PESARO - Liberi tutti di imputare alla dirigenza di Via Paterni anche la “rinuncia" a Melvin Booker, che tutta la tifoseria biancorossa aveva cercato di scongiurare attraverso appelli, lettere e pronunciamenti vari. Ma siamo onesti: il milione e mezzo di dollari sborsato dall’Ulker non poteva essere “pareggiato" da nessuna società finanziariamente e moralmente responsabile. L’esorbitante valutazione del 30enne folletto di Pascagoula è però anche la miglior risposta a quanti, a Pesaro, ne avevano messo in dubbio le qualità di giocatore “vincente", perché anche questi non sono mancati. Non sono bastati i tanti canestri decisivi allo scadere per convincere tutti sulla grandezza del “Bucaniere", come non sono bastate tre stagioni eccellenti (dal ’99 al 2002, dopo le quattro gare d’esordio nell’annata ’97-98 seguite dall’ottimo campionato disputato a Milano). Tre stagioni a cavallo del cambio di secolo, per laureare Melvin uno dei migliori playmaker mai sbarcati nella città di Rossini. 1890 punti segnati (Coppe escluse), con una media totale di 16,4 a partita, lievitata fino a 17,3 proprio quest’anno. Una percentuale da due in continua crescita: 51 il primo anno, 57 il secondo, 59 il terzo. Una media da tre punti stabilmente sopra il 30%. La continuità di 2,2 recuperi per gara. L’altruismo di 2,5 assist. Una valutazione anche questa in ascensore: 15,8, poi 16,4 ed infine, nell’ultima stagione biancorossa, 16,9. Ma soprattutto una intelligenza cestistica fuori dal comune, la capacità di giocare davvero per la squadra mettendo tutti i compagni nelle migliori condizioni per esprimersi ed essere valorizzati. E che dire dell’attaccamento viscerale alla “sua" Pesaro? Della caparbia, infaticabile volontà di vincere qualcosa per questo pubblico che in fondo lo adorava (incontentabili a parte)? La Pesaro cestistica non dimenticherà mai il “Capitano", così come serba gelosamente la memoria dei suoi campioni storici!
G.Iac.
G.Iac.