FABRIANO — «Vedrete, Antonio Ninno tornerà in società. Ci sono tutte le possibilità perché si riprenda il suo posto da dirigente». Alle otto e mezzo di ieri sera, la riunione del Consiglio di amministrazione, incentrata anche sulla questione economica, non si era ancora conclusa. Ma il vice presidente Mattia D'Ovidio lancia un messaggio piuttosto chiaro. «Ninno adesso è a Londra», spiega lui. «Comunque ci ho parlato giusto un quarto d'ora addietro. Per lunedì sera abbiamo già fissato un appuntamento a cena e sono fiducioso che lo convinceremo a tornare indietro dal suo intento di passare la mano».
«Carmenati favorito». Ma dal Cda esce un'altra certezza: Fabriano fa la corte a Roberto Carmenati. «Direi proprio che adesso come adesso è lui il grande 'favorito' per occupare la nostra panchina». Dunque una telefonata è già in cantiere: tra oggi e domani il cellulare dell'«americanologo» forse trillerà, perché al Fabriano basket sembrano aver scelto proprio lui in qualità di figura a cui consegnare le chiavi del futuro tecnico del glorioso team biancazzurro.
«Che pubblico!». A Roberto l'idea di riprendersi il timone biancoblù – già guidato per una stagione e mezza durante l'era Ceresani – non può certo dispiacere. E' nato qui, è cresciuto come allenatore sempre in città, ogni volta che è libero da impegni professionali non può fare a meno di tornare da queste parti. Insomma, un «fabrianese dentro» a cui stuzzica non poco la rincorsa verso il ruolo di profeta in patria. «Non posso nascondere che Fabriano per me sarebbe una piazza appetibile», risponde con la consueta franchezza al cellulare da Los Angeles. «Certo, conta anche il 'legame' affettivo con la mia città, ma in generale in tanti sarebbero stimolati a lavorare in un ambiente che proprio negli ultimi anni ha riscoperto l'enorme passione collettiva per il basket. Un pubblico così, onestamente, ce l'hanno in pochi».
«Parliamone…». Lui, come al solito, non intende proprio autocandidarsi, ma lascia intendere che quei «rancori» di vecchia data con alcuni personaggi della società rappresentano acqua passata e quindi un ostacolo superabile. «Per adesso sono qui in California a completare la mia esperienza di primavera-estate in America», spiega lui. «In ogni caso via internet non è difficile informarsi di cosa succede in Italia. Certo che seguo anche quanto sta accadendo a Fabriano e, innanzitutto da concittadino, mi auguro che vengano risolte le questioni legate all'iscrizione. Se mi chiamano? L'ho già detto, non posso che essere disponibile a parlarne, anche perché mi sento pronto per la mia prima panchina di massima serie italiana…». Intanto… se la spassa oltreoceano. Prima si è tolto lo sfizio di vincere la Usbl come vice di Kareem Abdul Jabbar con gli Oklahoma Storm e da qualche giorno si è trasferito a Los Angeles per la Summer league, dove collabora con il team allenato da Joe Bryant, il papà del già grandissimo Kobe.
Alessandro Di Marco
«Carmenati favorito». Ma dal Cda esce un'altra certezza: Fabriano fa la corte a Roberto Carmenati. «Direi proprio che adesso come adesso è lui il grande 'favorito' per occupare la nostra panchina». Dunque una telefonata è già in cantiere: tra oggi e domani il cellulare dell'«americanologo» forse trillerà, perché al Fabriano basket sembrano aver scelto proprio lui in qualità di figura a cui consegnare le chiavi del futuro tecnico del glorioso team biancazzurro.
«Che pubblico!». A Roberto l'idea di riprendersi il timone biancoblù – già guidato per una stagione e mezza durante l'era Ceresani – non può certo dispiacere. E' nato qui, è cresciuto come allenatore sempre in città, ogni volta che è libero da impegni professionali non può fare a meno di tornare da queste parti. Insomma, un «fabrianese dentro» a cui stuzzica non poco la rincorsa verso il ruolo di profeta in patria. «Non posso nascondere che Fabriano per me sarebbe una piazza appetibile», risponde con la consueta franchezza al cellulare da Los Angeles. «Certo, conta anche il 'legame' affettivo con la mia città, ma in generale in tanti sarebbero stimolati a lavorare in un ambiente che proprio negli ultimi anni ha riscoperto l'enorme passione collettiva per il basket. Un pubblico così, onestamente, ce l'hanno in pochi».
«Parliamone…». Lui, come al solito, non intende proprio autocandidarsi, ma lascia intendere che quei «rancori» di vecchia data con alcuni personaggi della società rappresentano acqua passata e quindi un ostacolo superabile. «Per adesso sono qui in California a completare la mia esperienza di primavera-estate in America», spiega lui. «In ogni caso via internet non è difficile informarsi di cosa succede in Italia. Certo che seguo anche quanto sta accadendo a Fabriano e, innanzitutto da concittadino, mi auguro che vengano risolte le questioni legate all'iscrizione. Se mi chiamano? L'ho già detto, non posso che essere disponibile a parlarne, anche perché mi sento pronto per la mia prima panchina di massima serie italiana…». Intanto… se la spassa oltreoceano. Prima si è tolto lo sfizio di vincere la Usbl come vice di Kareem Abdul Jabbar con gli Oklahoma Storm e da qualche giorno si è trasferito a Los Angeles per la Summer league, dove collabora con il team allenato da Joe Bryant, il papà del già grandissimo Kobe.
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino