegarlo. C'è chi dice che l'«immobilismo» palesato dalla società negli ultimi due mesi di «nulla», se non di continui affanni economici, l'abbia portato a lasciare e che la «scintilla» sia scoccata con i «tergiversamenti» sull'individuazione di giemme e tecnico per i quali, invece, lo stesso Ninno (puntando su Perulli e Ciaboco) aveva le idee chiare. «Non ci sono frizioni con la dirigenza», ci tiene, però, a puntualizzare Ninno. «E' una decisione arrivata al termine di una valutazione personale. Ormai il lavoro mi porta via sempre più tempo (è da poco rientrato in città dalla trasferta in Oriente, ndr), non ho più la possibilità di seguire da vicino la società e la squadra. E quindi mi sembra giusto dirlo apertamente e con franchezza».
«Coscienza pulita». Tre anni come presidente, due come vice con Galassi sulla poltrona, altri due come partner della gestione Biondi, prima come sponsor tramite l'Edilninno, poi in qualità di vice presidente. Tanti ricordi, tantissimo impegno (anche economico), infinita passione che — comunque la si pensi sul suo conto — nessuno potrà mai negare. Ma è possibile che non ci sia qualche sassolino da togliere? «Forse adesso — aggiunge lui — qualcuno della stampa sarà soddisfatto, visto che aveva invocato la mia uscita di scena. Io, comunque, lascio con la coscienza a posto per averci sempre messo tanta dedizione. Sono il primo a riconoscere che, come tutti, avrò anche commesso qualche errore, ma i giudizi, per carità, saranno gli altri a fornirli».
«Aiutate il basket». Pure nel giorno del suo canto del cigno e di un voluminoso album che si ripiega, Ninno ha comunque un pensiero rivolto al futuro. «Sapete benissimo del momento difficile che sta vivendo il Fabriano basket», passa e chiude Ninno. «Spiace a tutti, ma, purtroppo, è il segnale che le forze economiche della città proprio non riescono a proporsi con decisione per avvicinarsi a questa società. Mi auguro di cuore che qualcuno intervenga concretamente perchè il basket a Fabriano è un vero patrimonio pubblico».
Anche perchè, dopo aver perso un tassello così pesante, adesso come non mai la società rischia di precipitare.
Alessandro Di Marco
«Non ho tempo». E' successo tutto così in fretta e senza preavviso che è perfino difficile spiegarlo. C'è chi dice che l'«immobilismo» palesato dalla società negli ultimi due mesi di «nulla», se non di continui affanni economici, l'abbia portato a lasciare e che la «scintilla» sia scoccata con i «tergiversamenti» sull'individuazione di giemme e tecnico per i quali, invece, lo stesso Ninno (puntando su Perulli e Ciaboco) aveva le idee chiare. «Non ci sono frizioni con la dirigenza», ci tiene, però, a puntualizzare Ninno. «E' una decisione arrivata al termine di una valutazione personale. Ormai il lavoro mi porta via sempre più tempo (è da poco rientrato in città dalla trasferta in Oriente, ndr), non ho più la possibilità di seguire da vicino la società e la squadra. E quindi mi sembra giusto dirlo apertamente e con franchezza».
«Coscienza pulita». Tre anni come presidente, due come vice con Galassi sulla poltrona, altri due come partner della gestione Biondi, prima come sponsor tramite l'Edilninno, poi in qualità di vice presidente. Tanti ricordi, tantissimo impegno (anche economico), infinita passione che — comunque la si pensi sul suo conto — nessuno potrà mai negare. Ma è possibile che non ci sia qualche sassolino da togliere? «Forse adesso — aggiunge lui — qualcuno della stampa sarà soddisfatto, visto che aveva invocato la mia uscita di scena. Io, comunque, lascio con la coscienza a posto per averci sempre messo tanta dedizione. Sono il primo a riconoscere che, come tutti, avrò anche commesso qualche errore, ma i giudizi, per carità, saranno gli altri a fornirli».
«Aiutate il basket». Pure nel giorno del suo canto del cigno e di un voluminoso album che si ripiega, Ninno ha comunque un pensiero rivolto al futuro. «Sapete benissimo del momento difficile che sta vivendo il Fabriano basket», passa e chiude Ninno. «Spiace a tutti, ma, purtroppo, è il segnale che le forze economiche della città proprio non riescono a proporsi con decisione per avvicinarsi a questa società. Mi auguro di cuore che qualcuno intervenga concretamente perchè il basket a Fabriano è un vero patrimonio pubblico».
Anche perchè, dopo aver perso un tassello così pesante, adesso come non mai la società rischia di precipitare.
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino