PESARO – Tanto tuonò che piovve. Con l’addio a Melvin Booker lo spettro del ridimensionamento si è materializzato nel modo più cruento. Siamo entrati in una “terra di nessuno" che assomiglia a un campo minato. La vecchia Scavolini è finita e un’altra tutta nuova è in cantiere. Si volta pagina. Anche Maggioli prepara i bagagli, mentre Tusek è adesso solo “uno dei nomi possibili", come dice Marco Crespi, l’ingegnere del cantiere biancorosso. Elmetto in testa, squadra e matita in mano e sguardo sicuro sul grafico del nuovo edificio. «Il progetto ce l’ho – esclama con piglio deciso – ma ancora non lo rivelo, anche perché è un progetto aperto, aperto alle mille possibilità che il mercato può offrire». Avete deciso se puntare dritti su Pecile come play titolare? «Andrea avrà di sicuro una maggiore responsabilità». Che vuol dire? «Che se vuole crescere non potrà più limitarsi ad essere un giocatore di rottura» (la stessa cosa che diceva Pilla, che lo utilizzava spesso per le rimonte disperate e impossibili). Più responsabilità vuol dire più spazio o un posto nel quintetto-base? «Vuol dire... più responsabilità». Pare di capire, ma la deduzione è nostra: vediamo se si trova un buon americano come play oppure come guardia tiratrice...
Considera Beric una guardia o un’ala piccola? «Che differenza c’è? Io voglio esterni universali, meglio ancora se sappiano coprire i tre ruoli (play compreso). Beric è un esterno». E i lunghi? Se Maggioli vuole andarsene e Tusek è declassato al livello delle altre ipotesi di mercato... «Bisognerà vedere quanti extracomunitari potremo prendere, perché il famoso tetto del “5+1" potrebbe essere rivisto, con criteri più restrittivi». Con i nuovi innesti pensa di coprire il ruolo di pivot o quello di ala forte? «E perché non tutti e due?». Vi piace davvero tanto l’universitario americano, Udonis Haslem? «I giocatori che ci interessano non ve li dico. Sarebbe poco serio anche se voi volete fare lo scoop e la gente non vede l’ora di saperli» (la seconda che hai detto...). E Lacey? «Intanto sia chiaro che non rientra nel “5+1" perché ha un passaporto europeo». Irlandese, certo. Lui arriva di sicuro, no? «Può darsi ma io non c’entro: la Scavolini gli sta dietro già da due mesi». Preferite orientarvi su giocatori giovani oppure su esperti veterani (è libero ad esempio il play 32enne Robert Pack, dieci stagioni NBA alle spalle, 9 punti a partita a Dallas e 7 a Denver)? «L’essenziale – conclude Marco Crespi con la carica di energia che lo contraddistingue, nonostante l’abile diplomazia di cui ha fatto sfoggio in questa intervista – è che abbiano forti motivazioni ed una grande voglia di crescere». E’ questo, non c’è dubbio, il nuovo verbo biancorosso.
Giancarlo Iacchini
Considera Beric una guardia o un’ala piccola? «Che differenza c’è? Io voglio esterni universali, meglio ancora se sappiano coprire i tre ruoli (play compreso). Beric è un esterno». E i lunghi? Se Maggioli vuole andarsene e Tusek è declassato al livello delle altre ipotesi di mercato... «Bisognerà vedere quanti extracomunitari potremo prendere, perché il famoso tetto del “5+1" potrebbe essere rivisto, con criteri più restrittivi». Con i nuovi innesti pensa di coprire il ruolo di pivot o quello di ala forte? «E perché non tutti e due?». Vi piace davvero tanto l’universitario americano, Udonis Haslem? «I giocatori che ci interessano non ve li dico. Sarebbe poco serio anche se voi volete fare lo scoop e la gente non vede l’ora di saperli» (la seconda che hai detto...). E Lacey? «Intanto sia chiaro che non rientra nel “5+1" perché ha un passaporto europeo». Irlandese, certo. Lui arriva di sicuro, no? «Può darsi ma io non c’entro: la Scavolini gli sta dietro già da due mesi». Preferite orientarvi su giocatori giovani oppure su esperti veterani (è libero ad esempio il play 32enne Robert Pack, dieci stagioni NBA alle spalle, 9 punti a partita a Dallas e 7 a Denver)? «L’essenziale – conclude Marco Crespi con la carica di energia che lo contraddistingue, nonostante l’abile diplomazia di cui ha fatto sfoggio in questa intervista – è che abbiano forti motivazioni ed una grande voglia di crescere». E’ questo, non c’è dubbio, il nuovo verbo biancorosso.
Giancarlo Iacchini